Capitolo diciotto.

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È lunedì, il primo giorno di questa settimana. Il giorno peggiore per tutti, no?

Invece io oggi mi sento come rinata, come se la vita mi avesse messo davanti ad un'altra possibilità, una in cui Damon Cooper non esiste nella mia vita.

Arrivo a scuola in ritardo e, quando entro a lezione, mi sforzo il più possibile per sorridere e per non guardare Damon, ma non ci riesco.

Il mio sguardo ricade sul suo viso, che è fisso sul mio.

Ma lui non deve vedermi triste, lui non deve vedermi ferita. Lui deve vedermi felice, nonostante ciò che ha fatto.

Abbozzo un sorriso, che lui non ricambia ma si acciglia, e mi siedo accanto a Molly.

«Scusi professor Tokyo, per il ritardo.»

«Buongiorno Jones, non si preoccupi, è la prima volta che fa un ritardo. E ora iniziamo questa lezione.»

«Come stai?» Mi sussurra Molly all'orecchio, senza farsi beccare dal professore.

«Bene, va tutto benissimo.»

Si acciglia. «Sicura?»

«Sto benissimo, Molly», ripeto. «Ora fammi sentire la lezione, altrimenti resterò indietro con il programma.»

Finita la lezione, ci dirigiamo in mensa. Come è sempre stato, il nostro tavolo è di fronte a quello dei Cooper, ma stranamente oggi, il loro, non è circondato da ragazze che sorridono e poi piangono.

«Oggi ci siete tutte agli allenamenti?» Chiedo alle ragazze, così da distrarmi per non prestare attenzione a Damon.

«Certo, dobbiamo impegnarci per la partita di domani!»

«Oh no.» Me ne ero proprio dimenticata. Mi porto le mani sulla fronte. «Merda.»

«Tu ci sarai, vero, Ronnie?» Chiede Betty. «Sai che non ce la possiamo fare senza di te.»

Annuisco. «Certo, ci sarò.» Sorrido.

Schivo qualche sguardo di Damon. Non mi stupisco che non sia venuto a parlarmi. Per quanto possa essere stato dolce e per quanto mi sia piaciuto averlo accanto, anche se per poco, lui rimane sempre Damon Cooper. E Damon Cooper non fa per me.

Per un po' ho creduto che fosse diverso da quello che tutti dicono, che fosse buono...che gli piacessi. Ho anche creduto che potesse innamorarsi, che avrei potuto aiutarlo a cambiare in meglio. Ma mi sbagliavo, mi sbagliavo di grosso.

Solo quando iniziamo l'allenamento mi rendo conto di doverlo vedere per ancora qualche ora. La star del football che si esibisce davanti a noi, e tutte le ragazze che gli sbavano dietro.

«Come procede la nostra vendetta, Ronnie?» Chiede Vanessa.

«Non procede», rispondo secca. «Ho chiuso con tutto quello che ha qualcosa a che fare con i Cooper.»

«Però sono proprio belli, come fanno ad essere così?» Chiede Tiffani.

Sbuffo e guardo il soffitto, esasperata.

«Si, sono bellissimi. Peccato il loro caratteraccio», dice Gioia.

«Iniziamo, per favore? I Cooper non sono la mia priorità al momento», dico.

«Un tempo Damon lo era, no, Ronnie?» Incrocia le braccia al petto, Tiffani.

Faccio un passo verso di lei. La rabbia si sta diffondendo nel mio corpo. «Si, lo era. Ora puoi benissimo andartene a fanculo.» Sorrido beffarda.

«Ronnie!» Grida Molly. Si avvicina a me e mi sussurra all'orecchio: «Che ti prende?»

«Iniziamo questo allenamento del cazzo. Vai, piramide.» Batto le mani.

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