Capitolo quattordici.

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È passata un'altra settimana dal discorso tragico di mia madre. Da quel momento io e lei ci siamo avvinate molto.

Provo pena per quella ragazza costretta a lasciar andare l'amore della sua vita.

In questa settimana io e Damon non ci siamo più sentiti né visti. Ma sono convinta che sia meglio così. Io e lui non ci facciamo bene quando siamo insieme, e di sicuro non fa bene a me.

Stasera ho l'appuntamento con Tom. Sono le otto, fra un'ora verrà a prendermi.

Mi metto un vestito nero che mi fascia bene il corpo e mi arriva appena sotto la coscia, poi delle scarpe nere con il tacco dieci. Mi trucco con un po' di mascara, matita e rossetto, poi mi faccio una coda alta.

Scendo e, in anticipo, la sua macchina parcheggia nel vialetto di casa mia. Salgo e mi allaccio la cintura.

«Ehi.» Il suo sguardo si fa strada su di me. Ma appena mi rendo conto degli occhi che mi stanno osservando, sento una strana sensazione. Lui non è Damon. Lui non ha i suoi stessi occhi blu...

Scuoto la testa e cerco di concentrarmi sul ragazzo bellissimo che ho di fianco.

Indossa uno smoking nero, sta benissimo.

«Ehi», rispondo.

«Sei bellissima, Veronica.»

«Grazie.» Ridacchio. «Ma, ti prego, chiamami Ronnie. Le persone mi chiamano Veronica quando sono arrabbiate.»

«Oh.» Sorride. Ha un bel sorriso. «Allora, ti porto in un bel ristorante, va bene?»

«Certo.»

Accende la radio. Questa musica non è fastidiosa come quella che ascolta Damon, e non mi viene voglia di spegnerla.

Arriviamo al ristorante in pochi minuti. È così vicino a casa mia, eppure non ci sono mai stata. È un ristorante a cinque stelle. Ha le pareti dorate, i tavoli sono ben disposti e ben apparecchiati, il clima è rilassante e la musica pure.

Una cameriera ci scorta al nostro tavolo, ci porge i menù.

«Che cosa ordini tu?» Mi chiede.

«Filetto. Amo il filetto.»

«Okay, allora siamo pronti.» Chiama la cameriera. «Due filetti e una bottiglia di vino. Ti piace il vino?» Si rivolge a me.

«Si.»

«Fra poco arriveranno le vostre ordinazioni. Buona cena», dice la cameriera e se ne va.

«Allora, parlami di te, Ronnie», intima Tom.

Alzo gli occhi al cielo. «Ho diciotto anni, faccio la cheerleader, e non so che dirti.» Rido.

«Io ho ventuno anni, ho finito la scuola un anno fa e adesso faccio il barman.»

Arrivano le nostre ordinazioni ed iniziamo a mangiare.

È una brava persona, ma mi accorgo che tra di noi non c'è molto feeling. Ci sono dei momenti di silenzio imbarazzante.

«Guarda che belle le luci.» Indica fuori dalla finestra, accanto a dove siamo seduti.

Guardo di fuori. Le luci sono bellissime e colorate, ma appena abbasso lo sguardo vedo Damon seduto sulla panchina. Posso vedergli benissimo il viso: gli occhi iniettati di sangue, il sorriso spento.

Torna fuori quell'istinto: aiutarlo.

«Io...io devo andare, Tom. Mi dispiace ma...»

«Che significa che devi andare? Abbiamo appena iniziato a mangiare», m'interrompe.

«Vedi quel ragazzo laggiù?» Indico Damon. «E' un mio amico, e in questo momento sarà sballato e crollerà a terra fra pochissimo. Non posso lasciarlo così, lo capisci?»

«Oh, certo, lo capisco. Scusami se ho pensato male. Vengo ad aiutarti. Pago il conto e arrivo.» Il suo tono è protettivo, adorabile.

«Grazie, grazie di tutto e scusami.»

Corro di fuori e mi posiziono di fronte a lui.

Gli è cresciuta la barba, ora è più folta.

Sono di fronte a lui, ma è come se non mi vedesse.

«Damon.» Lo chiamo.

«Ronnie, tanto sto sognando.» Scoppia in una risata. «Ti sogno sempre.»

Il mio cuore perde un battito.

«Damon, andiamo a casa.»

«No, tanto sei solo un cazzo di sogno», biascica.

«Sono qui, sono di fronte a te. Non è un sogno, Damon.» Gli prendo la mano e me la poso sul ventre. «Sono qui, mi senti?»

Sgrana gli occhi. «Ti sento.»

«Possiamo andare a casa?» Chiedo dolcemente.

«Scusa se ti ho mandata via, Ronnie. Sono un disastro.»

«Andiamo. Ne parliamo a casa.»

«Che succede?» Tom si precipita davanti a noi.

«Chi è questo?», grida Damon. «Il tuo nuovo ragazzo?»

«Damon, ti prego, andiamo a casa», continuo.

«Lui è il tuo ex, Ronnie?» Chiede Tom.

«No, è solo un amico. Scusami, Tom, devo portarlo a casa.»

«Okay, vuoi che ti accompagni?»

«Damon, hai la macchina?» Gli chiedo.

Annuisce.

«Vado con la sua auto. Grazie di tutto, spero che possiamo vederci di nuovo.»

«Certamente», risponde.

Damon si alza, a tratti barcolla, ma arriviamo fino alla sua auto. Mi porge le chiavi, senza storie, e sale.

Il viaggio si svolge in silenzio. Arriviamo a casa mia, dove non c'è nessuno. I miei sono fuori tutto il fine settimana per lavoro, e Mike dorme da Vanessa.

Si sdraia sul mio letto.

«Dormi con me, Ronnie», mormora.

«Perché ti sei ubriacato, o sballato?» Mi siedo sul bordo del mio letto.

«Pensavo che mi aiutasse a smettere di pensarti», ammette.

Amo questo Damon Cooper ubriaco.

Il mio cuore si scioglie, insieme al mio corpo. Ma so che non posso credergli; è ubriaco e domani si scorderà tutto, e mi tratterà di nuovo male. Ma ora, voglio godermi questo ragazzo ubriaco che si tuffa nel mio cuore.

«Sei tu che non volevi più sentirmi, ricordi?»

«Sono un coglione», biascica. «Dai, vieni qui.» Allarga le braccia, ed io mi ci getto dentro.

Mi stringe al suo corpo e appoggia il mento sulla mia testa. «Odio il fatto che sei uscita con questo vestito.»

«Perché?» Sussurro, perché non riesco a tirare fuori la voce in questo momento.

«Perché mi fai impazzire.»

Mi volto e lo guardo negli occhi. I nostri visi sono così vicini che i nostri nasi si sfiorano. La sua mano scivola sul mio fianco e lo strizza leggermente. Poi la sua mano mi prende l'orlo del vestito e lo tira su per le cosce, fino a quando anche il mio fianco viene scoperto. I suoi occhi passano dai miei, alle mie labbra, e alle mie parti scoperte. Tutto questo mentre io brucio sotto il suo sguardo.

È così dannatamente bello che mi manda fuori di testa.

Le sue dita scorrono rapide sulla mia coscia, andando fino al fianco, poi di nuovo indietro.

«Che-che vuoi fare?» Balbetto.

«Ci sono tantissime cose che vorrei farti», sussurra. «Tu cosa vuoi che faccia?»

«Voglio che tu mi baci», dico con foga. Lo voglio più di quanto voglio il mio prossimo respiro.

Si morde il labbro, poi se le lecca. Sorride beffardo.

La luce che hai negli occhiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora