Chapter Twenty

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" Rossa, sei tu. Lo so. "

Lo guardo mentre si avvicina al mio corpo, fissandomi, cercando di capire se ciò che sta guardando sia reale, non credendo, forse, alla mia presenza. Socchiudo gli occhi, lasciandomi privare degli occhiali, osservandolo, incantata, non curandomi di dove li ripone, per poi portare le mani sul mio viso, asciugandolo con i dorsi, ricomponendomi con fatica.

" Cosa vuoi? "

" Perché sei qui? "

Dio, la sua voce!
Mi era mancata.
Ma, adesso, cosa gli dico?
Inumidisco le mie labbra con la punta della lingua, continuando a fissare i suoi occhi, componendo mentalmente qualche frase da poter pronunciare.

" Sono qui.. sono qui per sbaglio. "

" Sbaglio? Non mi sembrava. Ti hanno portata per sbaglio le tue gambe, qui? "

Distolgo lo sguardo dal suo, notandolo più vicino al mio corpo, indietreggiando di poco, avvertendo il muro alle mie spalle, poggiandomi debolmente con esse alla parete, per poi sbuffare.

" Va bene, io vivo qui. Sono venuta solo perché mi piacciono alcune canzoni del vostro nuovo album. "

" Vivi qui, a Dublino? "

" Sì. "

Silenzio.
Mantengo il capo chino in avanti, evitando il suo sguardo, per poi osservare le sue mani raggiungere il mio viso, prendendolo fra esse, avvicinandosi alle mie labbra con lentezza, quasi impaurito dalla mia reazione.

" Ti ho cercata ovunque. Ho perlustrato tutta Londra, le città vicine e quelle in cui hai lavorato, ho chiesto all'unica casa di moda che conosco e mi hanno riferito che non volevi farti trovare. Dio, ma, ora, sei qui! "

Lo guardo negli occhi, notando i suoi leggermente lucidi, per poi posare le mani sul suo petto, spingendolo con debolezza.

'' Non significa nulla. Io non ti ho perdonato. Io.. sono impegnata. ''

Ma che razza di deficente sono?
Lo guardo irrigidirsi, allontanandosi dal mio corpo, quasi ferito.
Non mi importa, lui ha giocato con me.

'' E allora, perché piangevi prima? ''

Mi domanda con freddezza, guardandomi negli occhi, cercando di capire se ciò che dico è finzione o realtà. Distolgo lo sguardo dal suo, avvicinandomi al lavandino, prendendo un po' di sapone liquido, lavandomi le mani sotto il getto d'acqua, asciugandole, poi, con della carta, arrossendo.

'' Non piangevo. ''

'' E' una cazzata come il fatto che tu sia impegnata. ''

'' Chiama Aeron e chiediglielo. ''

Sussurro decisa, per poi pentirmi quando vedo la rabbia impadronirsi di lui, fissandomi con delusione, osservandolo mentre concentra il suo sguardo altrove, ignorandomi per vari minuti, per poi posarsi con le natiche al ripiano in marmo vicino al lavandino.

" Aeron. "

" Qualcosa in contrario? "

" Tutto. "

Addento il labbro inferiore a causa della sua risposta, guardandolo mentre resto ferma, con le spalle al muro, inserendo le mani nelle tasche posteriori dei pantaloni, stringendole in piccoli pugni.

" Non mi interessa. Non ho voluto io tutto questo. "

" Ho sbagliato, lo so. Ti ho chiesto di perdonarmi. "

Perché riesce sempre ad ammutolirmi?
Afferro i miei occhiali dal ripiano a fianco al riccio, venendo bloccata dalla sua presa, attirandomi al suo corpo, fra le sue gambe, afferrando i miei polsi, stringendoli saldamente con una mano dietro la mia schiena. Si avvicina con il viso al mio ed io quasi mi sento morire quando avverto il suo respiro sulle mie labbra, facendomi rabbrividire.

You Take My Breath AwayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora