十 Un bambino di sette anni suonerebbe meglio di te

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I primi lampioni si erano accesi da poco lungo quelle strade illuminando tutto intorno a loro

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I primi lampioni si erano accesi da poco lungo quelle strade illuminando tutto intorno a loro. Il cielo era buio, non troppo ma quanto bastava per annunciare che il tramonto era passato da qualche ora ed erano ormai le otto di sera. Le macchine ancora sfrecciavano senza sosta e non si sarebbero mai fermate. C'era sempre e comunque movimento. D'altronde erano a Busan.

Dentro quel piccolo dojo l'aria s'era fatta più calda e il sudore grondava dalle fronti dei praticanti. Non era ancora tempo di accendere le ventole e l'aria condizionata: era ancora piuttosto fresco essendo in primavera però si allenavano duramente e questo comportava tanto sudore.

«D'accordo, possiamo finire così per oggi. Vi siete allenati molto bene. Abbiamo ancora tanto lavoro da fare prima dell'esame ma siete a buon punto» sorrise Daehyun, il loro sensei, inginocchiandosi davanti ai quattro praticanti. Sorrisero per poi chiudere gli occhi e respirare profondamente concentrandosi sui rumori più lontani che riuscivano a captare. Dopodiché il loro maestro si girò verso la fotografia di Ueshiba, il fondatore dell'aikido. Si inchinarono tutti insieme salutandolo per poi attendere che il loro maestro si girasse verso di loro. «Domo arigato gozaimashita» mormorarono insieme inchinandosi nuovamente. Si alzarono sospirando stanchi e presero le proprie cose dirigendosi negli spogliatoi.

«Ci vediamo sabato» sorrise un ragazzo sui diciannove anni dando una pacca sulla spalla a Nari che ricambiò di poco il sorriso andando nello spogliatoio femminile. Non era dei migliori essere l'unica ragazza a praticare arti marziali dal momento che non era una pacchia ma per lo meno allenava il suo corpo ad essere forte quasi quanto quello di un uomo. Certo, non sarebbe uscita da lì con dei bicipiti e degli addominali come suo fratello -grazie a Dio avrebbe aggiunto- ma sarebbe stata abbastanza brava da poter spezzare il braccio o il polso se fosse stato necessario. Non serviva solo la forza ma anche e soprattutto molta tecnica, cosa che tutti lì dentro avevano oltre alla forza.

Lottare con ragazzi pressoché della sua stessa età, o qualche anno di più, e tutti palestrati per Nari non era affatto semplice e si sforzava il doppio di loro ma alla fine ci riusciva e Daehyun era molto fiero di lei.

La sedicenne si asciugò il viso con un piccolo asciugamano dopo essersi vestita e si sciolse i capelli, sistemando alcune ciocche dietro le orecchie. Si mise il borsone in spalla e uscì dallo spogliatoio sentendo le gambe quasi cederle. Era sicura che dopo aver mangiato per almeno tre persone e dopo aver fatto una bella doccia rigenerante sarebbe caduta in letargo nel suo bel letto.

Salutò il maestro con un sorriso e un'alzata di mano per poi uscire definitivamente dal dojo. Alzò gli occhi al cielo e sorrise vedendo la prima stella della sera. Jungkook le diceva sempre che la prima stella della sera era il pianeta Venere ed era la stella più luminosa di tutte per questo si riconosceva immediatamente.

Quella sera voleva tornare a piedi per godersi l'aria fresca di Busan, seppur inquinata, e fare una passeggiata. D'altronde il suo condominio distava solamente quindici minuti a piedi dal suo dojo, non era un gran problema tornare a piedi.

It's Written In The Stars| Jeon JungkookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora