Capitolo 16

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Passarono diversi giorni dalla rivelazione di Marco e il litigio tra me e Jean.

Io e Marco eravamo tornati amici e io gli stavo spesso vicino, ma non troppo. Non volevo si sentisse costantemente ammalato con una che fa da crocerossina 24 ore su 24.

Pensavo che lasciargli i suoi spazi e comportarmi come se niente fosse lo avrebbe aiutato.

Però il tempo non fu favorevole a quel povero ragazzo, che spirò troppo presto e andò troppo presto in paradiso.

Era passata all'incirca una settimana e mezza da quando mi aveva raccontato la verità.

Stavamo andando tranquillamente in mensa. Quei giorni mi ero accorta che non era molto in forma ma non volevo preoccuparmi, anzi non volevo rendermi conto del fatto che il ragazzo si stesse indebolendo sempre più in fretta e che a poco a poco le sue energie stessero svanendo, dissolvendosi come polvere.

Stavamo tranquillamente camminando quando lui cadde a terra.

Mi precipitai da lui. Respirava male e non aveva neanche le forze di alzare la testa o le braccia. Nessuno capiva che cosa stava succedendo. Solo io sapevo che quel maledetto momento era arrivato.

"CHIAMATE UN AMBULANZA SVELTI" urlai disperata.

"Cazzo, non doveva arrivare così in fretta" dissi iniziando a piangere.

"Hey, andrà tutto bene..." mormorò Marco.

"Come fai a dire questo ora? Stai morendo Marco, non andrà tutto bene" dissi con la voce spezzata.

"Ti prego... promettimi di vivere sempre al massimo"

"Non so se posso..."

"Ti prego, fallo per me..."

Le lacrime non accennavano a cessare, proprio come il mio desiderio di vederlo ancora vivere. Non riuscivo ad immaginare la nostra classe senza Marco, la mia vita senza Marco. Era un mio caro amico e c'era sempre stato per me. Avrei vissuto veramente anche per lui.

"Te lo prometto Marco" dissi. Poi lui chiuse gli occhi e smise di respirare.

Mi ricordo solo che sul suo viso si era pitturato un leggero sorriso.

Urlai. Urlai per sfogare la rabbia, la tristezza, il dolore.

Quando l'ambulanza arrivò mi trovò con il corpo gelido di Marco ancora tra le braccia.

Nessuno aveva ancora capito il perché dell'improvvisa morte del nostro amico, ma decisi ancora di aspettare a dire loro la verità. Non perché non fossero pronti a sapere, ma perché non sarei riuscita a raccontarla.

"Lei era una sua amica giusto?" Un medico mi porse la mano per aiutarmi ad alzarmi da terra.

"Si, lo ero" faceva così male usare il passato.

"Sapevi del perché è morto?"

"Si, lo sapevo" risposi con tono monotono.

"Vuoi dirlo ai tuoi compagni? Nessuno di loro sembra saperlo"

Guardai tutti i miei amici. Anche loro erano distrutti. Avevano il diritto di sapere.

"Marco...aveva il cancro, si era diffuso... mi aveva detto che gli rimaneva poco tempo, ma... non pensavo così poco"

"Quando te l'ha detto" chiese Eren.

"All'incirca una settimana e mezza fa"

"Perché non me l'ha detto...noi siamo sempre stati amici..." Jean era il più disperato del gruppo, nonostante quel giorno a Jean era sempre importato di Marco e mi faceva male vederli soffrire così tanto per la morte del migliore amico.

"N...non ho...neanche..potu...to chiedergli...scusa..." balbettò per poi cadere in ginocchio e mettersi a piangere ancora di più. Andai verso di lui e mi inginocchiai di fronte a lui per poi abbracciarlo.

"In fondo so che ti aveva perdonato Jean" dissi ripensando alle sue parole 'infondo anche io ho commesso degli errori '.

Lui continuò a piangere stringendomi a se.

"Hey...andrà tutto bene"

"Come fai a dire che andrà tutto bene (T/N)?" Mi chiese lui disperato.

"Non lo so, ma Marco lo diceva sempre così, magari aveva ragione in fondo" dissi per poi scoppiare nuovamente a piangere più forte stringendo più forte Jean.

Arrivò il giorno del funerale di Marco.

Io e Jean stranamente ci sedemmo vicini e per gran parte della funzione ci tenemmo la mano a vicenda, per sostenerci, perché il dolore era troppo da sopportare da soli, ci avrebbe schiacciato.

Entrambi dovevamo anche parlare di Marco. Vedevo che tutti si erano preparati un discorso scritto e lo leggevano davanti agli amici e ai famigliari. Quando arrivò il turno di Jean lui parlò della loro infanzia e della loro amicizia.

Arrivò il mio turno e io andai a parlare davanti a tutte quelle persone, a parlare del dolce Marco.

"Io...volevo dire che non conoscevo da molto Marco, ma in questo poco tempo ho imparato a conoscerlo dalle piccolezze come la sua pizza preferita, quella wurstel e patatine, alle cose grandi, alle emozioni che provava. Avevamo un bel rapporto, ci fidavamo dell'altro tanto che lui mi aveva rivelato il suo segreto.
Marco era un ragazzo dolce, simpatico, protettivo e metteva sempre gli altri sopra a se stesso. Lui, il giorno il cui mi rivelò della sua malattia, mi abbraccio mentre io piangevo e mi disse andrà tutto bene.
Io non capisco cos'è questo bene di cui parlava lui, perché non capisco come faccia ad essere bene questa situazione. So solo che è riuscito anche in quel momento a tranquillizzarmi.
Tempo fa, quando i miei genitori morirono continuavo a chiedermi perché le persone buone andavano sempre in paradiso mentre quelle più cattive dovevano vivere nonostante le cose orribili che avevano fatto. Una persona una volta mi rispose facendomi riflettere molto. Mi disse: se tu dovessi scegliere un fiore quale coglieresti?
Io risposi il più bello e lui mi disse: appunto.
Marco era una persona meravigliosa e ha vissuto al meglio finché ha potuto. Gli è solo mancato il tempo, ma chiunque lo abbia conosciuto se ne ricorderà sempre e per sempre. Marco vivrà sempre nei nostri cuori e con lui le sue parole e i suoi insegnamenti e anche con le promesse che gli abbiamo fatto. Io gli ho promesso che vivrò sempre al massimo, lo farò anche per lui e non la infrangerò. Grazie" tornai al mio posto e abbassai gli occhi.

La mia mano venne nuovamente afferrata da quella di Jean. La strinsi forte, avevo bisogno di lui in quel momento.
"(T/N), alla fine scopriremo cos'è quel bene di cui parlava Marco vero?" mi chiese Jean guardandomi negli occhi.
"Non lo so Jean, non lo so proprio"

IL MIO LETTO SI CHIAMA OGIGIA

Allora, per prima cosa scusate se aggiorno adesso ma prima non ho potuto.

Secondo, piango male

Terzo il mio letto si chiama Ogigia...è una lunga storia, vi dico solo che dovete sapere un po' di mitologia greca e che in una role sono Calipso.

Quarto, leggete la mia nuova storia sui pinguini

Quinto, se siete Army seguitemi su insta @il.letto.di.suga okay?

Eh boh, penso di aver finito...

Alla prossima *si nasconde per non essere uccisa peggio di come muore Marco in aot*

Dear heart, why him? ~Jean x Reader~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora