– 9 marzo 1846.Seokjin, dall'incontro avvenuto otto anni prima, era rimasto così incantato da Min Hea che non aveva mai più avuto occhi per nessun'altra fanciulla.
Ormai lei aveva diciannove anni e lui ventuno.
Egli si recava a casa Min quotidianamente: non si stancava mai di parlare con lei, di corteggiarla.
Da quando ebbe un po' più di coscienza notò di non essere simpatico agli occhi del fratello: Yoongi, a dirla tutta, non fiatava a meno che non gli venisse chiesto qualcosa, ma con lo sguardo lasciava intendere tutto l'odio che aveva nei suoi confronti.
Seokjin, che nel corso degli anni non accettava ancora Jeongguk e le risse tra i due non erano cessate, si dimostrò propenso a sforzarsi e dimostrarsi simpatico col suo futuro cognato (sperava) anche se, anche con lui, l'odio era reciproco.
Nel 1840 la signora Cheong morì nel tentativo di partorire una piccola creatura: fu uno sforzo vano sacrificarla, poiché anche la neonata morì una settimana dopo.
I Kim ne furono tutti addolorati, Jeongguk compreso, che aveva imparato ad accettarla anche se ella non lo aveva fatto appieno con lui.
Due anni dopo la seguì il marito che, dopo esser uscito a cavallo da solo, non tornò più.
Dopo pochi giorni venne ritrovato il suo corpo, senza vita, in una zona vicino al cimitero dov'era sepolta la signora Cheong Jiu.
Si ipotizzò una caduta da cavallo durante la tempesta scatenatasi poco dopo.
Ancora una volta i Kim dovettero affrontare un brutto lutto, e mai come allora Jeongguk soffrì, quasi più di tutti: il signor Kim lo aveva salvato portandolo in quella casa; era l'unico – assieme a Taehyung – a volergli un bene immenso.
Jeongguk, pur parlando poco, contava su Junyong, gli era grato per quello che aveva fatto per lui, anche una volta entrato a far parte dei Kim.
Quel lutto fu molto più difficile da superare.
I domestici, nonostante fossero sconvolti tanto quanto i loro figli, lo diedero a vedere poco.
Il 9 marzo 1846 i fratelli Kim ricevettero una lettera dai Min: erano stati invitati nella loro casa per festeggiare il ventesimo compleanno di Yoongi.
A quella notizia tutti storsero la bocca, ma Seokjin, nominatosi il capo della famiglia poiché il maggiore di tutti, li obbligò a recarvisi nonostante conoscessero il caratteraccio del festeggiato.
Spiegò loro che era stata sicuramente Hea ad aver organizzato qualcosa per il suo caro fratellino, aggiungendo uno spregevole: «figuriamoci che voglia che avrebbe di festeggiare, quel demonio infelice!»
Jeongguk si mise in disparte: ora che non c'era il signor Kim, chi c'era a sollecitarlo a non isolarsi?
Taehyung, certo, ma chi era Taehyung quando Seokjin comandava la casa?
Sperava che si sposasse presto, in realtà, perché avere Seokjin che dirigeva la casa e comandava la servitù a bacchetta era come avere il diavolo come capofamiglia.
Taehyung afferrò subito la mano di Jeongguk: sapeva le sue intenzioni di rimanere a casa, ma non glielo avrebbe permesso.
Lo fissò intensamente, cercando di fargli capire che non doveva assolutamente continuare a comportarsi così, altrimenti Seokjin avrebbe continuato a prendere il sopravvento in quella casa.
Taehyung aveva diciotto anni allora, e la sua bellezza era drasticamente cambiata: aveva lasciato leggermente crescere i capelli castani che gli addolcivano il viso; gli occhi erano rimasti gli stessi, ma a Jeongguk sembrava che potessero leggergli l'anima per come lo stava fissando; il naso, arricchito da un piccolo neo, lo faceva sembrare ancora più grazioso, e infine la sua bocca era rimasta rosea e carnosa.
La sua carnagione scura lo colpiva ogni giorno di più: pensava spesso a quando gli venne detto che i nobili avevano tutti la pelle pallida, ma Taehyung andava così fiero della sua.
Effettivamente era bello, molto.
Non poteva non essere soddisfatto della sua persona.
Nonostante questo, però, Jeongguk continuava a pensare che le caratteristiche che davvero lo rendevano una persona degna di rispetto e di fiducia era il suo carattere.
Egli continuava a definirlo il suo migliore amico, nonostante fossero cresciuti e avessero smesso di giocare.
Jeongguk, grazie a lui, aveva imparato tanto senza accorgersene e, quando parlava, finalmente riusciva ad esprimersi al meglio.
«Non andare da nessuna parte.»
Un particolare non indifferente di Taehyung era la voce: era diventata estremamente bassa, ma sempre dolce quando parlava.
«Jeongguk viene con noi», disse, rivolgendosi al fratello maggiore, il quale rise, rise tanto, così tanto che dovette tenersi la pancia con le mani.
«Non esiste», disse fermamente, ricomponendosi.
«Allora resterò a casa» strinse i pugni, volendogli mostrare la sua rabbia e ostinazione.
Non avrebbe lasciato Jeongguk da solo in casa, a mali estremi sarebbe rimasto con lui.
«Kim Taehyung, non osare sfidarmi. Apparirai come un maleducato, lo sai?»
«Non è questo il problema, fratello mio: basta dire che ho un po' di febbre e ho bisogno di stare a riposo» ghignò, iniziando a pavoneggiare mentre gesticolava naturalmente con le mani.
Seokjin roteò gli occhi, scuotendo la testa: «Non inventerò nessuna scusa per giustificare la tua assenza. Ti conviene venire e lasciare il tuo amichetto qui,» ripeté.
«Hai intenzione di sposare Hea?», chiese dunque Taehyung.
«Certo che sì! Come spiegheresti la mia corte, il mio sopportare il suo caro fratello? Mi conosci, non avrei perso tempo dietro a lei se non me ne fosse importato» rispose, facendo annuire fintamente interessato il fratello minore.
«E perché ti ostini a voler nascondere Jeongguk? Quando la sposerai non potrai farlo, fratello mio. Questa è la buona occasione per farli conoscere.»
«Non se ne parla, Taehyung.»
«Ha ragione,» rispose Jeongguk, facendosi avanti, «tu non comandi la vita di nessuno. Il signor Kim non si è mai permesso di farlo con te né con nessun altro, e noi non ti lasceremo prendere il sopravvento. Sono uno dei Kim anch'io e non puoi nascondermi.»
Forse Jeongguk non aveva mai parlato così tanto se non in sola presenza di Taehyung, ma volle farlo perché era stanco di sentir discutere i due fratelli per lui.
Seokjin rise, chiedendo: «Ma allora sai parlare? Credevo sapessi solo usare i pugni.»
«Non hai risposto a quello che ti ha detto,» si intromise Taehyung.
L'entrata di Namjoon distrasse i presenti nel salotto, facendoli voltare.
Camminò lentamente, quasi annoiato; aveva ascoltato la conversazione e non poteva credere che stessero di nuovo a litigare per quella testa dura del fratello maggiore!
Egli poi, si schierò con i due amici, pronto a difenderli: «Già, non hai risposto a quello che ti ha detto.»
«Anche tu, Nam?» sospirò, quella conversazione stava diventando insostenibile.
«Tu non sei il capo di nessuno, Seokjin.
Jeongguk, va' a prepararti, usciremo a breve» Namjoon gli sorrise: il piccolo gli aveva parlato qualche volta, nel corso degli anni, rendendolo felice.
Non erano chissà quanto legati, ma Namjoon difendeva chi meritava di essere difeso.
Jeongguk fece come gli era stato chiesto, e in compagnia di Taehyung, uscì dalla stanza.
«Dammi un solo motivo, uno solo, per cui dovrei portare... quello con noi, Nam, dimmelo!» Seokjin iniziava a perdere le staffe: non voleva assolutamente che i Min lo vedessero, era una vergogna.
«Ce ne sono tanti, Seokjin-hyung. Il primo è che Jeongguk fa parte della famiglia» egli venne interrotto dal maggiore che roteò gli occhi, sbraitando un «motivi validi, ho detto!»
«Questo è un motivo più che valido, Seokjin» lo guardò male, incitandolo a zittirsi affinché continuasse.
Sentito il silenzio, proseguì: «Il secondo è che è perfettamente educato, e sì, grazie a noi, ma lo è. Non è una vergogna, perché so che la pensi in questo modo. Il terzo motivo? Esattamente ciò che ha detto Taehyung: Jin-hyung, tu fai la corte a Hea da quando siamo piccoli così», fece segno con la mano una statura molto bassa, «e hai intenzione di sposarla. Cosa credi, che non verrà mai a saperlo? Hea è una dolce fanciulla e non avrebbe niente da dire, ne sono sicuro! Sei tu che vuoi crearti questi problemi.»
«Ma non capisci, Nam? È un disonore per noi! come posso presentarmi lì con lui senza temere che penseranno male di noi, di nostro padre?»
«Hyung, che pensino quello che vogliono. Nessun altro, al di fuori del fratello, farebbe la corte a Hea. Insomma, non esce mai, è già tanto che conosca noi. Non preoccuparti di perderla a causa di un ragazzo che non è un Kim solo perché non ha il nostro sangue. E ora basta, non accetto altre proteste. Sii pronto a difenderlo anche se lo detesti. Ricorda: nessuno infanga i Kim» sorrise, infine, facendo comparire un sorriso anche sul volto del maggiore.Quando arrivarono in casa Min, i Kim vennero calorosamente accolti dai signori Min e da Hea, ringraziandoli per aver accettato l'invito.
Il festeggiato, che avrebbe dovuto essere grato di avere delle persone al suo compleanno, non disse niente: lui non era felice di saperli lì; era ovvio che non li sopportasse e che non gradisse per niente la loro presenza.
Hea notò subito un nuovo faccino, e quale se non quello di Jeongguk?
Guardò dapprima confusa Seokjin, che le spiegò chi era.
Hea, in tutta risposta, lo accolse amorevolmente.
Yoongi, invece, era indignato, e così anche i signori Min: non credevano che una persona come Kim Junyong, in vita, considerasse gli zingari come parte della sua famiglia! Avrebbe potuto fare di lui un nuovo cameriere, piuttosto.
I Min, però, non fecero domande. Insieme si accomodarono a tavola e iniziarono a conversare, chi di più, chi di meno.
Jeongguk, dal canto suo, non spiaccicò parola: rivolse qualche sorriso a Taehyung, seduto accanto a lui, il quale gli mandava occhiate per infondergli coraggio, coraggio di dire qualcosa. Ma mentre tutti conversavano tra una forchettata e l'altra, Yoongi, che aveva scrutato per bene Jeongguk per quel lasso di tempo, parlò: «Quindi il signor Kim considerava cani e porci la sua famiglia?» egli diede voce ai pensieri dei suoi genitori, offendendo ad alta voce Jeongguk.
Quest'ultimo, non appena l'ebbe visto, capì del perché Taehyung lo descrisse in quel modo tempo prima.
Yoongi era intimidatorio, ma anche scostumato.
In ogni caso, nessuno disse niente: erano tutto troppo scioccati dalla scostumatezza del festeggiato per dire qualcosa.
«Yoongi! Sei offensivo! Se qualcuno che non conosce la tua famiglia ti sentisse parlare sembreresti uno zingaro. Dovresti chiedere scusa» lo riprese Hea, che subito corse in difesa di Jeongguk, il quale la ringraziò con un cenno del capo e un mezzo sorriso.
I Min volsero a loro volta delle scuse a Jeongguk: «Ci dispiace, non intendeva ciò. Ti prego di perdonarci» ma il sedicenne non sapeva cosa dire; aveva solo abbassato il capo.
In fondo era colpa sua: se si fosse presentato al primo incontro come parte della famiglia, quel Yoongi non si sarebbe permesso di insultarlo così.
Il festeggiato intanto non aveva chiesto scusa, ma – sentendosi rimproverato dall'amata sorellina – chiuse la bocca.
Quando la cena fu terminata, Hea andò vicino a Jeongguk, sempre seduto accanto a Taehyung, per scusarsi ancora.
Taehyung fu profondamente offeso dalle parole del ragazzo dalla pelle diafana: aveva avuto la conferma che quel ragazzo era una persona senza educazione.
Non disse niente in quella casa, si limitò a stare vicino al suo migliore amico che, dopo la cena, si era seduto in disparte.
Ad un certo punto della serata, proprio Yoongi – spinto da Hea – si avvicinò ai due.
«Non è che posso parlarti?» roteò gli occhi scocciato e si grattò la nuca, visibilmente irritato, guardando fisso Jeongguk, il quale però non alzò lo sguardo fino a quando non sentì Taehyung replicare e capì che si fosse rivolto a lui.
Non rispose, si limitò ad intimargli con gli occhi di parlare.
«Beh, mi dispiace.»
La voce e la smorfia con cui lo disse erano stomachevoli: Jeongguk avrebbe preferito dimenticare piuttosto che ricevere delle scuse fatte in quel modo.
Non aspettò neanche che rispondesse; una volta fatto il suo dovere, Yoongi girò i tacchi e ritornò ad ascoltare la conversazione tra Seokjin e Hea.
Quando fu ora di andare via, proprio Yoongi li ringraziò di essere venuti per festeggiare il suo compleanno.
Era chiaro che si stesse prendendo gioco di loro, lo si poteva capire dalla sola intonazione della voce, ma il sorrisetto divertito che aveva dipinto sul volto ne era una conferma.
Seokjin gli rispose a tono, dicendogli che non c'era da preoccuparsi, mentre tutti gli altri fratelli – Taehyung più di tutti – gli rivolsero una faccia indignata per poi andarsene.
Nessuno parlò più di quella questione: Taehyung ci provò, voleva sapere se l'amico si fosse offeso dalle parole di Yoongi e magari gli sarebbe piaciuto essere consolato in caso affermativo, ma quando lo faceva, Jeongguk cambiava sempre discorso, perciò finì di tentare e si arrese.🍖
cosa state facendo in questa quarantena?
io studio un po', leggo e scrivo qualcosa. ultimamente mi trucco perché è tanto che non lo faccio.ps: yoongi mi sta un po' sul culo, a voi?
lasciatemi un commento ):
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CUORI IN BURRASCA // KOOKV (#Wattys2020)
FanfictionNella Corea del sud del 1837, il nobile capofamiglia Kim Junyong prende con sé Jeongguk, un bambino solo e malridotto che incontra lungo la strada di ritorno a casa. La sua intenzione di regalargli un posto dove stare non aggrada la sua famiglia, la...