十一 (fra gli ansiti)

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– 26 febbraio 1857

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– 26 febbraio 1857.

Un sussulto.
Jeongguk si svegliò d'improvviso, la sua fronte era completamente imperlata di sudore; si sentiva confuso e con il battito del cuore accellerato.
Aveva fatto un sogno che aveva vissuto come un déjà vu: si sentiva un personaggio esterno che guardava l'episodio in cui, ad un certo punto della sua vita, scappava dal suo migliore amico dopo averlo baciato.
Ed egli sapeva perfettamente cosa avrebbe fatto e il senso di vuoto che avrebbe provato senza Taehyung.
Si aggiustò i capelli e guardò di lato, notando che Taehyung non c'era, e nemmeno i suoi vestiti.
Decise allora di alzarsi per cercarlo.
Sentì dei rumori provenire dal bagno, dunque immaginò che il suo amico si trovasse lì e si affrettò ad andarci.
Spalancò la porta, e vide Taehyung spaventato nella tinozza.
«Ma che fai?!» urlò, «esci!»
In risposta, Jeongguk chiuse la porta dietro di sé e si avvicinò al suo amato, dandogli un caloroso bacio sulle labbra.
Quel gesto era diventato d'abitudine, ma Taehyung ancora si sorprendeva.
«Buongiorno...» sorrise il più piccolo, portandogli i capelli bagnati che gli ricadevano sulla nuca dietro l'orecchio.
Taehyung sorrise a sua volta:«Buongiorno...», ma il suo sorriso morì in fretta quando vide il suo amico iniziare a spogliarsi.
«Non ti dispiace se faccio un bagno con te, vero?» ma non aspettò neanche una risposta che rimase completamente nudo, sotto gli occhi spalancati di Taehyung, che lo fissava da cima a fondo: il suo corpo sembrava scolpito, e lo stava scrutando dalle braccia possenti alle gambe muscolose.
«Ti piace ciò che vedi?» rise, immergendosi nell'acqua con lui; d'istinto tirò la testa indietro, emettendo un gemito: «Com'è calda...»
«I-io... non credo sia una buona idea, Jeongguk» disse, ma era troppo tardi: ormai non sarebbe uscito da lì.
«Perché no?» piegò la testa di lato, «non ti faccio niente, sto solo facendo il bagno. Nessuno verrà, tranquillo.»
Infatti, nessuno avrebbe potuto notare che entrambi erano in bagno.
Doyun e Jimin, quando non dovevano servire, si occupavano del giardinaggio.
Lo zio si ostinava a voler insegnare a suo nipote come funzionasse il ciclo vitale delle piante, dei fiori... ma, puntualmente, Jimin non ci capiva niente.
Haeun, invece, aveva avviato la preparazione del pranzo del suo padrone e del suo rispettivo ospite e, scorgendo la domestica della dimora accanto, uscì fuori anche lei per fare scambiare qualche pettegolezzo.
Haeun, come tutte le cameriere di una padrona, era autorizzata ad adoperare l'ingresso principale solo quando usciva con lei e la accompagnava per spese, in carrozza o nei viaggi, altrimenti passava da dietro.
Ma Yeeun non c'era più, per questo il suo unico passaggio era la porta sul retro, dove, in ogni dimora, si consumavano gli amori dei domestici: Haeun, avendo iniziato il lavoro da domestica quando aveva quattordici anni, si ritrovava essere la domestica del quartiere più giovane, aveva solo trentacinque anni.
Tra i suoi spasimanti c'erano garzoni, postini e ragazzi delle consegne, ma Haeun era una donna che bramava soltanto attenzioni, per questo non ebbe mai una relazione con nessuno di loro.
La porta sul retro, inoltre, era dotata di scalini a salire come per l'ingresso principale, ma poco signorili, contornati da cassette di frutta vuote o ciocchi di legna per il camino e la stufa della cucina, in modo che fossero a portata di mano senza andare nella legnaia tutte le volte.
Saliti gli scalini, Haeun salutò con la mano la domestica della dimora accanto, che ricambiò.
Frieda era il suo nome e, a quanto diceva lei, aveva origini tedesche.
«Salve!» disse lei, avvicinandosi verso Haeun.
«Come stai, Frieda?» chiese quest'ultima, gentilmente.
«Un po' nervosa. Sai, il figlio del mio padrone deve corteggiare una fanciulla, ma dice che non gli piace. Di conseguenza si arrabbia e sfoga anche sui domestici. Menomale che io sono al servizio di sua moglie, che è tanto brava e tranquilla!» disse, «Tu e Doyun siete proprio fortunati, invece! Il signor Kim è un gioiello, si vede dal suo volto sereno.»
«Eh già, è proprio così. Però c'è un altro aiuto in casa! Il nipote di Doyun. Si chiama Jimin, ha quasi la stessa età del mio padrone. È proprio dolce»
«Non l'ho mai visto... Ma da quando?»
«Da quando il mio padrone si è sposato!» rise, «non lo hai mai visto perché non esce mai dal retro. Il padrone autorizza lui e Doyun ad utilizzare la porta principale per curarsi del giardino. Poi, essendo timido, non gira per casa come spesso facciamo io e Doyun.»
«Che uomo dal nobile cuore, il signor Taehyung!»
«Sai, io facevo la domestica nella casa di suo padre, buon'anima!» disse poi Haeun, ricordandosi di Junyong.
«Ma davvero? Non me lo hai mai detto.»
«Non ne abbiamo mai parlato,» sorrise Haeun.
«Ma quanti anni avevi? Dovevi essere molto piccola.»
«Ho iniziato all'età di quattordici, ma dopo due anni il mio vecchio padrone morì e nessuno dei suoi figli mi portò con sé. Allora il padre del mio attuale padrone mi diede un posto dove stare: sai, aveva un cuore d'oro; credette in me nonostante fossi così piccola. Ho visto crescere i suoi figli e, quando il signor Kim si è sposato ha deciso, con la sua defunta moglie, di portarmi qui» disse contenta Haeun.
«Che fortuna che non ti ha rimpiazzata! Sai, in genere le domestiche – parlo delle donne – le sceglie la moglie. Ho sentito di una vicina che,
morta la sua padrona, venne buttata per strada dal padrone» raccontò, quasi toccata.
Frieda raccontava molte storie del genere: probabilmente erano solo pettegolezzi origliati oppure fatti storpiati dall'età.
Insomma: a quale uomo sarebbe importato di cambiare la domestica?
Se poi si portava in casa una sgualdrina che si fingeva come tale... beh, quello era un altro discorso!
«Senti, Haeun...» disse, un po' timida, «dimmi... È da qualche mese che il signor Kim ha qualche ospite in casa?» domandò, «Te lo chiedo perché ho visto il tuo padrone uscire di meno; inoltre, qualche mese fa ho sentito degli urli, o forse erano pianti, non so...»
«Sì, è il signor Jeon!» rispose vaga, Haeun: non le avrebbe detto di chi si trattasse realmente.
«È un amico di infanzia del mio padrone: è partito nel 1846 e non si erano mai più rivisti fino a due mesi fa. Gli ha fatto visita e il signor Kim ha insistito affinché rimanesse qui fin quando avrebbe voluto.»
«Il tuo padrone è davvero un uomo spettacolare: che peccato che sua moglie non abbia potuto godere di questo prezioso privilegio!» disse Frieda, «Quindi, visto che è un ospite a tempo indeterminato, sarai costretta a rimanere in cucina, vero? Oppure Taehyung ti lascia libera di mostrarti così ai suoi ospiti?»
Frieda era una buona compagnia, ma sapeva diventare insolente: che significava 'vestita così'?
Insomma, lei non era conciata meglio.
L'abbigliamento da cuoca era uguale per tutte, in ogni dimora: Frieda portava una cuffia che faceva sì che i capelli rimanessero in ordine, che non si impiastrassero nei lavori e non creasse fastidio al volto o alle mani.
Haeun, per esempio, li aveva molto lunghi, per questo era solita fare la crocchia, una pettinatura insegnatagli da sua madre, usata da sempre per evitare gli stessi inconvenienti.
Il grembiule di entrambe, inoltre, non era di certo bianco poiché indossato per dei lavori, quindi macchiato di polvere, cera, cenere, erba, terra, sporcizia in genere.
Quindi davvero non capiva quell'affermazione.
Tuttavia, decise di rispondere tranquillamente: «Oh no, il signor Kim frequenta persone umili tanto quanto lui. Sai, la visita del signor Jeon è stata inaspettata e di conseguenza non abbiamo potuto evitare che mi vedesse. A nessuno dei due sembra dispiacere; al contrario, se il mio padrone avesse avuto qualcosa da ridire mi avrebbe avvertito di non muovermi dalla cucina finché il suo ospite non fosse andato via. Ma ecco che devo tornare alle mie faccende. La bambina del mio padrone si sarà sicuramente svegliata! Grazie per la chiacchierata, ci vediamo!» e così girò i tacchi per tornare in cucina.
«Ciao Haeun! La prossima volta dovrai parlarmi dei tuo spasimanti: non li vedo da un po'!»
Ma la domestica chiuse in fretta la porta: era davvero un'insolente!

CUORI IN BURRASCA // KOOKV (#Wattys2020)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora