– 25 agosto 1857.
Quel giorno i due amanti si ritrovavano a pochi minuti da casa Kim circondati dalla natura.
Vi arrivarono durante le prime ore del giorno, quando l'aria era fresca e il cinguettio degli uccelli era una sorta di sveglia tranquilla, leggera e rilassante.
Regnava la pace e il rumore di sottofondo della natura, del fruscio degli alberi, del cinguettio degli uccelli, dei versi di qualche animaletto che andava e veniva.
Taehyung si stava beando del panorama all'ombra: le sue pupille assorbivano la bellissima luce verde emanata dagli alberi e quella azzurra del lago nei dintorni che, nella tarda mattinata, diventò ancora più luminoso grazie al sole che si trovava quasi al centro del cielo.
Ciò che ammirava era un gioco di luci e colori meraviglioso che, unito ai rilassanti suoni che si sentivano tutto il giorno, rilassava il corpo e la mente.
Dal canto suo, invece, Jeongguk si era dolcemente appoggiato sulle sue gambe mentre leggeva un libro di facile comprensione.
«Me lo dici?»
Jeongguk alzò di scatto gli occhi dal libro al sentire la voce del suo amato.
«Sei sveglio,» sorrise; poi, ricordando la sua domanda, uno sguardo confuso gli apparve sul volto: «Vuoi che ti legga il libro?» domandò, ma Taehyung rise e scosse il capo.
«Mi dici cosa provi per me?» chiese, e Jeongguk arrossì, coprendosi il volto con il libro.
«Non potrei mai spiegare tutte le sensazioni che provo quando sto con te. Solo il mio cuore sa cosa sono e la mia bocca non sa tradurle in parole» mormorò, distogliendo lo sguardo e posandolo sull'erba verde.
«Ciò che dici sa sempre di poesia» sorrise.
Jeongguk chiuse il libro, poggiandolo accanto ai suoi piedi nudi.
Si avvicinò a Taehyung, che nel frattempo sorrideva compiaciuto, e fece per lasciargli un bacio sulle labbra quando sentirono un rumore di passi.
I due scattarono sull'attenti: pensavano di trovarsi di fronte a qualche animale, ma ciò che videro spuntare davanti ai loro occhi fu molto peggio: una figura magra e trasandata li scrutava con occhi malvagi.
«Seokjin...»
Al vederlo, Jeongguk strinse i pugni e fece per alzarsi quando Taehyung gli prese debolmente la mano, sussurrandogli di stare calmo.
«Che ci fai tu qui?» disse il più piccolo, il suo tono non voleva quasi nemmeno una risposta.
L'uomo rise e fece qualche passo avanti per avvicinarsi a suo fratello.
«Seokjin...» mormorò questo. Si alzò e nascose il suo amato come fosse uno scudo per difenderlo.
«Seokjin,» ripeté Jeongguk, «vattene» gli stava indicando la strada di ritorno, ma questo proprio non voleva saperne di andarsene senza aver ottenuto qualcosa, e i due amanti respiravano aria di vendetta da parte sua.
«Moccioso, sta' zitto» gli disse, facendo per scostarlo via, senza riuscirci: Jeongguk si era irrobustito e lui indebolito, non poteva competere con lui.
Jeongguk rispose a sua volta circondandogli una mano attorno al collo.
«Non hai sentito cos'ho detto? Vattene via,» disse ancora, questa volta scandendo bene le parole e continuando a stringere più che poté: lo vide diventare rosso e poi viola.
E lo avrebbe soffocato, l'avrebbe fatto senza problemi se la flebile voce di Taehyung non lo avesse fatto scattare: «Jeongguk...»
un semplice mormorio e mollò d'istinto la presa sul suo collo e lasciò che cadesse a terra ansimante.
«Assassino» soffocò, ma a Jeongguk venne soltanto da ridere.
Rise così tanto che si portò le mani sulla pancia: nemmeno Taehyung lo aveva mai visto così.
«Assassino!» rise, «e lo vieni a dire a me!»
«Tsk...» mormorò Seokjin, alzandosi in piedi.
«Sono venuto qui per una cosa veloce,» disse, «ma ne ho già piene le palle» sbottò.
«Certo, non le avrai svuotate abbastanza» replicò Jeongguk.
Era ovvio che Seokjin volesse fare del male al suo stesso fratello per averlo fatto incarcerare, ma non lo avrebbe permesso, no, Jeongguk era lì per lui, non sarebbe scappato.
«Ti ho detto di stare zitto!» urlò.
Cacciò fuori dalla giacca una pistola, puntandola alla testa del suo amato.
«Ormai ho capito che non funziona...» disse, «non funziona minacciarti, perché non t'importa niente della tua misera vita» gli spiegò, sorridendo poi in modo malvagio a suo fratello, «lo so, lo so... siete malati anche voi d'amore. E nemmeno quest'amore è sano, vi dirò. Ve ne siete resi conto anche voi, non è vero?»
«L'unico malato qui sei tu, Seokjin...» borbottò Jeongguk.
Fece un passo avanti per fermarlo, ma fu costretto a bloccarsi: Seokjin ora gli stava puntando contro la pistola.
Un passo falso e lo avrebbe ucciso, e non sarebbe stato in grado di salvare il suo amato.
Taehyung, che nel frattempo era rimasto immobilizzato, ebbe un sussulto.
Vide davanti ai suoi occhi l'uomo che amava che stava per essere ferito o addirittura ucciso.
«Seokjin!» urlò, camminando verso di lui con le mani alzate in segno di pace.
Il nominato spostò per un secondo gli occhi dal suo obiettivo per guardare suo fratello, ma cercò di non distrarsi: il vero pericolo ce l'aveva di fronte, e doveva liberarsene presto.
«Vuoi fare il paladino della giustizia?» rise e, senza nemmeno pensarci un momento, premette il grilletto.
Uno sparo fece volare gli uccellini dagli alberi, spaventati.
Seokjin, in una frazione di secondo, aveva soparato alla gamba di Jeongguk.
Un urlo straziante sembrò far tremare persino le foglie sugli alberi: era quello di Jeongguk, il quale cadde a terra tenendosi la gamba con le mani, mischiato alla voce stridula di Taehyung non appena vide il suo amato inginocchiarsi a terra.
«Seokjin!» urlò il fratello, il suo viso era bagnato dalle lacrime e le mani sporche del sangue di Jeongguk.
«Corri, Taehyung...» mormorò il più piccolo, spingendolo lontano.
Questo scosse vigorosamente il capo in segno di dissenso: «No, ti proteggerò...», disse, e si alzò in piedi facendo da scudo.
«Spostati, Taehyung! Ti ucciderà!»
«No...»
«Taehyung, spostati, vattene via, corri! corri, Taehyung!»
«No, non lo farò.»
Un altro sparo.
Gli occhi di Jeongguk si sgranarono, la sua voce divenne stridente, la bocca era piegata in una smorfia.
Vide gli occhi spalancati del suo amato, la camicia macchiata di sangue, le sue ginocchia affondare nel terreno...
«Taehyung, no!» urlò, ma un secondo colpo gli attraversò il petto.
Taehyung spalancò di nuovo gli occhi, ma in maniera diversa: Jeongguk poté vedere la tristezza, il dolore, la consapevolezza di essersi fatto uccidere per proteggerlo.
Un rivolo di sangue uscì dalla sua bocca, poi Jeongguk vide il suo capo piegarsi all'indietro, mostrando il viso colmo di puro dolore.
Il suo corpo, poi, si poggiò violentemente sul suo petto, senza più forza.
Il suo amato lo sostenne, e in quel momento riuscì a vedere il volto di Seokjin che, con un ghigno sul volto, girò i tacchi e prese la rincorsa per scappare via.
I suoi occhi erano spalancati come la bocca sporca di sangue di Taehyung, la gamba faceva male ma doveva trovare la forza di alzarsi per portarlo da un dottore.
Si alzò stringendo i denti e prese in braccio il maggiore: vide il suo petto alzarsi ed abbassarsi lentamente, segno che era ancora vivo.
«Seoyun...», mormorò mentre Jeongguk si faceva strada verso casa.
Il minore abbassò lo sguardo verso di lui, poi riprese a guardare la via di casa: per fortuna erano vicini, ma il dottore – seppure a cavallo – ci avrebbe messo non poco ad arrivare.
«Prenditi cura di lei», continuò Taehyung, emanando un sospiro che fece tremare le cosce di Jeongguk.
«No, no, ehi,» disse, schiaffeggiandogli il volto per non fargli chiudere gli occhi, «mi prenderò cura di lei, ma lo farò con te, non fare brutti scherzi, non fare brutti scherzi!» urlò e pianse mentre proseguiva verso il vialetto di casa.
«Perché l'hai fatto, perché l'hai fatto!» pianse ancora, non smettendo mai di scuoterlo per non fargli perdere i sensi.
Quando arrivò fuori casa spalancò la porta urlando come non mai e vide Haeun, Doyun e Jimin accorrere spaventati più che mai.
«Chiamate il dottore, il dottore, cazzo!»
La vista del loro padrone zuppo di sangue li sconvolse tutti.
Jeongguk sentiva le loro voci come ovattate: forse gli chiedevano «cos'è successo?», «com'è entrato?», «chiamate il dottore, presto!»
Appoggiò il corpo di Taehyung a terra, poi si chinò e gli alzò la testa: il rivolo di sangue gli si era seccato sul mento.
Jeongguk gli strinse forte la mano, chiuse gli occhi: «Ti prego, resisti... Non puoi lasciarmi proprio adesso, Taehyung, non puoi farlo...»
Il maggiore emise l'ennesimo sospiro, Jeongguk se ne accorse e non poté fare a meno di guardare.
«Gguk...»
Gli occhi del nominato erano spalancati e lo guardavano preoccupato.
Taehyung non riusciva a parlare, chissà cosa voleva dirgli!
«Perché l'hai fatto...» mormorò, stringendo i pugni, «perché l'hai fatto!» urlò, le lacrime arrivarono fino al volto asciutto di Taehyung.
«Ho ancora bisogno di te, non posso perderti così, non posso!»
Taehyung non sentì nulla di ciò che aveva blaterato tra le lacrime: si spense subito dopo aver pronunciato il suo nome.
L'unica cosa che Jeongguk riuscì a fare lì, sull'uscio della porta sporco di sangue, fu urlare.
Gli occhi del suo amato erano aperti, ma ormai non potevano più guardarlo con amore, con ammirazione, con dolcezza... Taehyung non c'era più per colpa di un capriccio di suo fratello.
Urlò con tutto il fiato che aveva in gola, urlò così forte da far affacciare i vicini e far sanguinare persino le urla dei domestici, che pregarono affinché il padrone dormisse in pace, ma Jeongguk non poteva fare altro che urlare ancora e ancora.
Le lacrime non uscivano più dai suoi occhi, ma la voce sembrava inesauribile: urlò fino a quando non arrivò il dottore – accompagnato da Doyun – per diagnosticare la causa del decesso.
Jimin si inginocchiò per cercare di spostarlo via dal cadavere di Taehyung, beccandosi gomitate, testate, perché Jeongguk non voleva lasciarlo, non poteva.
Urlò il nome di Taehyung per un tempo infinito, niente e nessuno avrebbe potuto privarlo degli ultimi momenti con il suo amato, voleva vederlo, bello com'era prima che diventasse un cadavere.
«Taehyung...»
Un ultimo bisbiglio, stanco e roco, lasciò la sua gola.
Le sue energie si arrestarono, e lasciò andare il corpo del suo amato sul letto, svenendo.
Jimin lo spostò e lo portò via da quella stanza per medicarlo; nonostante la morte di Taehyung e lo svenimento di quello che era il nuovo padrone, il servo non poté evitare di emozionarsi per la vicinanza al suo nuovo padrone: bramava toccarlo, ma sapeva di doversi occupare soltanto della sua gamba ferita.
E gliela medicò nel tempo più lungo possibile, perché non riusciva ad allontanarsi dai suoi muscoli.
Gli toccò dolcemente la fronte, ma si ritrasse subito quando lo vide strizzare gli occhi: si stava riprendendo.
«Taehyung!» esclamò, alzandosi di scatto in piedi.
Jimin lo fermò: «non può andare da nessuna parte, signore. Il dottore si sta occupando di lui. Lei adesso dovrà dirci cos'è successo, lo capisce?» gli disse: se non lo avesse fatto avrebbe dovuto scontare una pena per un peccato che non aveva commesso, e non poteva permetterselo, egli doveva rispettare le volontà di Taehyung e crescere la sua bambina.
«Cos'è successo, signore?» mormorò dispiaciuto Jimin, abbassando lo sguardo.
«Seokjin è evaso...» disse.
Jimin spalancò gli occhi.
«L'ha ucciso...» rispose l'altro, «io... io volevo fare qualcosa. Stavo per attaccarlo, ma poi ha cambiato obiettivo. Mi ha sparato alla gamba, forse voleva uccidermi, ma Taehyung si è messo davanti. Non ho capito nulla. Dovevo morire io, e invece è morto lui...»
Jimin abbassò solamente lo sguardo.
Jeongguk guardò la finestra che si affacciava sulla stessa parte del giardino come quella in camera di Taehyung, sospirando.
«Ora che non c'è più, si prenda cura della sua bambina, signore» gli disse il servo come per tranquillizzarlo, «il signor Kim vi guarderà e proteggerà dall'alto.»💖
faccio pena lo so.
non mi perdo in inutili spiegazioni, solo che sto facendo avanti e indietro in ospedale perché sto veramente male da tanto tempo e non si riesce a risolvere nulla.
ecco, oggi sono riuscita ad aggiornare il capitolo.
posterò gli altri già pronti ogni giorno fino alla fine, scusatemi tantissimo😔
STAI LEGGENDO
CUORI IN BURRASCA // KOOKV (#Wattys2020)
FanfictionNella Corea del sud del 1837, il nobile capofamiglia Kim Junyong prende con sé Jeongguk, un bambino solo e malridotto che incontra lungo la strada di ritorno a casa. La sua intenzione di regalargli un posto dove stare non aggrada la sua famiglia, la...