– 21 luglio 1857.
L'estate era, senza dubbio, la stagione preferita di Jeongguk.
Le giornate si allungavano tantissimo e il sole rimaneva alto nel cielo anche alle sette di sera.
La natura era all'apice della sua bellezza: tutto intorno a lui era luminoso e splendente, pieno di vita e di gioia.
I caldi raggi del sole sembravano accarezzare il suo volto, donare energia e vigore ai fiori e agli alberi che tendono speranzosi le loro fronde verso il cielo azzurro.
A Jeongguk non importava dell'estremo caldo perché la natura gli regalava sin da piccolo delle zone d'ombra dove rinfrescarsi e riposarsi.
In estate il caldo torrido tipico di quella stagione sembrava essere piacevole per lui e, come le lucertole, si godeva ogni raggio di sole per abbronzarsi e riscaldarsi in vista dell'autunno.
Probabilmente un altro motivo per cui amava l'estate era Taehyung: sin da quando erano ragazzini amava guardare i suoi capelli scuri leggermente sudati che toglieva via dalla fronte.
La sua pelle, già scura, non rifletteva alla luce del sole come la sua, più chiara: il sole la baciava dolcemente, imbrunendola di poco. Inoltre, Jeongguk vedeva le sue belle gambe scoperte. Ne era invidioso, perché lui era molto magro e pallido e non sarebbe stata la stessa cosa se avesse sfoggiato le sue di gambe.
Ma adesso che si ritrovavano in giardino come più di dieci anni prima, insieme, Jeongguk aveva trovato finalmente il sollievo.
Poteva rivedere la sua pelle scoperta, i capelli sudati e anche sentire gli sbuffi che emetteva quando si lamentava del caldo. Poteva stare tranquillo e non aver timore di sé e di esporsi, perché sapeva che Taehyung lo amava per quello che era.
I cuori di entrambi erano sereni, battevano calmi perché adesso sentivano che non c'era nessun ostacolo da superare, nessuna burrasca che avrebbe potuto spazzarli via.
Erano lì, uno accanto all'altro, sotto al sole: nonostante il caldo insopportabile, Taehyung si sentiva in salute.
«Accidenti...» mormorò, «adesso è abbastanza» sancì, alzandosi in piedi.
Jeongguk ridacchiò: «Strano...»
«Cosa?»
«Che non ti fossi ancora lamentato» rise Jeongguk, mentre l'altro si portò le mani sui fianchi, indispettito.
«Scherzo, scherzo...» lo tranquillizzò subito, «torni dentro, dunque?» domandò.
Taehyung lo fissò a lungo senza rispondere.
Quasi si sentì in imbarazzo, Jeongguk, a sentirsi osservato in quel modo.
«E tu?» disse infine il maggiore, facendo tirare un sospiro di sollievo all'altro.
«Io cosa?» borbottò, si era distratto e non aveva colto la domanda.
«Torni dentro?» chiese ancora.
«Volevo stare un altro po'» confessò il più piccolo, rimanendo nella stessa posizione in cui era.
«Allora rimango un altro po' anch'io» disse il più grande, e si sedette di nuovo accanto a lui.
Jeongguk, che aveva acquisito una bella parlantina, nelle giornate come quella non parlava. Chiudeva gli occhi e pensava, e chissà a cosa pensava!
Quanto avrebbe voluto saperlo, Taehyung.
«Gguk...» mormorò pochi minuti dopo, sciogliendo il silenzio.
Jeongguk aprì un solo occhio, per fargli capire che lo stava ascoltando. Pochi secondi dopo lo richiuse.
«Ti ricordi quando hai parlato dell'amore di Hea e Yoongi?» chiese.
Jeongguk annuì.
«Beh, anche se non sono d'accordo con te, credo che le tue parole abbiano un bel significato e credo che tu abbia consapevolmente deciso di ometterlo.»
Jeongguk rise, i suoi occhi erano ancora serrati.
«Che vuoi dire, Taehyung?»
«Continua ciò che mi hai detto il mese scorso,» rispose, «lo so che volevi dire altro.»
«E ci hai rimuginato sopra per un mese?» chiese.
«Rispondi, voglio sentirlo.»
«Io ho detto che Hea è stata un'egoista» disse.
«E poi?»
«È stata un'egoista perché avrebbe dovuto badare al frutto del suo amore per Yoongi, ma non lo ha fatto» mormorò.
Taehyung lo incitò a continuare.
«Avrebbe dovuto prendersi cura di sua figlia, non abbandonarla. Ha creduto di dover raggiungere il suo amato all'altro mondo. Anche Yoongi alla fine si è dimostrato un vigliacco.»
«Tu hai detto che Hea non amava davvero Yoongi.»
Jeongguk si alzò col busto, aprendo gli occhi.
Guardò intensamente quelli di Taehyung prima di rispondergli.
«Amare qualcuno non significa soltanto portarselo a letto e farci un figlio» disse, «l'amore vero è prendersi cura di ciò che si ama, di chi si ama.»
«Io credo semplicemente che siano stati deboli di continuare senza l'altro. Probabilmente Hea ha creduto di dimostrare il suo amore per Yoongi buttandosi dal balcone, non credi?»
«A volte bisogna lasciare andare via la persona amata» rispose.
Taehyung tremò leggermente: ecco che iniziava a parlare sul serio.
«La conosco bene, la debolezza d'animo, è tremenda: ti fa sentire costantemente inferiore, mai abbastanza per la persona che ami» disse.
Il suo viso non trapelava alcuna emozione.
«E ti suggerisce sempre di lasciarla in pace, perché non amerà mai uno come te» continuò.
Taehyung ormai aveva abbassato lo sguardo.
«E quando finalmente te ne separi stai male, perché non credi di farcela senza di lei.»
Il maggiore continuava a stare in silenzio, non aveva chiesto più niente.
«Il punto è che, arrivato in questa situazione, devi diventare forte per te stesso, per non farti sopraffare dai sentimenti negativi. Devi pensare a tutto ciò che ti ha dato di bello per continuare – e non sto parlando del proprio corpo, perché non serve. Non serve cedermi il tuo corpo, se poi mi ammazzo quando muori.»
Taehyung strinse i pugni, scuotendo la testa.
Rise amaramente, poi gli parlò: «Che vuoi dire con questa frase?»
«Voglio dire che io ti amo più di quanto Hea amasse Yoongi.»
A Taehyung tremarono le gambe.
«Perché?»
«Perché non farei quello che ha fatto lui» disse.
Gli occhi di Taehyung brillarono, un vento improvviso gli scompigliò i capelli ed entrambi rimasero in silenzio per un tempo indeterminato.
«E vivrei per te, in onore di tutto ciò che mi hai insegnato, di tutti i magnifici momenti che mi hai regalato...» mormorò, il groppo in gola lo aveva tradito: la sua voce si era incrinata.
Taehyung sorrise mesto.
«Io...» le lacrime scesero d'improvviso sulle sue guance, «io non ho bisogno del tuo corpo.»
Taehyung schiuse la bocca sorpreso da quelle parole, poi abbassò la testa ferito.
«Io...» strinse i pugni, «io voglio che mi ami senza essere influenzato dal sesso, Taehyung» continuò.
Le parole seguenti lo risollevarono: si alzò, gli asciugò le lacrime e gli baciò dolcemente le labbra.
«L'ho fatto fino ad adesso...» rispose, sorridendo tra le lacrime: aveva iniziato a piangere anche lui.
Gli occhi di Jeongguk erano così grandi e dolci, perlopiù pieni di lacrime, e il suo sguardo lo faceva stare tanto male.
«Ti ho amato fino ad adesso, senza toccarti» disse, i suoi occhi non lasciavano mai quelli dell'altro.
«Ti ho amato così prima che mi baciassi e fuggissi via, ti ho amato allo stesso modo anche prima di aver fatto il bagno insieme...» sorrise, carezzandogli le guance, «ti amerò allo stesso modo anche quando andremo oltre a quello, Jeongguk.»
«Oltre a... quello?» ripeté, poi scosse la testa: «sarebbe una contraddizione con quello che ti ho appena detto,» disse, «ho già ceduto alla tentazione una volta, non lo farò ancora...»
Fece per andarsene, ma Taehyung lo afferrò per un polso.
«Perché?» chiese, ma Jeongguk scacciò via la sua mano.
«Ho paura,» avrebbe voluto dire, «ho paura di rovinare tutto, ancora una volta...» ma si zittì e, senza guardarlo negli occhi, lo lasciò solo col volto bronzeo triste baciato dal sole.
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CUORI IN BURRASCA // KOOKV (#Wattys2020)
FanfictionNella Corea del sud del 1837, il nobile capofamiglia Kim Junyong prende con sé Jeongguk, un bambino solo e malridotto che incontra lungo la strada di ritorno a casa. La sua intenzione di regalargli un posto dove stare non aggrada la sua famiglia, la...