十二 (l'inizio della fine)

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– 19 marzo 1857

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– 19 marzo 1857.

Seokjin camminava ansioso tra le bancarelle di mercanti di Seoul mentre si guardava ossessivamente intorno: cercava una persona in particolare e aveva così paura di lasciarsela sfuggire che si girava a riguardare le persone che fissava per paura di non aver osservato per bene.
Nonostante questa particolare attenzione, niente.
Camminava per ore ormai, ma la sua preda non sembrava uscire fuori.
Decise allora di non proseguire ma di tornare indietro: probabilmente poteva essersi recata lì più tardi ed egli, per prevenzione, era giunto qualche ora prima.
Ed ecco che tra la folla, quando meno se lo aspettava, la vide: pelle cadaverica, occhi neri di chi non dormiva da un bel po', labbra carnose ma violacee, capelli corvini, corpo scheletrico.
Era lì, lontana da lui solo di qualche metro, e ghignò quando pensò che stavolta niente avrebbe fatto finire la storia in modo pacifico.
Assunse un'aria tranquilla e girò immediatamente a sinistra, senza far incontrare i loro sguardi: quando vide che ebbe proseguito con il suo cammino, la inseguì.
Fu in quel momento che, mentre accelerava il passo, Seokjin poté sentire l'adrenalina scorrergli dentro alle vene.
Quando ormai a separare i loro corpi erano centimetri, egli tolse la mano che teneva sotto al cappotto lungo e puntare ciò che teneva dentro di essa sotto al suo indumento.
Aveva con sé una pistola e la teneva puntata nella sua schiena.
La sua preda, dunque, sussultò a quel contatto, ma Seokjin la invitò a continuare il suo cammino: «Non fermarti. Se lo fai, giuro che ti ammazzo qui, davanti a tutti. Prosegui- sì, così, e ora gira a destra. Non cercar di dare prova di coraggio, risparmia l'energia: ti servirà tra pochi minuti.»
La preda ghignò: per tutto quel tempo non si era neppure girato e aveva capito di chi si trattasse prima che egli iniziasse a proferire parola.
«Ai tuoi ordini, cognatino.»

Seokjin, settimane prima, stava camminando per la piazza: quella volta, però, era scocciato e soprattutto non aveva con sé un'arma.
Mentre passeggiava per stare lontano dalla sua casa, scorse suo cognato.
Dalla loro lotta, nessuno lo aveva più visto.
Per tutti era scomparso: i domestici ipotizzavano che fosse andato in un altro paese.
Ma Yoongi non poteva essere scappato via, no.
Sia lui che sua moglie lo conoscevano abbastanza bene: era la quiete prima della tempesta quella.
E Seokjin, quando lo vide, non voleva essere colto impreparato: l'avrebbe scatenata lui quella tempesta, e sarebbe finita con il suo corpo sotto terra.
Così, da allora, iniziò ad uscire tutti i giorni alla stessa ora per spiare il cognato.
In due settimane capì che soltanto di giovedì si recava in piazza e così decise di trarlo in trappola proprio quel giorno: l'ultima volta lo aveva colto impreparato, poiché aveva agito d'istinto, ma adesso non era così.
Aveva pensato alla soddisfazione di vederlo steso sotto di lui, morto.
E avrebbe urlato al mondo che aveva vinto lui, quella volta, che era più forte di uno psicopatico ossessionato da sua sorella.
«Vuoi la rivincita, Seokjinnie?» lo prese giro Yoongi che, nonostante stesse con le spalle al muro, sapeva che suo cognato non poteva competere con lui.
«Sta' zitto, brutto infame. Ricorda che ho una pistola.»
Ma a Yoongi non importava niente della pistola, sapeva che voleva continuare come avevano iniziato.
«Buttala via e caccia fuori le palle, Seokjin. Lo so che vorresti farmi fuori, perciò vediamo se sei migliorato.»
L'altro lo fulminò con lo sguardo, senza dire niente.
Quando Yoongi riprese fiato per parlare, Seokjin fece per mollargli un pugno in pieno viso, ma l'altro, furbo, seppe schivarlo così da far sbattere le nocche contro la parete.
Seokjin urlò dolorante: per fortuna aveva scelto la parte più deserta della campagna con case disabitate nei pressi: in questo modo nessuno avrebbe potuto sentirtli.
«Seokjinnie~», cantilenò, «sei ancora una schiappa!» rise, spintonandolo per liberarsi. «Non mi piace il tuo fiato sulla faccia, sai? Lo trovo disgustoso» sancì, facendo una faccia a dir poco vomitevole.
Seokjin strinse i denti: «Io invece credo che tu e tutto quello che fai sia disgustoso. Sai, mi riferisco a scoparti tua sorella», e per la prima volta in quella giornata riuscì a mollargli un pugno in faccia.
Yoongi perse l'equilibrio e si ritrovò a terra. Seokjin non si fece scappare l'occasione per colpirlo di nuovo, ma l'altro aveva soltanto ingigantito la cosa per trarlo ininganno: Seokjin infatti, avvicinandosi, si beccò un pugno nello stomaco e un calcio in mezzo alle gambe.
«Dio, che fallito, Seokjin. Sei messo peggio dell'altra volta e nemmeno ti ho pestato per bene.»
E così fu lui a potersi approfittare della debolezza del suo avversario.
La scena si ripeteva: Yoongi era sopra di lui che lo prendeva a schiaffi e a pugni.
«Che bella faccia gonfia, Seokjinnie,» rise, colpendogli lo stomaco ripetutamente.
Mentre lo faceva, notò che la pistola ce l'aveva ancora addosso.
«Sei così codardo da averla tenuta nel caso ti avessi spaccato le costole e la faccia di nuovo?» domandò retorico, prendendo la pistola tra le sue mani: «Vedi, ora ce l'ho io e potrei ucciderti all'istante, ma non lo farò. Non sono come te.»
Seokjin roteò gli occhi, sbuffando, mentre si teneva lo stomaco con la pancia.
«Non sono la delusione che mia sorella ha sposato,» e così dicendo buttò via la pistola.
«Alzati, ti ho detto di cacciare le palle!» urlò, e Seokjin scattò in piedi come un soldato.
Provò a colpirlo ripetutamente, ma Yoongi sembrava prevedere le sue mosse e riusciva a bloccarlo senza che gli si rovinasse un capello.
Gli diede un ultimo calcio tra le palle e un pugno allo stomaco, poi lo guardò dall'alto.
«Che socciatura...», sbuffò, «non vale la pena combattere con uno come te, Seokjin. Sei davvero pessimo» roteò gli occhi, un sorrisetto furbo gli incorniciava il viso.
«Io me ne vado, riprovaci la prossima volta.»
Così, con soltanto un po' di sudore sulla fronte e sotto le braccia, Yoongi girò i tacchi per andarsene via, lentamente.
Dopo alcuni istanti fu, però, costretto a fermarsi: aveva sentito Seokjin prendere la pistola e puntargliela contro, ma non si girò.
«Seokjin~», cantilenò di nuovo, «ma lo vedi che sei proprio un codardo? Sei bravo quando sono di spalle.»
«Adesso sta' zitto, Min Yoongi. Parlo io.»
L'altro scrollò le spalle, aspettando che iniziasse ad aprire la bocca.
«Io non sono bravo a combattere, questo è vero...» disse, tremando leggermente: tutto il corpo gli doleva da matti.
«Sì, lo avevo capito.»
«Ho detto che parlo io!» sbraitò Seokjin, «Tu mi hai rovinato la vita! Sei fottuto maniaco ossessionato da sua sorella. L'hai plagiata, l'hai messa incinta ed entrambi mi avete preso in giro! Io non sarò capace di ammazzarti con le mie mani, quindi mi resta solo un'unica possibilità, e la userò» disse disperato.
I suoi occhi era iniettati di sangue; si sentiva così male da avere l'affanno, ma cercava di stare calmo per non sparare colpi mancandolo.
«Tutto qui? Pensavo avessi altro da dire. Sai, qualcosa di diverso. Sempre la stessa storia, vedo. Comunque, prima che tu mi spari, lascia che sia io a dirti qualcosa. Ne avrai bisogno, credimi,» ghignò, la sua espressione era troppo rilassata per avere una pistola puntata sulla testa.
«Che c'è? Vedi di fare in fretta.»
«Bene, da dove potrei iniziare? Oh, beh, ecco! Sicuramente la prima cosa che dovrai fare appena tornato a casa sarà quello di chiedere a tua moglie com'è iniziata la nostra storia, perché se parli in questi termini sicuramente non le hai chiesto nulla a riguardo. Ti sei limitato a buttarci merda addosso.
Ecco, adesso te lo dico io, nel dubbio.
Io ed Hea ci siamo innamorati l'uno dell'altra prima che vi sposaste, sai? Ho provato a convincerla ad andare via, così da non essere costretta a fingere di amare uno come te più di quanto amasse me! Se ti ha sposato è solo grazie ai nostri genitori, ricordatelo!»
«Hea era sempre felice quando stavamo insieme, sin da bambini» lo interrupe Seokjin.
«Certo, fino a quando le tue visite divennero troppo frequenti. Sin da sempre, l'ossessivo sei stato tu. Hea era felice con me, perché non l'ho mai costretta a fare niente. Entrambi lo volevamo. Da-eun è stato un incidente, ma Hea era assai contenta che fosse la bambina avuta con me e non con te.
Basta dire che è vittima della mia ossessione per lei, come dici tu!» si prese una piccola pausa, poi continuò: «Inoltre, non mi riterrei così furbo, al posto tuo. Cosa credi, che non sappia che mi hai spiato per tre settimane, capendo che è il giovedì che faccio un giro in piazza?» rise, portandosi una mano sulla pancia per trattenersi.
Seokjin era confuso e si stava anche innervosendo.
«Diamine, ti ho visto anch'io, quella volta. E com'è stato piacevole ingannarti, farti credere che tramavi qualcosa alle mie spalle, senza che io ne fossi al corrente... Cognatino, sapevo che oggi ti saresti ripresentato, e dal tuo viso preoccupato ho capito che sta volta non scherzavi. Se ti ho seguito è stato perché ho deciso io di fare questa fine, non sto lasciando che tu mi uccida perché non l'avevo previsto.
Sto soltanto evitando di sporcarmi le mani, capisci ciò che voglio dire?» disse, avvicinandosi a lui.
«Sta' fermo o sparo, Min.»
Ma era ciò che egli voleva, ciò che entrambi volevano.
«Sta' zitto, sono le mie ultime parole, Jinnie» rise ancora, la distanza che li separava era minima.
Pur avendo la peggior mira del mondo, Seokjin avrebbe potuto ammazzarlo puntandogli dritto agli organi più importanti.
«Sai, ora che non potevo stare in pace con la mia famiglia, non aveva un senso per me continuare. E tu sei ciò che fa al caso mio.
Guarda, mi stai facilitando il lavoro,» ghignò, poi, per un solo istante un'espressione triste gli incorniciò il viso nonostante questo, «Tu vuoi vendetta perché la tua donna non ti ama, io voglio la morte perché non posso vivere felice con la mia famiglia,» gli spiegò tranquillo, il sorriso dal volto non voleva abbandonarlo.
«Perciò urla pure al mondo che hai vinto, che ti sei liberato di Min Yoongi. Sii felice di questo. Ma io, tu e la donna che amo sappiamo benissimo che, ancora una volta...», rise di gusto, felice come non mai, «Ho vinto io!»
E come pronunciò queste parole, aprì le braccia.
Seokjin, frustrato più che mai dalle sue parole, lo sparò senza minima esitazione.
Lo fece dritto al cuore, e quando vide il suo corpo inerme a terra si avvicinò, sparandolo di nuovo anche se era chiaramente già morto.
Corse via verso casa di Taehyung, la quale era parecchio lontana da lì, ma lo fece perché ne sentiva il bisogno.
Le parole di Yoongi erano state inutili: egli lo aveva accontentato come uno sciocco, ma non poteva rendersene conto, la ragione lo aveva abbandonato nel momento in cui ebbe premuto il grilletto.
Seokjin si sentiva libero, leggero come un uccellino.
Non sentiva dolore a nessuna parte del corpo, nonostante i calci e i pugni ricevuti dall'ormai defunto Min Yoongi.
E mentre correva, d'improvviso scoppiò a ridere e sussurrò: «è morto, è morto, finalmente!» come un mantra, e così continuò fino a quando non raggiunse casa di Taehyung, dove il proprietario e il suo ospite stavano amorevolmente cenando.
Bussò violentemente la porta, che venne aperta da Jimin, il quale fu spintonato via.
Iniziò ad urlare: «Dov'è Taehyung? Dov'è?» attirando anche l'attenzione di Doyun e Haeun.
Urlò fin quando il nominato non uscì dalla stanza da pranzo per vedere chi lo stesse cercando.
Sbiancò quando vide suo fratello, in condizioni pietose, un rivolo di sangue gli cadeva dalle labbra e una pistola pendeva dalle tasche dei pantaloni.
«Taehyung, fratello mio! Ho una bellissima notizia da darti!» disse, abbracciandolo.
Taehyung si ritrasse schifato dalla puzza di alcol che emanava la sua bocca.
«Seokjin, si può sapere che ci fai con una di quelle in tasca? Che hai combinat-»
«Tae, chi era?»
Una terza voce si intromise.
Era una voce che Seokjin riconosceva ma che non riusciva ad associare a nessun volto.
Dallo stesso posto da cui era sbucato Taehyung, vide poi un uomo che sembrava avere circa la stessa età, andare verso di loro.
Quando si rese conto di chi aveva davanti sgranò gli occhi: «Tu?»
Le spalle larghe in contrasto con la vita stretta, il petto muscoloso, le braccia e le gambe muscolose, l'aria sconvolta ma maturata... era vero o stava sognando?
Per quegli anni si era addirittura dimenticato della sua esistenza e dello sconforto di suo fratello!
Seokjin deglutì: non era più il rammollito di una volta.
Jeongguk deglutì a sua volta, un velo di preoccupazione si rifletteva negli occhi grandi.
Nonostante la sorpresa, il maggiore scoppiò a ridere; rise così forte che cadde a terra e Taehyung fu costretto ad aiutarlo ad alzarsi.
«Ma che cazzo ci fai tu qui? Avevi perso la strada del ritorno? Accidenti, quant'è passato? Dieci anni? Ci hai messo un po'» lo prese in giro, continuando a prendersi gioco di lui.
Jeongguk intervenne minaccioso, facendo per iniziare una lite: «Senti, schifoso infame, vuoi altre botte? Quelle che hai ricevuto non ti sono bastate?»
Allora Seokjin prese l'arma che aveva in tasca tra le sue mani, puntandola alla sua fronte. Taehyung sbiancò, ma Jeongguk non batté ciglio.
«Ti faccio saltare il cervello, marmocchio» sorrise sghembo.
«Fammi vedere, allora» lo sfidò l'altro, ghignando a sua volta: sapeva quanto fosse codardo, non lo avrebbe mai fatto.
«No, Seokjin, non farlo!» Taehyung urlò, mentre i domestici si tappavano le orecchie e chiudevano gli occhi per non assistere alla scena.
«Bam!» urlò il maggiore della triade, scoppiando a ridere quando vide suo fratello accasciarsi sul pavimento con le lacrime agli occhi.
«Era scarica... avevo messo solo due colpi, fratellino» lo consolò ridendo di gusto.
Jeongguk si abbassò per carezzare la schiena del suo amante: quanti baci di scuse avrebbe voluto dargli in quel momento, per avergli fatto sperimentare per la seconda volta la paura di perderlo!
«Complimenti a te, invece. Non hai paura di morire, Jeongguk» disse Jin con un risolino compiaciuto, ricevendo una brutta occhiata dal nominato: l'unica cosa che voleva fare era pestarlo di botte fino a farlo svenire.
«Ma si può sapere perché vieni a disturbare la quiete di casa mia un'altra volta? Te ne devi andare via!» borbottò arrabbiato Taehyung, le lacrime gli stavano solcando le guance: aveva avuto un terribile presentimento, e chissà perché non lo aveva ancora abbandonato!
«Devo darti una fantastica notizia, anche a te!» disse Seokjin, rivolgendosi anche al più piccolo nella stanza.
«Ve lo ricordate Yoongi, mio cognato?» si mise a ridere, e quasi rischiava di cadere sul pavimento di nuovo, «beh,» sussurrò, «l'ho ucciso proprio poco fa.»

🧡
aiaiaiaiai,
seokjin non è così coglione come sembra, o forse sì, nonostante tutto?
e yoongi, invece, non è poi così tremendo come voleva far credere...si è lasciato schiacciare come un verme perché ha realizzato di non poter vedere più gli amori della sua vita.

cosa ne pensate? ve lo aspettavate?
se no, cosa credevate che sarebbe successo tra i due?
non poteva mica finire con loro che si ignoravano, eh!

CUORI IN BURRASCA // KOOKV (#Wattys2020)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora