二十 (fuori di senno)

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– 15 novembre 1873

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– 15 novembre 1873.

Buio.
«Jeongguk...» una voce profonda gli risuona nelle orecchie.
Il nominato sussulta: non riesce a vedere nulla, qualcosa gli impedisce di osservare ciò che lo circonda.
«Jeongguk...» mormora ancora quella voce.
È irriconoscibile alle sue orecchie, ma gli trasmette ansia: il sudore inizia presto a colare dalle sue tempie e il suo respiro diventa presto affannoso.
«Jeongguk...» ripete ancora, e Jeongguk vorrebbe tanto rispondere, ma non ci riesce: la sua bocca emette alcun suono.
«Accidenti, Jeongguk...» parla, «come fai a sopportare il peso delle tue azioni peccaminose?»
Ed è in questo momento che gli occhi di Jeongguk riescono ad aprirsi: non sa con certezza dove si trovi, ma è un luogo molto stretto. Con sé ha una grande valigia gialla di cui nemmeno conosce il contenuto.
Riesce ad uscire e vede l'oscurità intorno a lui, ma stavolta è diverso: egli può sbattere liberamente le palpebre e ciò che continuerebbe a vedere sarebbe comunque e soltanto il buio.
Come se il suo stesso corpo non gli appartenesse, inizia ad aprire la valigia.
Per qualche motivo sa che dovrebbe tenerla nascosta, non parlarne con nessuno o sbarazzarsene, tuttavia tira fuori prima una parrucca, una gamba, due braccia... Jeongguk non sa a chi appartenga quel corpo ma non era stato lui ad ammazzarlo e a ficcarlo in quella valigia gialla.
D'improvviso vede strani bagliori intorno a lui: lo circondano, ma non sa di cosa si tratti.
Sembra una luce celeste, divina: che sia giunta la mia ora? pensò.
Ecco che crederanno che sia stato lui e invece no: quelle luci si adirano, urlano, lo minacciano, ma non li capisce neppure!
E Jeongguk vorrebbe urlare con tutta la voce che ha in corpo che non è stato lui, ma non ci riesce.
La sua bocca si spalanca per farsi sentire, ma non esce alcun suono dalle sue labbra.
La figura di una fanciulla resa irriconoscibile dalla luce si spaventa, andandosi a nascondere dietro un'altra, anch'essa visibilmente turbata dalla sua presenza.
Jeongguk non capisce: vorrebbe tanto saperlo, ma quelle figure sembrano saperne meno di lui.
Non sono stato io, prova ancora ma, quelle figure, vedendo di nuovo la sua bocca spalancata urlano così forte che Jeongguk si porta le mani sulle orecchie dal dolore, sì dal dolore, perché quelle urla gli stanno facendo sanguinare le orecchie, letteralmente.
Si guarda le mani zuppe di sangue, l'ansia e l'affanno aumentano e lo può dedurre dal movimento incessante del suo petto, dalla bocca che tiene aperta perché solo col naso non riesce a respirare.
Le figure non smettono di spaventarlo con le loro voci taglienti che alimentano la ferita di Jeongguk, che sente dolore ma non sa che fare se non toccarsele per evitare di morire, sì, perché crede che morirà se quelle figure non la smetteranno.
Ma come può farle smettere? È stato lui a spaventarle per primo, a causa del suo urlo inaudibile.
Jeongguk si accovaccia a terra, ancora con le mani sulle orecchie che continuano a perdere un fiume di sangue, perché sente la forza delle gambe mancare, e quando prova a rialzarsi non ce la fa, perché le sue gambe non ci sono, sono finite nell'angolo di quella stanza buia, per il resto indescrivibile.
«Jeongguk...» tra le urla il nominato ne riesce a distinguere una, e la conosce: è la voce di prima, continua a chiamarlo, ma cosa vuole?
Fatti vedere! la sua voce si sente soltanto nella sua testa, dimmi chi sei! ancora, cosa vuoi da me? le lacrime gli stanno rigando le guance morbide, cosa mi sta succedendo?
Ma quando vede le lacrime bagnare il pavimento tutto cessa: le figure non urlano, le sue orecchie smettono di sanguinare e le gambe ritornano al loro posto senza che se ne accorga.
Jeongguk riesce a pensare soltanto una cosa: Taehyung.
Jeongguk è distrutto perché ha infranto la promessa fatta all'amore della sua vita prima che morisse.
«Taehyung...» finalmente le sue orecchie sentono la sua voce, ma non c'è più nessuno, sono solo lui e la valigia, magicamente richiusa.
Jeongguk sbatte gli occhi: vuole capire cosa diavolo è appena successo, ma non riesce a credere di aver pianto.
Aveva resistito ad ogni tipo di sfogo fino ad allora, e adesso aveva appena pianto! Cosa penserà Taehyung di lui, adesso?
È un meschino, Jeongguk è solo un meschino e quando riapre gli occhi vede la valigia riaperta, ma il suo contenuto è scomparso.
Si guarda intorno, vuole sapere dove sono i resti di quel corpo: ma perché gli importa? nemmeno la conosce, quella persona!
Ma cosa le sarà successo, chi lo sa! Lui non ha fatto nulla, è stato incastrato!
«Jeongguk», si sente il fiato sul collo: ma di chi è?
«Chi sei...» mormora, il suo tono di voce fa intendere di non volere realmente una risposta.
«Non mi riconosci, Ggukie? Sono la tua vittima, e tu sei il mio assassino!»
Quel nomignolo, Jeongguk spalanca gli occhi: è Taehyung, ma dov'è? in paradiso? no, tra i morti? nemmeno! dov'è? Non lo può vedere.
Fa per chiamarlo, ma ancora una volta la voce non gli esce.
Ripensa alle sue parole: Assassino? Jeongguk non ha mai ucciso nessuno! E come potrebbe mai ammazzare lui, che tanto ama! che ama la terra sotto i suoi piedi, e l'aria sopra la sua testa, e tutto quello che tocca, e tutto quello che dice; ama tutti i suoi sguardi, tutti i suoi gesti, e lui, tutto e completamente!
«Non ti ho ucciso!» urla, «è stato Seokjin a farlo. Ti sono stato vicino,  ho cercato di salvarti! Abbiamo parlato, ti ho fatto delle promesse! come puoi non ricordarlo!»
«Tu mi hai ucciso!» continua ad urlare senza dargli retta, «mi hai ucciso!»
Jeongguk non capiva, non capiva: che voleva dire?
«Io ti ho dato il mio cuore, e tu lo hai preso e lo hai stretto crudelmente fino a ucciderlo.»
Di cosa parli, Taehyung? vorrebbe tanto dire, ma nulla gli esce dalle labbra, il suo cervello è in tilt e non capisce cosa dovrebbe rispondergli, sa solo che non è vero. Jeongguk l'ama più di quanto ami se stesso e di qualsiasi cosa sia fatto, sente, ha sempre sentito che Taehyung è composto della stessa sostanza.
«Sei un egoista, Jeon Jeongguk» rise amaramente, «Perdio, Jeon! Non sei nemmeno devoto all'uomo che ti ha salvato dalla miseria!» le lacrime scendono copiose lungo il suo viso per raggiungere il suo collo fino a scendere sul resto del suo corpo, quasi le sente arrivare sui piedi. I suoi piedi! Ecco che nota che le sue gambe sono tornate al proprio posto.
«Non sono un egoista!» ribatte, ma Taehyung non sembra ascoltarlo; dà l'impressione di sentire soltanto la sua voce.
«Sei scappato via da me, mi ha risucchiato via tutte le mie energie! Per dieci anni non ho potuto godermi la donna che poi è diventata mia moglie perché pensavo a te, non l'ho mai amata davvero per colpa tua, che mi hai stregato! Poi è toccato alla mia bambina per colpa del tuo ritorno! Sei un egoista e anche un codardo, Jeongguk! Un codardo, un codardo! Sei un codardo!
Ma ti perdono, sì, per quello che hai fatto, per avermi ucciso prima della mia vera morte, perché dopotutto mi ami. Vieni qui, sì, puoi baciarmi, è ciò che desidero anch'io.»
Ad urlare ora è il suo amico, che appare davanti ai suoi occhi con le mani sulle orecchie per evitare di sentire la sua stessa voce.
Le orecchie di Jeongguk riprendono a sanguinare, ma non fa nulla, nemmeno si porta le mani per fermare l'emorragia!
Davanti a sé appare una serie di momenti della sua infanzia, ma sono ordinate dalla più recente alla più lontana: inizia con Haruka e Seoyun, poi solo con Seoyun, e successivamente appare Taehyung.
Adesso può ammirare vari momenti passati insieme: Jeongguk gli fa compagnia a letto, Jeongguk è nel letto assieme a lui dopo aver fatto l'amore, Jeongguk è davanti alla sua porta, Jeongguk sedicenne lo bacia, Jeongguk legge con il suo aiuto.
D'un tratto, poi, vede una scena che crede nemmeno di aver mai vissuto: a differenza di quelle precedenti sembra non appartenergli neanche.
Vede due uomini, anzi, un uomo e una donna e un bambino sporco quanto loro che li segue: quegli adulti si girano a guardarli con disprezzo quando si accorgono che quel bambino li sta seguendo. Ma quello è lui! È Jeongguk da bambino.
Lo scacciano via, i due adulti, gli urlano di non seguirlo.
Sono poveri e non possono procurarsi abbastanza cibo anche per lui, dicono.
Jeongguk piange amaramente e le sue urla mischiate al suo pianto si uniscono a quello straziante di Taehyung.
Gli stona le orecchie, ma è troppo impegnato a vedere la scena della sua vita che per tutto quel tempo il suo cervello aveva inconsciamente omesso.
Sono i suoi genitori! Lo hanno abbandonato perché non potevano permettersi di crescerlo.
Jeongguk vede se stesso avviarsi verso il bosco, per raggiungerlo deve lanciarsi nel vuoto, piccolo com'è, e lo fa! Jeongguk si butta da quella cima troppo alta per il bambino che era e rotola fino a sbattere la testa contro un albero.
È morto, pensa, ma non può essere morto se lui ha quarantaquattro anni ed è vivo.
La scena cambia di nuovo: Jeongguk è confuso e si ritrova accovacciato vicino ad un albero, la strada è deserta.
Ricorda quell'episodio: poco dopo infatti arriva una carrozza: si ferma, c'è Junyong che gli propone di andare a casa sua, lui accetta.
D'improvviso non vede più niente, solo il buio totale, riesce solo a sentire le urla di Taehyung che ancora continuano a fargli sanguinare le orecchie.
La testa gli scoppia, non capisce più niente, vorrebbe soltanto che Taehyung chiudesse quella cazzo di bocca.
Pezzi di vetro ai suoi piedi, sono le sue lacrime solidificate, le raccoglie e guarda il suo amico che adesso si tira la pelle del viso con i polpastrelli.
Jeongguk corre contro il suo amico immobile che continua ad urlare come se il fiato nel corpo non gli mancasse.
Corre Jeongguk, ad ogni passo Taehyung sembra sempre più lontano, ma non irraggiungibile.
«Baciami, Jeongguk, sì, certo che puoi farlo.»
Lo raggiunge, non esita, non si ferma, gli pianta la lacrima che diventa improvvisamente una lancia di ghiaccio nel petto e tutto finisce.
Il letto lo rifiuta, Jeongguk cade a terra, sbatte la testa.
È sveglio.

Sudore.
Sudore gocciola sulla fronte di Jeongguk.
Ha i capelli e il corpo zuppi come se fosse appena uscito da una tinozza colma d'acqua calda.
Il suo orologio da taschino segna le tre di notte.
Un incubo, è stato un incubo, si ripete, ma perché ha ancora l'affanno? Perché non si calma e non si rimette a dormire?
Ci prova, Jeongguk ci prova ma non ci riesce. Come può risolvere questo problema?
Sente una strana aria nella sua stanza, avverte una presenza, ma non c'è nessuno. Chi potrebbe mai essere in camera sua? A che scopo, poi?
Sente che lo spirito di Taehyung lo tormenta, ha l'impressione che gli stia col fiato sul collo pronto a soffiarci sopra ogni volta che Jeongguk chiude gli occhi per riposare.
E così chiude gli occhi e di scatto li apre, li richiude, sta per addormentarsi, c'è quasi... ecco che li spalanca come per paura!
Si alza di fretta, apre la finestra e lascia che l'aria gelida gli congeli la faccia. Non piove, ma ha smesso da poco.
Jeongguk continua a sudare, le goccioline che gli bagnano il corpo non vogliono saperne di asciugarsi.
Jeongguk non ha paura di prendersi un malanno, sente troppo caldo per potersi ammalare.
Sente un rumore, si gira di scatto, non c'è nessuno, tutti dormono, è buio.
Sente di impazzire in quella casa, non ne può più.
E così Jeongguk fa l'unica cosa in cui è bravo: corre via, va via senza provvedere di asciugarsi e coprirsi per bene: è una notte fonda di novembre ma gli importa troppo poco di essere sudato, è fin troppo sconvolto per sentire freddo.
Prende il suo cavallo e si avvia, dove non lo sa nemmeno lui.

😬
NON RIUSCIVO PIÙ AD ENTRARE IN QUESTO PROFILO HO TEMUTO TUTTO RAGA

CUORI IN BURRASCA // KOOKV (#Wattys2020)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora