– 19 marzo 1857.Quando Taehyung e Jeongguk arrivarono a casa del fratello maggiore, il primo bussò ansioso e confuso.
Presto un domestico aprì la porta, ma non gli fece cenno di entrare.
Al ché, stranito, il giovane padre lo informò di voler vedere Namjoon.
«Il padrone sta cenando con la sua famiglia» rispose il servo, un uomo estremamente serio, con pelle rugosa sulla cinquantina poco più basso di lui.
«Sì, lo immaginavo, però è davvero urgente, non posso parlargliene davanti alla bambina,» e così il servo andò a chiamare il suo padrone.
«Accidenti, mi ricorda vagamente Doyun quando eravamo piccoli...» mormorò Jeongguk, facendo scappare un risolino a Taehyung, fino a poco prima preoccupato e intimorito dalla situazione.
Quando il proprietario arrivò, i due ritornarono seri.
«Nam...» mormorò Taehyung quando lo vide avvicinarsi, grattandosi nervoso la nuca.
«Ehi Tae, come stai?» domandò, ma quando nell'oscurità vide una sagoma vicino a lui che non poteva essere Doyun si concentrò ad osservarlo meglio: spalancò gli occhi quando lo riconobbe, e d'istinto fece un passo indietro.
«Jeongguk?» chiese sorpreso.
L'altro annuì soltanto, abbassando poi lo sguardo: «Ciao, Namjoon.»
D'improvviso il nominato sorrise gioiosamente, continuando a fissarlo.
«Mi fa piacere che tu stia bene, Jeongguk» disse contento, «sei passato di visita?» domandò, ma egli fece spallucce, rispondendo soltanto con un: «non saprei nemmeno io.»
«Io...» si intromise Taehyung, «io non sono venuto a disturbarti per dirti del suo ritorno, Nam. Si tratta di Seokjin, purtroppo» sancì, e subito il volto del fratello maggiore si incupì.
«Che ha fatto sta volta?» domandò, e non capì perché i due non si affrettavano a rispondere.
«Si è ubriacato di nuovo ed è venuto a rompere a te?» chiese, ma entrambi scossero la testa. «Non... non proprio,» disse Taehyung, «vedi...» mormorò, «credo che sia impazzito.»
«In che senso impazzito?»
«Non lo so di preciso, non l'ho verificato di persona, ma aveva una pistola, Nam...»
«Una pistola?!» ripeté, portandosi una mano alla fronte.
«Sì, una pistola! E ha pure cercato di puntarmela contro quando mi ha visto, quel bastardo» disse Jeongguk, iniziando a gesticolare nervoso.
Gli era ancora difficile credere a ciò che aveva assistito: era totalmente fuori di testa.
«Ripeto, non l'ho verificato, ma è corso da me in pessime condizioni con una pistola in tasca e l'aria da assassino, Nam» continuò Taehyung, «mi ha spaventato, ed era felice quando diceva di aver ucciso Yoongi...»
«Ha ammazzato Yoongi?!» sbottò sorpreso Namjoon, «ma non era scappato?»
«A quanto pare si limitava a nascondersi...» mormorò Taehyung.
«Dobbiamo consegnarlo alla polizia, Namjoon» disse, «non m'importa se è mio fratello. È un assassino, e deve pagare per quello che ha fatto. Io e Jeongguk potremo testimoniare contro di lui, raccontando ciò che è successo a casa mia. C'erano anche i domestici presenti. Inoltre, se c'è qualcuno nei dintorni che ha sentito gli spari e qualcuno che lo ha visto scappare via, saremo più che fortunati. Tu potrai confermare i suoi problemi con l'alcol» continuò speranzoso, facendo annuire gli altri due.
«Adesso andiamo, quel bastardo in prigione dovrà pagare per tutti quelli che ha fatto soffrire, partire da nostro padre, per aver avuto un primogenito così... così...» strinse i pugni, non sapeva nemmeno come definirlo, «ripugnante e soprattutto disonorevole!»
«Calmo, calmo. Adesso andiamo, però promettimi di calmarti» disse Jeongguk, stringendogli le braccia per confortarlo.
L'altro annuì e insieme si avviarono verso la sua carrozza.
Anche Namjoon, quel giorno, non poté ignorare la loro vicinanza.
Si ricordò dei vecchi tempi, quando Jeongguk era ancora molto introverso e non gli parlava mai.
Lo vedeva cambiato, maturato.
Nonostante l'imbarazzo, Namjoon percepiva la sicurezza che non aveva mai avuto.
Si era chiesto, inoltre, come avevano fatto a ritrovarsi e avrebbe tanto voluto assistere alla reazione di Taehyung a rivederlo dopo così tanto tempo.
Chissà se Jeongguk era sparito e riapparso diventando più estroverso perché pensava che, per tornare, avrebbe dovuto essere all'altezza di Taehyung che, già all'epoca, lo amava così com'era.
A farlo ritornare sulla Terra furono i due che, da lontano, lo richiamarono con un gesto della mano.
Namjoon fece loro cenno di aspettare: chiamò un servitore e gli annunciò che sarebbe uscito per sbrigare una faccenda; poi, raggiunse i due amanti che stavano vicini.
Sorrise: era certo che ora suo fratello stesse bene.
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CUORI IN BURRASCA // KOOKV (#Wattys2020)
FanfictionNella Corea del sud del 1837, il nobile capofamiglia Kim Junyong prende con sé Jeongguk, un bambino solo e malridotto che incontra lungo la strada di ritorno a casa. La sua intenzione di regalargli un posto dove stare non aggrada la sua famiglia, la...