五 (senso di sazietà)

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– 30 maggio 1846

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– 30 maggio 1846.

Taehyung, da quando Jeongguk era diventato la sua famiglia, teneva un diario nel quale parlava sostanzialmente di lui e del loro rapporto.
Nessuno lo sapeva: Taehyung lo teneva nascosto affinché nessuno lo trovasse.
Nessuno ne era al corrente fino a quando proprio il soggetto di quelle pagine di diario non ne venne a conoscenza.
Lo trovò per caso sotto al letto del proprietario – un posto non troppo accurato dove nasconderlo –, e non lo avrebbe mai aperto se solo non avesse visto il suo nome scritto tra le varie pagine.
Questo lo lasciò molto confuso: credeva che in qualche pagina avrebbe parlato di lui, ma si stupì quando notò un particolare: quell'accumulo di fogli era dedicato unicamente a lui.
Jeongguk iniziò quindi a dargli un' occhiata: lo sfogliò dapprima velocemente, per poi iniziare a leggere con calma dal principio: Taehyung raccontava di quanto avesse preso male la notizia di uno zingaro (egli lo aveva descritto così) in casa sua.
Ero davvero arrabbiato, diceva, Per portare questo sconosciuto, il mio papà è rientrato a casa con zero regali. Gliene avevo chiesto uno solo, e anche i miei fratelli avevano fatto allo stesso modo, ma lui aveva preferito portarne uno che, secondo lui, ci avrebbe reso felici tutti. Peccato che non è stato così! Niente affatto! Come può uno zingaro renderci felici?
A volte mi chiedo cos'abbia di sbagliato la mente di mio padre. Lo so, non dovrei neanche pensare certe cose, ma nessun nobile ha mai avuto in casa uno straccione definendolo come "la sua famiglia".
Aggiunse che non era l'unico a sentirsi in quel modo: tutti ne erano dispiaciuti.
La mamma pensa che sia una vergogna, i domestici sono scioccati e i miei fratelli non accettano l'idea di uno così in casa nostra. Potremmo accettarlo se solo fosse uno stalliere, un cameriere... magari quando crescerà potrà prendere il posto di Doyun, che è vecchio e ci tratta sempre male!
Poco più giù c'era uno spazio bianco – come ad indicare che aveva smesso di scrivere per poi riprendere –, e il racconto proseguiva.
Taehyung parlava della prima volta che ebbero una conversazione da soli in bagno: egli aveva pregato Namjoon di chiamare Doyun per farlo uscire dal bagno, così che avesse potuto parlare con lui.
Volevo dirgliene quattro, perché ce l'avevo con lui. Pensavo che sarebbe stato la rovina della nostra famiglia. Il solo pensare a mio padre che rivolgeva attenzioni solo a lui, che mi sembrava apatico e ingrato, mi faceva imbestialire. Io volevo le sue attenzioni, lui non le meritava.
Perciò convinsi Namjoon ad attuare quel breve e semplice piano: all'inizio, nonostante il suo rancore, mio fratello era ancora in grado di agire razionalmente: mi disse che forse non era il caso di andare lì a litigare; infondo non era colpa sua, bensì di mio padre, il quale aveva stupidamente deciso di portarlo a casa nostra. Però io, viziato che non accettava un "no" in risposta, iniziai a piangere e, per farmi smettere, Namjoon mi accontentò. E così chiamò Doyun mentre io mi avviavo fugacemente in bagno.
Descrisse il suo stato d'animo che, da arrabbiato per la sua presenza e determinato a dirgliene quattro, diventò vuoto quando lo vide nudo nella tinozza piena d'acqua lurida.
Confessò che gli faceva pena e, per non farlo sentire estraneo a quella casa, gli propose di diventare suo amico.
Però quando sono andato in bagno l'ho visto nudo e mi sembrava davvero tanto impaurito. Ho cercato di mettermi nei suoi panni: capivo il suo timore, infondo non poteva sapere dov'era capitato e se non lo avessimo trattato male. Mi sono preoccupato, ma ho cercato di non cedere troppo ai suoi occhi: non volevo fargli pensare che è facile guadagnare la mia amicizia.
Proseguì raccontando che, crescendo, non aveva cambiato idea su di lui: Jeongguk era un bravo ragazzo e meritava molto.
A volte si chiedeva se avesse mai continuato a sentirsi fuori posto senza averglielo mai confessato, ma ahimè era sicuro che quel sentimento di inadeguatezza lo tormentasse più spesso di quanto poteva solo immaginare.
Vorrei che si sentisse davvero parte dei Kim, perché so che non lo fa.
In una pagina scritta di recente si mise a descriverlo fisicamente: Jeongguk, crescendo, ha mantenuto la sua carnagione leggermente scura, ma lattea paragonata alla mia. I suoi capelli sono di un castano scurissimo, a tratti mi sembrano neri. Gli occhi sono grandi e scuri, da cerbiatto: mi sembra sempre curioso di conoscere quand'è con me. Quando non ci sono ho notato che, però, sono spenti.
Il suo naso è davvero tenero, ma la bocca è la caratteristica che preferisco di più: il labbro superiore è molto sottile, mentre quello inferiore molto carnoso. È un po' bizzarro, ma la vista è davvero gradevole. In corrispondenza di questo, poi, c'è un piccolo neo che guardo spesso: mi ricorda quello che ho io sul naso.
Il suo corpo, come anche il mio, è abbastanza esile, anche se di più.
Jeongguk non mangia molto, a volte mi sembra che lo faccia per me, quando gli chiedo di lasciare pulito il piatto.
La verità è che io voglio che stia bene in questa casa, anche se so che è difficile: la convivenza con Seokjin, mio fratello, non è di certo un giro in carrozza, ora più di prima ché mio padre (si vedeva da come lo guardava che era la sua bussola, il suo punto di riferimento) non c'è più.
Sono felice del fatto che abbia parlato qualche volta con Namjoon, ma anche che si sia fatto avanti a difendersi da Seokjin a parole e non a gesti, il mese scorso.
Jeongguk sorrise: lo conosceva molto bene, Taehyung, e per questo si ritrovò ad arrossire quando scrisse d'aver apprezzato il suo tentativo di coraggio ben riuscito.
L'altro giorno ho avuto un'idea, quella di portare Jeongguk al lago. Confesso che le cose non sono andate come volevo io, e ora ti racconterò il motivo.
Abbiamo passato tanto tempo a camminare, ma a Jeongguk non avevo detto niente, perciò non ha fatto che chiedermi dove stessimo andando più che lamentarsi del lungo viaggio a piedi. Una volta arrivati ha visto il lago, ma la sua faccia non ha mostrato un sorriso, né altro. Io però ho fatto finta di niente e l'ho incitato ad andare a bagnare i piedi. Ero così determinato a forzare un sorriso per la sua faccia sorpresa mancata che ho corso troppo veloce e, arrivati vicino al lago, non ho fatto in tempo a fermarmi e ho trascinato entrambi in acqua.
È stato orribile: ho sentito i miei polmoni riempirsi d'acqua e ho perso coscienza, ma Jeongguk mi ha riportato su. Si è arrabbiato con me, mi ha chiamato irresponsabile, ha detto che avevo messo a rischio la mia e la sua vita... La colpa, però, è stata sua. Se solo si togliesse quell'inespressività dalla faccia!
Ho provato a riavvicinarmi. Lui era ancora restìo a guardarmi o a perdonarmi, ma alla fine ha ceduto e mi ha tenuto in braccio per tutto il tempo quando ci siamo rituffati. Mi ha fatto sentire protetto. Per un giorno, è sembrato che io fossi il fratello minore e lui il maggiore. Non me l'aspettavo, ma non ti nego che è stato bello vederlo preoccupato per me. Era quasi sera quando ci siamo incamminati per tornare, e siamo arrivati a casa intorno a mezzanotte. Abbiamo cenato, abbiamo chiesto un bagno e siamo andati a letto. Volevo parlargli, ma è crollato subito. È davvero carino.
Le seguenti righe del paragrafo successivo, però, gli fecero morire il sorriso sul volto, natogli dall'ultima frase del penultimo paragrafo:
Caro diario, è da un po' che sto pensando a Jeongguk diversamente da un amico.
Che intendeva con "diversamente da un amico?"
Un migliore amico? diresti tu, un fratello? neanche quello.
La mia voglia di essere viziato dai miei genitori è scomparsa da quando lui è entrato in questa casa; è aumentato, invece, il mio desiderio di prendermi cura di lui.
Che io ami Jeongguk, dici?
Ci hai preso in pieno, ma non giudicarmi, per favore.
Probabilmente sono malato se penso ad un ragazzo in questo modo.
Ma come posso fare per guardarlo senza aver voglia di poggiare le mie labbra sulle sue?
Jeongguk sentì il suo cuore aumentare di battiti: come poteva una creatura eterea come Taehyung – il quale era di una bellezza unica, così fuori dal comune che per la povertà della nostra lingua non la si poteva descrivere e nemmeno lodare abbastanza – nutrire il desiderio di assaggiare la sua bocca?
È da un po' che corteggio una ragazza, ti dirò.
Si chiama Jung Yeeun e ha diciassette anni, giusto uno in meno a me.
Il ragazzo era a conoscenza di Jung Yeeun: non l'aveva mai vista, ma Taehyung gliene aveva parlato un paio di volte.
Egli parlava di sposarla, e ciò faceva avvertire al più piccolo un senso di tristezza nell'animo suo: se avesse perso anche il suo migliore amico, cosa ne sarebbe stato di lui?
Sarò sincero, lo sai, e non sorprenderti ora che ti dico che ho iniziato a girarle intorno per cercare di smettere di pensare a Jeongguk in questo modo. È una bellissima fanciulla, per carità, ma non mi attrae e non credo che sarò mai in grado di amarla.
Ma cosa posso fare? Non posso sposare di certo Jeongguk! Sarebbe una grande follia, questa! Due uomini che stanno insieme! Ci metterebbero in carcere e poi ci ucciderebbero, e io non voglio che mi succeda questo, ma in primis non voglio che succeda a Jeongguk, a cui tengo tanto.
Sono sicuro che sposerò Yeeun, perché ciò che provo per il mio migliore amico è disumano e inaccettabile.
Chissà, magari riuscirò a liberarmi di questo fardello che mi porto da quel giorno in cui lo vidi nella tinozza sporca.
Jeongguk iniziò a tremare dopo aver letto ciò, e si affrettò a chiudere il diario e riporlo al suo posto: aveva sentito dei passi che si rivelarono essere proprio quelli di Taehyung, il quale gli sorrise calorosamente spettinandogli i capelli. Diventò subito nervoso: era scioccato, ma non poteva nascondere a se stesso che anche lui aveva pensato al suo amico in quel modo. Anche lui, quando lo guardava, non faceva altro che fissargli le labbra carnose e bramava così tanto sfiorarle soltanto!
Jeongguk, però, al contrario del maggiore, non aveva messo nero su bianco nessun pensiero del genere.
Probabilmente egli ci pensava così spesso che decise di sfogarsi senza tenersi tutto dentro, mentre il minore che, quando realizzava di bramarlo in un senso in cui l'amicizia non c'entrava niente, si limitava a scacciare via quella follia.
Ma il più piccolo, in mente sua, cercava di giustificare quella voglia inspiegabile di averlo in quel modo: pensava che chiunque si sarebbe innamorato di lui se fosse stato al posto suo! Il mondo di Taehyung girava attorno a lui, era così ovvio anche per Jeongguk stesso! Perciò, come avrebbe potuto non innamorarsi se gli dedicava tutto il suo tempo?
Trovò strano, invece, che il maggiore provasse lo stesso per lui.
Jeongguk non si considerava bello, perciò, perché il suo migliore amico lo vedeva in quel modo?
«Che fai qui da solo?», chiese il soggetto dei suoi pensieri, una volta entrato in camera, risvegliando l'altro dai suoi pensieri.
Egli rispose scrollando leggermente le spalle, facendo captare all'altro il suo nervosismo.
In genere egli faceva di tutto per nascondere quando stava emotivamente male, ma in questo momento era così sorpreso da non riuscirci.
«C'è qualcosa che non va, Ggukie?» chiese dolcemente con la sua voce profonda, la fronte aggrottata e gli occhi preoccupati; quei soprannomi, poi, lo rendevano ancora più agitato!
Jeongguk scosse leggermente la testa.
«Puoi parlarmene, lo sai,» continuò sorridendogli, ignaro che lui si sentisse così a causa sua.
Quelle poche pagine di diario erano state capaci di mandarlo fuori di testa.
Ad un certo punto Jeongguk iniziò a sudare freddo e, mentre Taehyung si alzò poiché credeva che a momenti sarebbe svenuto, il minore, dal basso, lo tirò dalla camicia facendolo cadere sulle sue gambe per rubargli un casto e fugace bacio a stampo.

🌮
ultimo capitolo 'vecchio' per chi seguiva questa storia in estate! dal prossimo ci saranno i capitoli mai pubblicati prima!

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