十八 (ciliegi in primavera)

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– 29 marzo 1873

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– 29 marzo 1873.

In sedici anni dalla morte di Taehyung, Jeongguk non aveva infranto una sola promessa fatta al suo amato prima di morire.
Nonostante la sua mancanza in quella casa e la costante voglia di urlare e disperarsi, Jeongguk rimaneva calmo anche quando era solo.
Diceva a se stesso che Taehyung, ovunque fosse, avrebbe saputo persino di una sola lacrima che avrebbe lasciato i suoi occhi, ed egli gli aveva promesso che sarebbe andato avanti e avrebbe superato il dolore.
Era difficile, per Jeongguk.
Lo fu in particolar modo quando Seoyun divenne una giovane fanciulla: anche guardarla faceva male, perché assomigliava così tanto a lui.
E ogni volta ch'ella lo guardava solamente mentre era distratto, sentiva il suo sguardo bruciare addosso: si chiedeva cosa pensasse di lui e ne era intimorito.
Per questo, Jeongguk capì di non essere cambiato affatto: aveva acquistato maggior confidenza con chi già conosceva: Taehyung, i domestici...
Ma non poté sapere che Seoyun era una di quelle persone che lo amavano fino a quando non iniziò ad importunarlo con varie domande su se stesso, su suo padre e sua madre.
Un giorno, mentre parlavano, il luccichio nei suoi occhi lo fece rilassare, e d'allora iniziò a sentirsi calmo quando era in giro per casa.
Si era preso cura di lei come fosse stata sua figlia: l'aveva vista crescere e diventare incantevole fino all'età di diciassette anni.
Il suo viso, dai tratti fini, era di carnagione bronzea e i suoi occhi neri come la pece, caratteristiche che condivideva con suo padre.
Il suo carattere frizzoso si notava dalla capigliatura scombinata e i ciuffi che le calavano sugli occhi.
Quella cascata di lucenti capelli di un colore simile a quello di una castagna le incorniciava quel viso così dolce.
Il naso all'insù e le labbra perfette, piene e rosee le davano un'aria bambinesca: era bella come un raggio di sole che illumina un campo di fiori o un ruscelletto d'acqua fresca nel cuore d'un bosco, per Jeongguk.
Indossava la sua bellezza in modo naturale senza esaltarla, come un pavone con le sue meravigliose piume.
Aveva un sorriso capace di far sognare chi la guardava ad occhi aperti, uno di quelli che poteva rallegrare la giornata.
Gli porgeva spesso uno di quei sorrisi quadrati, altra caratteristica ereditata da Taehyung, che Jeongguk avrebbe fatto di tutto per non spegnere.
Nonostante il suo carattere frizzante, sapeva anche essere una ragazza tranquilla, spesso se ne stava sulle sue.
La sua passione era sempre stata la scrittura: passava intere giornate a scrivere, ma nessuno aveva mai potuto leggere ciò che scriveva: diceva fossero suoi pensieri, pertanto sarebbero dovuti appartenere solo a lei.

«Zio Jeongguk,» lo richiamò la ragazza, risvegliando il nominato dai suoi pensieri.
Erano seduti sull'erba in un parco sotto un albero di ciliegio, quel giorno: Jeongguk era sdraiato pensieroso sull'erba, Seoyun aveva piegato dolcemente di lato le gambe per stare composta.
«Dimmi, Seoyun» rispose l'uomo, sorridendole.
«Mi parleresti ancora di papà?» domandò, le sue guance erano diventate rosee.
Dai quindici anni aveva iniziato a chiedere di suo padre, ma le domande che porgeva erano poche e riguardavano tutte il suo aspetto fisico e il suo carattere.
Jeongguk ridacchiò: a volte gli sembrava di star vedendo Taehyung davanti a sé.
«Cosa vorresti sapere, esattamente?» chiese.
Non avrebbe saputo da dove iniziare se gli avesse dato carta bianca.
«Io, non lo so...» affermò pensierosa, «Andavate molto d'accordo?»
Jeongguk piegò le labbra in un sorriso: «Non avevamo opinioni simili, ma questo non è mai stato un motivo di litigio. Non credo che abbiamo mai litigato, io e lui...» mormorò.
«Capisco...E tu l'hai conosciuta, mia madre?»
Jeongguk scosse la testa: «Sai, quando tuo nonno mi ha portato nella sua casa ho stretto amicizia solo con tuo padre. Seokjin l'odiavo, con Namjoon, invece, ci parlavo poco perché ero molto timido», le spiegò, «sono stato lì fino a sedici anni, poi sono andato via e sono ritornato a ventisei anni.»
«E la mia mamma era già morta?»
Jeongguk annuì, «avevi appena sei mesi quando sono tornato.»
«Perché sei andato via per così tanto tempo, zio Jeongguk?»
I suoi occhi lo stavano scrutando come spesso anche suo padre faceva.
Jeongguk deglutì: la sua curiosità poteva fargli dire cose che avrebbe dovuto tenere solo per sé.
«Volevo lavorare,» mentì, «Taehyung non me lo avrebbe permesso. Diceva che ero un Kim e non potevo. E chi lavora nella propria casa?» disse.
«Volevi fare esperienza, quindi» dedusse Seoyun.
«Esatto.»
Non gli piaceva mentire, ma come avrebbe potuto spiegarle l'amore che provava per suo padre?
«E perché sei tornato?» domandò ancora, i suoi occhi erano desiderosi di apprendere quanto più possibile da suo padre attraverso Jeongguk.
«Perché mi mancava tuo padre,» rise, «passai a salutarlo ma lui mi obbligò a restare...»
«...fino a quando si ammalò» concluse la ragazza, abbassando lo sguardo.
«E dimmi, zio Jeongguk, come stavo io? Non lo ricordo...»
«Buon per te,» sorrise mesto, «avevi un anno e avevi iniziato a camminare. Io e Taehyung ti prendevamo le mani così che tu potessi stare in piedi ed esercitarti», disse, «ma quando Taehyung si mise a letto tu eri stranita dalla sua assenza e chiedevi sempre di lui. Inizialmente lasciavo che gli stessi accanto, ma quando le cose peggiorarono preferii che tu non lo vedessi più. Semmai te lo fossi ricordato, l'immagine che aveva quando era in salute sarebbe andata più che bene» mentì ancora.
Ebbene sì, Jeongguk decise, per il suo bene, di nasconderle il vero motivo della morte di suo padre.
«Non lo ricordo proprio, in realtà» confessò la ragazza, al ché Jeongguk rise: «è normale, avevi un anno. Io ancora adesso non ricordo cosa facessi prima di essere un bambino vagabondo» sorrise.
Su questo Seoyun preferì non commentare né chiedere alto.
L'uomo alzò lo sguardo per osservare il sole caldo, e si portò una mano sulla fronte in modo da non chiudere gli occhi.
«Grazie per le informazioni, zio Jeongguk» disse la ragazza, alzandosi in piedi.
«Torniamo a casa?» le chiese l'uomo, ancora sdraiato sull'erba.
Seoyun annuì, appoggiandosi sulla corteccia porpora-marrone dell'albero.
Guardò i suoi grandi fiori, molto spessi e con ricchi petali rosa.
Si distrasse quando vide l'uomo in piedi di fronte a lei che le porgeva il braccio sorridente.
Seoyun arrossì ma accettò subito, circondandoglielo con il suo.
Appoggiò affettuosamente il capo sulla sua spalla, e così si avviarono per la strada di casa.
Chi li vedeva poteva scambiarli per due affettuosi fidanzati: nonostante avesse quarantatré anni, Jeongguk era così bello che ne dimostrava molti di meno.

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