Capitolo 10

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Era da più di una settimana che quel terribile temporale imperversava per la città di Londra. Annabeth fu segregata in casa per dei giorni interi, rinchiusa fra le gigantesche mura di Villa Williams, in compagnia delle sue balie. Osservava le goccioline d'acqua scivolare lungo la grande vetrata del finestrone principale, con la faccia poggiata sul palmo della mano ed un'aria annoiata dipinta in volto. Come le sarebbe piaciuto uscire a giocare con gli altri bambini. Saltare dentro alle pozzanghere sembrava divertente, anche se poco igenico. I figli dei suoi servi sembravano essere così liberi e spensierati, nonostante non avessero nulla. Erano poveri, eppure felici. Com'era possibile?

<<Tesoro ...>> la voce che aveva attirato l'attenzione di Annabeth, era dolce, calda, ma allo stesso tempo decisa e cordiale. L'uomo che aveva appena parlato era Arman Willias, un uomo tanto colto quanto cordiale ed elegante: dagli occhi dello stesso colore del mare ed i capelli paragonabili al biondo del grano pronto per la raccolta, lo sguardo penetrante ed un'impareggiabile parlantina.
<<Che ci fai qui?>> disse lui, avvicinandosi alla piccolina, con passo lento ed elegante, degno di un re. 

<<Mi annoiavo ...>> rispose lei, limitandosi ad incrociare le gambe sul divanetto posto al fianco del gran finestrone, ed a osservare il tempaccio fuori dalla sua meravigliosa dimora. 

<<Ma piccola mia, hai una stanza piena di giocattoli ...>> ribatté il signore dal mento sbarbato ed i lunghi basettoni. 

<<Eh che ... non voglio più giocare da sola ...>>

<<Le tue Tate non vogliono giocare con te?>> disse confuso l'uomo, sedendosi sulla poltrona al fianco della bimba. 

<<Non voglio che loro giochino con me, io ... io vorrei ... degli amici, padre... Perché non posso uscire fuori assieme agli altri bambini?>> 

Comprendeva lo stato d'animo della figlia, capiva perfettamente cosa significasse sentirsi soli <<Annabeth ...>> incalzò dolcemente, prendendo la bimba fra le braccia, per poi farla sedere sulle sue ginocchia <<Non puoi giocare con la servitù ... vedi? Fuori piove ... il tuo bel vestito si rovinerebbe se ...>>

<<Ma ne ho così tanti di vestiti ...>>

<<Sai quali sono le regole, piccola. Tu sei una nobile, sei un'aristocratica. Devi essere al disopra di tutti non puoi ...>>

<<Ma perché!? Perché non posso essere come gli altri bambini?>> sbottò la bambina iniziando a piangere. 

<<Annabeth ...>>

<<No! Sei cattivo!>> concluse, scappando via dalle forti braccia del padre. 

Arman era dispiaciuto come non mai. Vedere la sua piccola stella in quello stato gli distruggeva il cuore, ma non poteva farci nulla. Annabeth doveva restare al sicuro, e per il momento, giocare all'esterno era fuori discussione. 

<<Signore ...>> incalzò una delle balie, la più paffutella <<Non credete che ormai il peggio sia passato? Catherina ha rinunciato ad Annabeth ... forse dovrebbe ...>>

<<Lasciarla più libera?>> l'interruppe l'uomo, alzandosi dalla poltrona per osservare il cielo buio fuori dalla finestra <<E se dovesse tornare?>> 

<<Non la lasceremo sola neanche per un istante, la seguiremo e la termo d'occhio da lontano, ma se la rinchiudete qui dentro per sempre ... Annabeth non sarà mai in grado di badare a se stessa ...>>

Arman era un uomo ragionevole e compassionevole, sapeva perfettamente che le parole della balia erano vere, ma sapeva anche il pericolo che la piccolina correva ogni giorno. Non ci si poteva fidare di Catherina, non poteva permettere che si prendesse Annabeth. <<Allora ce ne andremo>> fece improvvisamente l'uomo, incrociando le mani dietro la schiena <<Si. Aprirò un'agenzia mercantile, trasporterò sete e spezie dalle Americhe e mi stabilirò lì, con Annabeth. Sfido Catherina ad attraversare l'oceano per trovarci>>

Sangue Pirata - Jungle's Scream [[INTERROTTA]] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora