ventidue [last.]

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oramai era passata una settimana e i due avevano iniziato a ristrutturare la casa, partendo proprio dai muri.

per fortuna jeongguk aveva molti soldi da parte, però nel tempo libero entrambi erano andati a cercare un lavoro.

jeongguk si rendeva conto sempre di più di quanto fosse un sole taehyung. illuminava la sua strada, ovunque andasse.

non doveva più avere paura del buio, oramai lui aveva taehyung che illuminava la sua strada.

illuminava anche la sua vita buia, di uno stupido demone.

ogni volta che si guardava allo specchio il suo stesso stomaco si contorceva, però taehyung mordeva la sua guancia, pronto per urlare un'altra canzone delle mamamoo.

magari in mutande

magari senza neanche quelle

sicuramente con i capelli per aria

sicuramente faceva sentire jeongguk l'angelo più importante tra tutti.

ogni volta che guardava quel sorriso, così quadrato, così particolare, doveva tenere fermo il suo cuore, prima che sarebbe esploso.

non pensava che la felicità potesse esistere, pensava che la gente ne parlasse tanto per. pensava di doversi accontentare.. però con taehyung no, non si era accontentato.

e per quante volte litigavano, finivano sempre col baciarsi, mordersi, urlare ancora più forte.

però io loro amore era così puro e ...tenero. nonostante ci fosse di mezzo jeongguk, taehyung non riusciava a vedere nulla di tutto ciò aggressivo.

taehyung non riusciva a provare paura, fastidio, terrore o altro se non amore nei confronti di quegli occhi così pieni di dolcezza. bastava guardare oltre al colore, bastava guardare oltre.

per una volta taehyung era contento che il mondo non era stato in grado di guardare oltre, perché jeongguk era tutto per sé.

quel giorno erano a fare una passeggiata, calpestavano la candida neve per bere un cappuccino sotto le campane di quel bar perfetto che avevano trovato, gestito da un anziano di nome ryol. era così simpatico, e prese anche taehyung a lavorare.

jeongguk invece fu assunto da un amico del governatore in un ufficio.

sembrava andare tutto così bene, nella loro nuova casa.

quel giorno jeongguk tornò a casa con delle rose rosse, mentre taehyung le metteva nel bellissimo vaso di vetro il maggiore lo baciò.

un bacio diverso da solito, molto meno casto. le loro lingue bagnate si incrociavano e scontravano violentemente, mentre il maggiore prese il blu dai glutei.

per la prima volta taehyung si rese conto di quanto le sue gambe tremavano alla vista di jeongguk in camicia, mentre lo privava dei propri indumenti e marchiava il suo candido collo.

sì ritrovò nudo, sotto le dita che sembravano esperte di jeongguk e sotto il suo sguardo totalmente innamorato di quel corpo che tanto amava.

fu così dolce, nel fare l'amore con il corpo e con la mente di taehyung. jeongguk rispetto il minore e i loro ansiti si fecero così forti da dare un senso a quella casa.

"stava andando tutto così bene, giusto jeonggukie?" sorrise taehyung, appoggiando i fiori sulla lapide scura. "perché proprio a me?"

sì era ripromesso di essere forte, invece crollò. crollò a piangere su quel marmo insensato che non aveva lo stesso odore di jeongguk. lui voleva quegli occhi rossi ad illuminare di colore sangue la sua insensata vita.

lasciò cadere quei fiori blu sulla lapide, lasciandosi scappare singhiozzi forti, forti da disturbare gli uccelli sopra quell'albero.

mise una mano sulla propria felpa, stringendola. gli faceva male il cuore, era troppo lontano. era sotto terra, con il corpo felice di jeongguk.

finalmente anche lui era un umano, taehyung lo aveva reso umano. finalmente era potuto volare in cielo ed essere quell'angelo che taehyung diceva che fosse.

the end.

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mi sento una merda e sto piangendo ciao vaffanculo se volete odiarmi potete.
fa schifo anche questo capito, scusate
farò un epilogo uwu.

ℳonster.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora