Risveglio e manette

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...bip...bip...bip…
Quello fu il primo rumore che sentì…

per secondo…il rumore delle manette che provocava muovendo i polsi

"dove cazzo sono…!! Liberatemi oraaa"

Esclamò in preda al panico Alison,
da lontano sentì una voce che non conosceva

"signorina si sente bene, ha preso una brutta botta alla testa ma niente di grave non sipreoccupi. Era da sola in moto?"

Alison non fece in tempo a rispondere che degli uomini grandi si avvicinarono a lei e con voce arrabbiata e impertinente esclamarono

"non si faccia persuadere da quel tenero faccino dottor Penguarelli”

Il poliziotto con aria spocchiosa continuò avvicinandosi a lei

“Non faccia la finta tonta signorina, sappiamo chi è lei, e che ha anche ucciso una persona. Dentro il suo zaino, abbiamo rinvenuto una
pistola…casualmente la stessa pistola che ha ucciso in povero Matt Davies. La porteremo in questura per farci una bella chiacchierata"

"voglio un avvocato, è mio diritto"

Dalla sua bocca uscirono soltanto queste parole, allora sulla faccia del poliziotto più grande si formò un ghigno. si avvicinò a lei con area decisa è per niente spaventato e
aggiunse

"neanche il miglior avvocato la tirerà fuori da questo casino, sappiamo con chi è in affari, collabori con noi e avrà uno sconto di pena, altrimenti se la vedrà con il carcere a vita"

Il poliziotto sottolineò queste ultime tre parole per poi uscire dalla stanza senza aggiungere altro.
Il secondo agente lo seguì a testa bassa non prima di aver lanciato uno
sguardo di compassione alla ragazza.

Alison ancora troppo debole per parlare o muoversi restò in silenzio osservando il pavimento bianco lucente, aveva sempre
odiato gli ospedali…o meglio li aveva odiati dal momento in cui perse sua madre…lei era una donna forte e determinata ma purtroppo
era anche malata di tumore.
Più precisamente aveva un tumore al cervello e si era manifestato in una forma molto aggressiva e purtroppo era morta quando Aly
aveva solo tredici anni.
Ha vissuto fino ai quindici anni assieme a suo padre e alla
droga che vendeva…e poi...un “bel giorno” se così si può dire, mentre tornava a casa da
scuola entrò in bagno chiamando il padre ma nulla...non...rispose… si sentiva solo il fischio assordante della
teiera che rimbombava per tutta casa,
probabilmente perché era priva di mobili che avevano dovuto vendersi per mangiare un piatto di pasta.

Lei si diresse verso la cucina per spegnere il fornello, salì le scale in legno che ad ogni passo che faceva scricchiolavano,

si appoggiò sul corrimano visibilmente sporco finché non fece l’ultimo gradino e scorse la porta del bagno leggermente aperta…
Timorosa ma determinata entrò e rimase immobile facendo cadere a terra il telefono che avidamente teneva della mano sinistra che cadde a terra rimbalzando e rompendosi.

Nei sui occhi era illeggibile il sentimento che provava…hai piedi della vasca da bagno c’erano alcune siringhe e lei capì subito che suo padre si era bucato ed era morto per
overdose…si avvicinò e vide il corpo inerme del padre nella vasca.
Scese le scale senza battere ciglio dirigendosi al telefono chiamando 118 che arrivò in poco tempo.
E da lì in poi fu cresciuta da suo
cugino che…

“signorina oggi dovrà essere trasferita al penitenziario dobbiamo avvertire qualcuno?”

“signorina mi sente”

“si si cosa?”

“dobbiamo avvertire qualcuno?”

“no no”

Rispose Alison, dentro di sé era piena di rabbia e voleva solo una cosa riabbracciare “Lui”.
Non gli importava più niente, voleva solo sparire tra le braccia di “Lui” anche se l’aveva fatta soffrire, ma lei era troppo innamorata.

In fin dei conti lui l’aveva salvata dalla strada, dalla miseria, gli aveva ridato una vita che credeva
di aver perso, e nella sua durezza gli aveva ridato la voglia di vivere, nella sua durezza si erano innamorati, erano entrambi pazzi, messi insieme erano letteralmente ingestibili
per questo si chiamavano

Harley perché lei era totalmente pazza come Harley Quinn, e quando stava con lui non aveva paura di
nulla.

E lui Joker perché avrebbe fatto
qualsiasi cosa per salvarla o aiutarla…beh daiuna bella coppia…!!!
Ed in questo momento avrebbe desiderato tantissimo abbracciare il suo Puddin…

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Ti voglio.
Qui.
Ora.
Nel mio letto,
a viziarmi.
I baci sul collo,
le mani addosso,
il tuo odore intorno.
Tu che sorridi,
io che mi drogo,
di te.”

Alison DrakeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora