Il suono della sveglia la fece sobbalzare, e lei affondò la testa nel cuscino, tastando con la mano destra il comodino alla ricerca di quell'oggetto infernale che non voleva saperne di tacere. Trovatolo ci picchiò sopra e finalmente piombò il silenzio. Stancamente si trascinò in cucina e si fece una spremuta, dopo averla bevuta passò in bagno, si lavò i denti e la faccia e non tentò nemmeno di pettinarsi i capelli. Tornata in camera, dette un'occhiata all'orologio e scoprendo di essere in ritardo prese velocemente un paio di pantaloni, un maglia a maniche lunghe, giacca e scarpe, indossò tutto velocemente e uscì di casa sbattendo forte la porta.
Casa sua distava circa 5 minuti dalla scuola e lei li fece di corsa. Arrivata davanti a quell'edificio che ogni giorno la rinchiudeva e soffocava per 5 ore, prese un bel respiro e varcò la soglia.
Seppe che era lei ancora prima di vederla, oramai nessuno più la sorprendeva. Gialla come sempre, la bidella Marta, unico essere socievole di quell'istituto si avvicinò a lei e la salutò, soffocandola in un abbraccio che lei ricambiò per gentilezza.
Punto di vista di Sophie
"Marta, mi dai il programma delle lezioni?" chiesi frettolosamente. "Certo cara, eccolo qui" e me lo porse. Io scorsi velocemente le aule: Matematica 3. Maledizione era al terzo piano e ed ero già in ritardo, lo testimoniava l'assenza di qualsiasi forma di vita per i corridoi. Feci di corsa le scale, e con ancora il respiro affannoso bussai alla porta e la aprì senza nemmeno aspettare una risposta.
"È in ritardo signorina!" lo so pensai, sennò che avrei corso a fare? Mi guardai intorno e cercai un posto libero, l'unico era in seconda fila, da parte a Andrew, il secchione della classe. Come sempre era di un verde brillante; gli anni passavano ma ciascuno conservava sempre il proprio essere.
Tirai fuori quaderno e penna e seguii la lezione, matematica era una delle poche materie che mi piacevano e che seguivo con interesse. Finalmente arrivò l'una e lentamente mi avviai verso la porta, travolta da quel mare di persone che non aspettavano altro che tornare a casa propria. Disgustata da quella ressa mi feci da parte e aspettai che tutti uscissero, dopodichè mi incamminai tranquillamente sulla via del ritorno, inconsapevole di avere due occhi che mi fissavano.
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Come l'inverno
Vampire"Io sono un vampiro" disse indagando il suo viso per carpirne le reazioni. Lei rise. "Io sono anche peggio" rispose.