Punto di vista di Lei.
Continuavo a disegnare tentando con la coda dell'occhio di osservarlo ma smisi subito, non volevo che se ne accorgesse.
Improvvisamente la sua voce si fece strada tra i miei pensieri "Jace" disse, ed io alzando lo sguardo risposi "Sophie". Notai subito un cambiamento in lui: gli occhi si strinsero a due fessure, la mascella si tese, i pugni si chiusero di scatto e voltò la testa dandomi le spalle. Titubante fui indecisa se disturbarlo chiedendogli come stesse oppure no, alla fine vinse la mia preoccupazione, e così chiesi alla sua schiena "Ei, tutto bene?"
Lentamente, a rallentatore, come se l'aria fosse diventata più densa e rendesse più difficili i movimenti si girò e mi annuì, sempre con il corpo teso, come se fosse una molla caricata pronta a scattare.
Tentai di osservare la sua aura come la prima volta che lo vidi ma nulla era cambiato, intorno a lui il vuoto. Mi addentrai allora nella sua mente, ma me ne giungeva solo un'eco lontano.
Fame!
Improvvisamente la mia testa fu scossa da questo pensiero proveniente da lui ed io, senza neanche pensarci chiesi "Hai fame?", scosse la testa con poca convinzione e lessi della sorpresa nei suoi occhi.
Non riuscivo a capire che gli prendeva, sembrare soffrire internamente di una sofferenza indicibile.
Suonò la campanella e la sua espressione cambiò drasticamente: i suoi occhi divennero scuri, quasi neri, dalla gola gli salì un suono gutturale simile a un ringhio e le labbra si dischiusero mostrando i denti scintillanti. Senza che la vedessi la sua mano prese la mia gola ed io rabbrividì a quel tocco gelido e alla scossa che si scatenò sul mio corpo.
Tum: contro il muro.
Come poteva muoversi così velocemente?
Si avvicinò pericolosamente a me e tuffò la testa nei miei capelli, aspirandone il profumo, dopodichè fece scorrere le labbra sul mio collo e al mio tentativo di allontanarlo mi prese i polsi con una sola mano e li storse.
Una smorfia di dolore si dipinse sul mio viso e un gemito sfuggì alle mie labbra, risvegliandolo come di colpo dal suo sogno o incubo.
Punto di vista di lui.
L'eccitazione della caccia scorreva fluida dentro di me ed io mi lasciavo trasportare dal suo profumo così delizioso: muschio e vaniglia, sapeva di bosco.
Immersi la testa nei suoi capelli e aspirai forte quell'odore che mi offuscava la ragione. Lei tentò di spingermi via con le mani ed io sorridendo a questo stupido tentativo bloccai la preda chiudendole i polsi nella mia morsa d'acciaio e torcendoglieli, sentendola subito lamentarsi per il dolore.
Questo suono mi riportò alla realtà ed io la lasciai subito, allontanandomene velocemente.
"Scusa" e corsi via da quell'aula,da quel profumo, da Lei.
Corsi fuori e subito riempì i miei polmoni di aria fresca e pura, non contaminata da quel profumo così delizioso che.. no, non dovevo pensarci altrimenti sarei tornato indietro e..cominciai a correre senza una meta precisa, l'unica cosa che volevo era allontanarmi da lei. Corsi in mezzo al bosco, schivando gli alberi e scivolando leggero sul tappeto erboso.
Decisi di fermarmi al centro di una radura illuminata debolmente dal sole e lasciai vagare la mia mente.
Mai mi era capitato di sentire un odore così dolce e invitante e mai mi era capitato di perdere così faclmente il controllo, di quelli che conoscevo della mia specie, io ero sempre stato quello con il maggior autocontrollo, che mi era successo?
Bosco e vaniglia, chissà com'era al palato quel sapore delizioso. Se all'olfatto era già così buono, al gusto doveva essere anche migliore.
Scossi la testa cercando di scacciare via questo pensiero, mi sdraiai nell'erba e decisi che le sarei stato lontano e che quella sera sarei andato a nutrirmi.
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Come l'inverno
Vampire"Io sono un vampiro" disse indagando il suo viso per carpirne le reazioni. Lei rise. "Io sono anche peggio" rispose.