Sete

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Punto di vista di Sophie

Aprì gli occhi e tutto il mondo mi apparve sfocato, come se avesse perso i suoi contorni e si fossero mescolati insieme tutti gli oggetti e le cose.

"Stai bene?" chiese una voce preoccupata proveniente dalla mia destra. E' un suono bellissimo, mai avrei pensato che una voce potesse essere così bella, così dolce e così armoniosa. Questa voce mi infuse sicurezza e mi cullò leggera, come una ninna nanna.

"Stai bene?" ripeté, con una nota di preoccupazione in più.

"Appena metto a fuoco il mondo sì'" risposi con un pizzico di sarcasmo. "Riposati" mi disse la sua dolce voce, ed io ascoltandolo, mi lasciai cullare da quel suono.

Punto di vista di lui.

Riposò tranquilla, finalmente con un'aria serena su quel viso tanto stanco e affaticato. Pensai di prepararle qualcosa da mangiare, ma mi resi conto di non sapere cosa le piacesse e cosa no, mi resi conto di non conoscere i suoi gusti, le sue passioni, i suoi hobby. Le uniche cose che sapevo di lei, erano i libri e gli artisti preferiti, scoperti con un sotterfugio, intrufolandomi come un ladro mentre lei dormiva.

Sbatté velocemente gli occhi, come per svegliarsi da un sogno lontano.

"Ei" le dissi, "Ei" rispose lei.

Il suo viso era calmo e riposato finalmente, ma appena il suo sguardo si posò su di me, io vidi la rabbia offuscargli quei bellissimi occhi grigi.

"Tu" sputò tra i denti, osservandomi. "Come hai potuto? Mi hai lasciata qui! Qui come se fossi un cane, abbandonato su un'autostrada in attesa che qualche povera anima si fermi e lo prenda con sé! Te ne sei andato senza spiegare nulla, lasciandomi con mille dubbi e mille domande, lasciandomi con i tuoi occhi in testa e il tuo profumo addosso!" mi urlò addosso.

"Posso spiegarti Sophie, davvero io.."

"Non mi interessa Jace, dimmi solo perché? Perché diamine sei scappato? Io..io ero in pensiero, non sapevo dove fossi, se stessi bene, se fossi nei guai o cosa!"

"Bhe, ma io sapevo che tu stavi bene.."

"Ma io no! E' questo il punto Jace, io no." disse e si lasciò andare tra le mie braccia, la sua testa poggiata sulla mia spalla, la sua ferita a un nulla dal mio viso, il suo sangue a chiamarmi.

Il richiamo del sangue, potente e invitante come nessuna altra cosa al mondo.

Sentivo l'adrenalina scorrere nelle mie vene, sentivo il veleno affluire nella mia bocca, sentivo i muscoli tesi e il cacciatore uscire allo scoperto.

"Sophie..allontanati" dissi stringendo i denti e chiudendo i pugni con forza.

Lei si spostò e si mise dietro la poltrona, io sorrisi, se quello era il suo tentativo di proteggersi, allora mi sottovalutava.

La mia preda era lì, con la paura negli occhi, con il tremore nel corpo e il suo sangue caldo ad invitarmi.

Da quanto tempo non mi nutrivo di sangue caldo? Troppo ne era passato dall'ultima volta che nemmeno ne ricordavo il sapore sulla lingua.

"Jace" mi chiamò con la voce rotta dal terrore. Il mio cervello tornò lucido per qualche attimo ed io liberai la mia rabbia gettando a terra tutto ciò che trovavo davanti a me, sperando di sfogare la mia ira e la mia sete su un oggetto, anziché su di lei.

Poi un urlo e un profumo giunsero alle mie orecchie e alle mie narici.

Alzai lo sguardo e la vidi a terra, dove si era accasciata dopo essere stata colpita da una scheggia di un vaso che avevo infranto. Il suo sangue colava a terra e una grande chiazza andava allargandosi sotto la sua gamba.

Rosso rubino esso mi chiamava, ed io potevo gustarne il sapore, potevo sentirlo scendere giù per la mia gola, dissetarmi davvero e finalmente godere di quella fragile umana.

Il veleno inondò la mia bocca ed io comincia a vedere tutto in maniera sfocata tranne lei, al centro della mia visuale: la mia preda.

Punto di vista di Sophie

Sentì un dolore terribile alla gamba e poi un calore si estese sulla mia gamba.

Sangue.

Tentai di tamponare la ferita, ma non avevo nulla.

Poi lui.

Il suo viso era teso e lo era anche il suo corpo, i suoi muscoli erano messi in risalto da quella posizione accucciata che manteneva e il suo sguardo mi trafiggeva.

Mi sorrise ed io vidi i suoi denti bianchi brillare mentre le mie palpebre si facevano più pesanti.

Le ultime cose che ricordo furono un ringhio basso e una fitta lancinante al collo.

Chiusi gli occhi e cedetti all'oblio.

Come l'invernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora