Una volta a casa salutai Argo, il mio lupo cecoslovacco e lo portai a fare una passeggiata. Camminavo tranquillamente e Argo annusava ogni centimetro del terreno rallentandomi, qualche maledetta cagnolina doveva essere passata di lì e ora lui se ne stava con il naso appiccicato a terra, somigliando più a un cane da tartufi che a un lupo.
Persa nei miei pensieri non vidi una lastra di ghiaccio e ci scivolai sopra, cadendo rovinosamente a terra. Quando aprii gli occhi c'era una voce in lontananza che mi chiamava e qualcosa di caldo sulla guancia. Mi tirai subito in piedi, ma davanti ai miei occhi esplosero mille stelle colorate, così lascia perdere e feci dei respiri profondi. "Argo, smettila di leccarmi, sto bene!" gridai piuttosto seccata. "Tutto a posto?" disse una voce. Io tentai di mettere a fuoco il volto di colui che aveva parlato, ma la testa girava come una trottola e mi limitai a rispondergli "Certo, grazie".
Finalmente la realtà torno ad avere dei contorni definiti e io potei guardare il mio soccorritore, osservandolo notai che non aveva un colore.
Ora: tutti hanno un colore. Un colore che rispecchia la propria personalità: verde,azzurro,viola,grigio etc.. Molti la chiamano aura, a me non importa, la vedo e basta. E lui non ce l'aveva, lo spazio attorno al suo corpo, alla sua testa, alle sue mani: nulla. Nemmeno una sfumatura lontana, nemmeno un'aura debole, niente.
Confusa da questa assenza di colore che oltre a rivelarmi molti aspetti dell'altro, solitamente mi dava libero accesso ai suoi pensieri, provai a concentrarmi su di lui per carpirgliene almeno mezzo, ma niente: insondabile.
Lui corrugò la fronte e mi fissò: "Non provarci", detto questo sparì dalla mia vista.
Mi alzai cercando di stare dritta e non dondolare come un'ubriaca e mi avviai verso casa, con Argo che saltellando da una parte all'altra si gettava nei cumuli di neve fresca. La sua aura era di un bel giallo splendente.
Tornai a casa, aprii una scatola di fagioli e svogliatamente li mangia, ripensando al ragazzo senza aura.
Mai mi era capitato di incontrare una persona senza il suo colore, o meglio, le uniche che non l'avevano solitamente le si vedeva all'obitorio, morte.
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Come l'inverno
Vampiros"Io sono un vampiro" disse indagando il suo viso per carpirne le reazioni. Lei rise. "Io sono anche peggio" rispose.