Domande

1K 44 6
                                    

Punto di vista di Lui.

Scattai contro il muro, il più lontano possibile da lei e da quel dannato profumo che mi attirava come la luce attira una falena. 

Strinsi i denti così forte che sentivo si sarebbero potuti rompere se non fossero stati così duri, le mani chiuse in due pugni contratti lungo i fianchi, il corpo in fermento per l'adrenalina che vi scorreva dentro e gli occhi stretti a due fessure. 

Era una lotta tra mente e corpo, tra razionalità e istinto.

"Parla" ringhia tra i denti, avevo bisogno della sua voce, essa mi avrebbe riportato alla realtà, e mi avrebbe convinto a non ucciderla.

"Che devo dire?" chiese lei, la sua voce con una punta di..tristezza?

"Qualsiasi cosa!" sbuffai sentendo che non avrei resistito ancora per molto.

"Uhm, dovrò comprarmi un cellulare nuovo, perché quello vecchio si è rotto quando sono caduta sul ghiaccio, anche se la sua vita era ormai sul finire" disse con voce dolce ed io calmandomi un poco, ma impaziente di udirla di nuovo le ordinai "Continua..".

"Bhe, hai fatto un ottimo lavoro con i punti sulla mia gamba e la testa non mi fa più male dopo la caduta, ma penso che dovrei farmi una doccia anche se.." disse arrossendo immediatamente dopo e guardando a terra non volendo incontrare i miei occhi. "Anche se..?" dissi automaticamente io, incapace di trattenere la mia curiosità e dimenticandomi per la prima volta del suo profumo così buono e del sangue salitole alla guance. "Nulla" bofonchiò lei, sempre fissando a terra e non me. 

Mi avvicinai lentamente e imposi a me stesso di non respirare, fermandomi a un metro da lei: "Anche se..? Sophie finisci la frase" sussurrai. Lei alzò gli occhi, e il trovarmi così vicino la fece sobbalzare leggermente, si fissò le mani e risoluta disse " Vado a farmi una doccia, fatti trovare qui quando torno, non andartene per favore" e detto ciò si girò, e di fretta salì le scale, rischiando di inciampare sull'ultimo gradino.

Appena sentii il getto dell'acqua partire presi un respiro profondo e mi osservai attorno, per la prima volta invitato a restare a casa sua e non costretto ad intrufolarmici dentro di nascosto.

Il suo profumo così forte aleggiava in ogni singola particella d'aria presente nella stanza, e io faticavo a concentrarmi su qualcos'altro, poi nella mia mente risuonarono le sue parole " ..fatti trovare qui quando torno, non andartene per favore"  e in quel momento decisi che avrei lottato con tutto me stesso per non uccidere quella fragile umana, che se fosse stato necessario avrei soffocato i miei istinti, ma non l'avrei mai più vista come una preda. 

Pensando a ciò mi venne in mente che era da un po' che non mi nutrivo, e per quanto lei mi avesse chiesto di restare, contavo di riuscire a dissetarmi prima del suo ritorno, magari a "pancia piena" avrei saputo resistere meglio agli assalti del suo delizioso sapore, così corsi fuori, impaziente.

Punto di vista di Sophie

L'acqua calda che mi investiva il corpo rilassò i miei muscoli e lasciai la mia mente libera di spaziare e di riflettere su quanto successo finora. 

Jace!

Era un vampiro, se solo avesse saputo ciò che ero io sarebbe scappato, risi tra me. 

Era così bello: gli occhi azzurri color del mare in tempesta sempre attenti e velati da un'ombra di tormento, gli zigomi leggermente pronunciati e le labbra piene e perfette, i capelli erano biondi dorati, leggermente lunghi e sempre arruffati, la muscolatura era asciutta, senza un filo di grasso e non esagerata ed era alto, con quel buonissimo profumo di vaniglia e cannella che sempre lo circondava e quel suo sguardo che mi perforava. 

Finita di lavarmi mi avvolsi in un asciugamano e mi diressi in camera mia per trovare qualcosa da mettermi, alla fine optai per un paio di pantaloni della tuta e una felpa larga. Mentre scendevo le scale tentai di sistemarmi quel groviglio di capelli che mi trovavo in testa in una treccia, e così facendo non vidi l'ultimo gradino e precipitai verso il pavimento, prima che due robuste braccia mi fermassero e una voce dura mi dicesse nell'orecchio: "Stai attenta a dove metti i piedi Sophie, ti prego, devo già proteggerti da me stesso, non posso proteggerti anche da te"

Imbarazzata mi tirai subito in piedi e un profumino giunse alle mie narici, aggrottando la fronte chiesi "Che cos'è questo profumo?" non ricordavo di aver messo niente a cuocere, anche perché raramente accendevo i fornelli, e raramente mangiavo. "E' pizza" rispose lui "L'ho ordinata mentre facevi la doccia, pensavo ti fosse venuta fame, è da un po' che non mangi". Quindi lui era preoccupato per me, gioi al mio interno. Lo osservai e notai che lui mi fissava, con un sopracciglio alzato e gli occhi più tormentati del solito. "Che c'è?" chiesi notando la sua preoccupazione, "Ti piace la pizza vero? Perché sennò posso ordinare qualcos'altro, tipo cibo cinese, messicano, cucinare delle lasagne non so, qualsiasi cosa o.." "Mi piace, lo interruppi ridendo, a chi non piace la pizza?" e detto questo il suo viso si rilassò.

Andammo in cucina e mentre io mangiavo svogliatamente, la mia mente viaggiava cercando di dare risposte alle mille domande che mi frullavano nella testa. 

"Facciamo un gioco!" dissi alzando il viso dal piatto, lui mi fissò incuriosito e sorpreso, probabilmente l'avevo distolto dai suoi pensieri "Quale?" chiese, "Domande, oggi è il mio giorno delle domande e domani sarà il tuo e poi il mio e così via, si può non rispondere ad una sola domanda, che ne dici?" apostrofai con una sfumatura di supplica nella mia voce, sperando ardentemente che accettasse e ponesse fine al mio miscuglio interiore di domande irrisolte. 

Stavo già pensando che non avrebbe accettato quando disse "Ci sto, ma tu mangia, è mezz'ora che giochi con il cibo Sophie" Entusiasta misi in bocca un'intera fetta di pizza tutta d'un colpo, quasi soffocandomi.

"Allora, perché ti sei iscritto alla mia scuola?" uscì fuori senza neanche che ci pensassi su "Volevo conoscerti" rispose con naturalezza "Perché?" chiesi "Perché quel giorno che sei caduta sul ghiaccio mentre portavi fuori il cane mi sei sembrata diversa, ho sentito..la tua mente come sfiorare la mia e la mia curiosità ha vinto, non c'è molto del quale sorprendersi quando si ha di fronte l'eternità sai?" disse con un sorriso amareggiato sulle labbra. "Quanti anni hai?" pronunciai incapace di trattenermi " La mia vita si è fermata a 19 anni, ma ne ho 315" rispose abbozzando un sorriso quando la mia bocca si spalancò e i miei occhi si aprirono a dismisura di fronte a quella cifra assurda. 315 anni significava che aveva assistito alle due guerre mondiali, alla Rivoluzione Francese, a Shakespeare, a Chopin, Mozart, Van Gogh e tanti altri. 

Ero persa in questi pensieri quando nella mia mente comparve una domanda che fino ad allora non avevo nemmeno preso in considerazione e che invece ne meritava molta, sperando che non usasse il suo jolly per evitarla presi coraggio e inspirai forte prima di guardarlo negli occhi e domandargli:

"Di cosa ti nutri?"

Ho bisogno di un vostro parere, volete che aggiunga il cast dei personaggi o che lasci spazio alla vostra immaginazione? 

Come l'invernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora