Rabbia

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Punto di vista di Sophie

Il mio stomaco brontolò per l'ennesima volta, era da 3 giorni che non mangiavo e le forze, dovute anche a quelle maledette catene che ancora mi tenevano serrate caviglie e polsi, mi venivano sempre meno. Certo, ora ero un mezzo vampiro, ma necessitavo ancora di cibarmi come un qualsiasi essere umano, e anche di dormire, cosa che ultimamente non mi riusciva affatto facile.

Lui se ne era andato subito dopo avermi dato quella notizia che mi aveva distrutta, lasciandomi con mille dubbi e domande irrisolti, a covare una sorda rabbia che minacciava di esplodere.

Harry era suo fratello, ma come potevo non ricordarmene? E perché mi aveva baciata allora? E come mai non era venuto prima da me? Perché odiava Jace?

Jace.

Jace era la costante dei miei pensieri, il sottofondo immancabile. Dov'era ora? Avevo provato a cercarlo di nuovo con la mia mente, ma forse per la stanchezza, forse per la rabbia verso Harry che non riuscivo a gestire, non avevo percepito nulla, e questo aveva aumentato ulteriormente la mia frustrazione.

L'ennesimo gorgoglio sordo mi ricordò che avevo fame, tanta. Quale fratello avrebbe lasciato sua sorella a morire di fame? Solo un mostro: ciò che lui realmente era.

Per cercare di dimenticarmi almeno per un attimo quanta fame avessi chiusi gli occhi e tentai di dormire.

"Mamma" pronunciai piano, come per paura che un suono troppo alto potesse farla svanire o spaventare. Lei mi sorrise dolcemente di rimando e allungò una mano per carezzarmi il viso. Non potei sentire il suo tocco, ma percepì comunque una leggera scarica elettrica sul viso.

Era stato così fin dall'incidente: potevo vedere i miei genitori morti, parlar loro e sognarli, ma mai toccarli, nè udire la loro voce.

"Mamma, perché non ricordo nulla di Harry?" chiesi titubante, vedendo il suo sorriso svanire lasciando il posto a una smorfia di dolore. "Mamma" la implora i, allungando una mano per toccarla e incontrando solo l'aria.

Se ancora avessi potuto piangere l'avrei fatto, e mi stupì quando una calda lacrima solcò la mia guancia, e ancora di più quando scoprì di essere libera dalle catene. Immediatamente mi alzai e cominciai a cercare la porta d'entrata, ma là dove sarebbe dovuta essere, ora c'era solo muro, e ovunque ci fosse stata un'apertura esistevano solo mattoni: ero in trappola. Tentai di buttare giù le pareti, ma al secondo colpo mi accorsi di perdere sangue dalla spalla. Sangue rosso cupo imbrattava tutti i miei abiti e gocciolava a terra formando una pozza scura, distogliendomi dai miei pensieri, dalle fitte di dolore lancinante e dal come fosse possibile ciò se ero una vampira, o perlomeno metà. Un ringhio basso mi fece voltare e solo allora incontrai il viso di Jace. "Jace!" urlai, prima di gettarmi verso di lui, accorgendomi troppo tardi dei suoi occhi rossi e dei suoi denti famelici.

Urlai.

Mi svegliai all'improvviso, sbattendo più volte gli occhi e mettendo a fuoco ciò che mi stava attorno, era stato solo un sogno.

"Mangia" mi disse una voce dal suono familiare, prima che un piatto arrivasse fino a me. Senza nemmeno pensarci due volte mi ci buttai sopra, e solo dopo averlo pulito per bene mi resi conto che colui che me lo aveva offerto era Harry.

"Vattene" ringhiai, mostrandogli i denti e scrutandolo mentre se ne stava accasciato su una sedia, come se gli avessero succhiato via tutte le forze necessarie per stare in piedi. "Un grazie l'avrei preferito sai?" disse in modo sarcastico, alzando solo di poco il viso e mostrandole due occhi neri come la pece. "Grazie per cosa? Per avermi rovinato la vita? O forse per avermi mentito?" rimandai in modo beffardo, ma lui sembrò non farci caso.

"Tu la vedi mai la mamma?" chiese dopo un attimo di silenzio, per la precisione 43 secondi e mezzo contò il mio cervello. "Non nominarla" dissi in un soffio, mentre tutta la rabbia che avevo represso fino ad allora esplodeva dentro di me come un fiume in piena.

Adrenalina allo stato puro cominciò a scorrere nel mio corpo, accelerando i battiti del mio cuore, se ancora ne avessi avuto uno.

"Io sono tuo fratello Sophie, fattene una ragione" disse mentre tornava a guardarmi con quegli occhi..sofferenti? "Tu sei un mostro. Un fratello non mi avrebbe mai lasciata sola, nè mi avrebbe baciata, o legata ad un muro, trattandomi come un cane. Un fratello non mi avrebbe mai fatto del male, un fratello non mi avrebbe mai diviso da ciò che amavo e.." un movimento improvviso mi interruppe quando lo vidi alzarsi e subito stagliarsi di fronte a me con il viso distorto dalla rabbia "Non puoi amare un mostro e un assassino!" urlò con i muscoli contratti e il viso a un nulla dal mio. "Qui siamo tutti mostri, e di assassino ne vedo uno solo".

Bloccai la sua mano prima ancora che colpisse la mia guancia, e notai come fosse sorpreso da ciò, leggendo anche il dubbio nei suoi occhi. Quel suo momento di indecisione sarebbe stato l'unico che avrei avuto per scappare, così feci appello a tutte le mie forze, alimentando le con la rabbia che mi covava dentro.

Mai avevo avuto una così perfetta percezione del mio corpo, potevo sentire i muscoli contrarsi, e l'aria fremere intorno alla mia figura. Con un gesto secco strattonai le catene e grugnì per lo sforzo e per il dolore. Prima ancora che lui capisse le mie intenzioni, la mia mente aveva già attaccato la sua, e le mie caviglie e i miei polsi erano finalmente liberi da quelle torture.

Prendendo gli anelli che giacevano spezzati a terra li avvolsi attorno al suo corpo, stringendoli e ignorando i calci continui che mi arrivavano da lui.

Una volta finito, Harry giaceva a terra, contorcendosi dal dolore e dalla rabbia. "Marcisci all'inferno, fratellino mio" dissi prima di voltarmi e gettarmi di corsa nel bosco.

Jace aspettami, sto arrivando.

Punto di vista di Jace.

Da quella unica volta non avevo più sentito la sua mente, ne ero stato come sfiorato, o forse me l'ero solo immaginato.

Sophie.

Dove diavolo eri finita?

Di nuovo osservati le persone intorno a me, cercando tra la folla il suo viso, ascoltando attentamente i discorsi degli altri per sentire la sua voce, di nuovo. Era da due settimane che la cercavo e non l'avevo trovata. Mi ero spinto ovunque e in ogni dove, ma di lei nessuna traccia, come se non fosse mai esistita, come se fosse..morta.

No! Lei non poteva essere morta, non poteva lasciarmi da solo! Era troppo fragile per resistere a lungo, ma io l'avrei trovata. Non avrei potuto vivere senza di lei, avevo aspettato troppo per rovarla , e proprio quando l'avevo stretta tra le braccia lui me l'aveva portata via. Chiunque fosse sarebbe morto, l'avrei ucciso con le mie stesse mani, giurai a me stesso.

Irritato da tutte quelle inutili chiacchiere umane che mi riempivano le orecchie cominciai ad allontanarmi dalla piazza,ma prima che potessi farlo sentii una fitta lancinante alla testa e crolla in ginocchio, attirando molti sguardi su di me.

"Jace!" risuonò nella mia testa.

E questa volta ne ero certo, era Sophie che mi chiamava.

Scusatemi per tutto il tempo che ho impiegato per scriverlo, lo so, mi odiate! E per di più il capitolo è cortissimo e scritto male, davvero perdonatemi. Il computer è in riparazione e sto pubblicando dal tablet.

Sappiate che apprezzo molto i vostri commenti e il numero di visualizzazioni, grazie davvero.

Spero di piaccia almeno un po', passate a leggere anche le altre mie storie se vi va, un bacio!

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