Profumo

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Punto di vista di Sophie

Maledetta sveglia pensai appena quel suono insistente si fece strada nel mio dormiveglia.

La luce entrava dalla finestra prepotentemente, dovevo essermi scordata di chiudere le imposte il giorno prima. Mi alzai stiracchiandomi e scesi come sempre a bere la mia spremuta.

Andai a scuola come tutti i giorni e durante l'ora di storia, mentre svogliatamente scarabocchiavo fiori su un foglio ascoltando i pensieri disconnessi dei miei compagni, improvvisamente la sedia vuota accanto al mio banco si spostò e venne occupata da un ragazzo.

Punto di vista di lui.

Mi ero iscritto a quella scuola solo perché sapevo che anche lei la frequentava, così l'avrei incontrata: aveva qualcosa di diverso dagli altri, l'avevo percepito quando lei era caduta sul ghiaccio ed io l'avevo aiutata.

Mi diressi verso l'aula 5 di storia, bussai, mi presentai e la professoressa mi indicò un posto libero in terza fila: da parte a lei. Mi ci diressi lentamente, e poiché lei sembrava non essersi nemmeno accorta della mia presenza, concentrata in tutt'altro, feci rumore spostando la sedia, così da attirare la sua attenzione. Proprio come desideravo lei alzò il viso di scatto e nei suoi occhi vi lessi stupore e poi curiosità forse, ma subito la  riabbassò e prese di nuovo a disegnare.

Non capivo.

Approfittai del fatto che non mi fissasse per osservarla meglio: i capelli lunghi erano mossi, morbidi e di un bel castano chiaro ramato, il sul viso era dolce ma deciso, i suoi occhi verdi avevano sfumature grigie e la sua bocca delicata era leggermente storta nel labbro inferiore, ma era bella.

Nell'insieme era bellissima, aveva una bellezza particolare, una di quelle che ti rapiva.

Misi da parte le mie considerazioni e decisi che era giunto il momento di presentarsi "Jace" dissi fissandola, lei alzò gli occhi e mormorò "Sophie", il suo profumo arrivò alle mie narici ed io immediatamente mi irrigidì.

Quell'aula era troppo piccola per disperdere nell'aria il suo profumo, anzi, lo fissava e rendeva ancora più difficile il mio compito.

"Jace: concentrati" dissi tra me e me. Voltai la testa dall'altra parte, cercando aria pulita e sana, ma nulla, era come se sopra la mia testa, intorno al mio corpo il suo profumo aleggiasse dolcemente.

Strinsi i denti e i pugni sotto il banco pensando ad altro, concentrandomi sul profumo di un'altra persona presente in quella classe, ma il suo non mi lasciava.

"Ei, tutto bene?"

La sua voce mi giunse distante, come se mi stesse parlando da un chilometro di distanza, piuttosto che dal banco di fianco. Io, con ancora la testa voltata dalla parte opposta presi fiato, mi girai lentamente e annuì con il capo, tentando disperatamente di non saltarle addosso.

Lei sembrava studiarmi, i suoi occhi si fecero acuti e si concentrarono su di me, fissandomi e al tempo stesso persi altrove.

"Hai fame?" mi chiese.

Che diavolo? Ma chi era questa ragazza?

No, feci segno con la testa.

Poi persi il controllo sulla mia mente.

Come l'invernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora