Ghiaccio

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Punto di vista di Lui.

"Di che cosa ti nutri?" mi chiese con voce curiosa e al tempo stesso con una punta di paura negli occhi. Notai che aveva mangiato solo due fette di pizza "Mangia Sophie" ordinai, "Sono piena e tu devi rispondere Jace" disse non dandoci troppo peso ma marcando il mio nome, che rotolava fuori dalle sue labbra così perfetto. Ero indeciso su cosa fare, se le avessi risposto avrei potuto scioccarla a tal punto da cacciarmi e non volermi più vedere, eppure se non l'avessi fatto lei non avrebbe mollato e si sarebbe offesa, forse. Dannazione, perché era così difficile capirla? Non potevo perderla, non volevo perderla, così presi un respiro profondo, anche se non necessario e la guardai negli occhi, pronto per leggere qualsiasi reazione ci sarebbe passata attraverso.

"Mi nutro di sangue umano" dissi e il suo viso si atteggiò a compassione..? Lei mi compativa? Com'era possibile? Io ero una bestia, un mostro, qualcosa di cui aver paura, come il lupo o l'uomo nero o qualsiasi brutta cosa potesse spaventare e lei mi compativa. Mi avrebbe fatto impazzire. "Tuttavia-ripresi-non mi nutro di sangue umano caldo, ma freddo. Bevo il sangue delle persone morte, sono già un mostro, non voglio esser anche un assassino" aggiunsi studiando il suo volto. Un'aria di sollievo lo pervase ed i suoi occhi si illuminarono di una luce che non riuscivo a definire. "A che pensi?" chiesi troppo curioso di sapere cosa frullasse in quella sua adorabile testolina, "Oggi è il mio giorno delle domande" rispose lei tranquillamente con un sorriso malizioso sulle labbra, contenta di avermi fregato.

Mi lasciai scappare una risata leggera, e presa in mano una fetta di pizza gliela avvicinai alla bocca, incitandola a mangiarla, ma lei scosse la testa testarda e mise il broncio, proprio come una bambina piccola che si rifiuta di essere imboccata. Risi nuovamente e questo spianò la ruga arrabbiata in mezzo agli occhi e dissolse il broncio dal suo viso. "Va bene" ammise alla fine riluttante, prendendomi di mano la pizza e mangiandola distrattamente.

"Il tuo cognome?" riprese con le domande, "Osborn" risposi, contento di vederla mangiare. "Dormi la notte?" "No, non dormo mai" "Ah-disse sorpresa, e subito riprendendosi-hai parenti?" "Sì, ho una famiglia composta da due fratelli e una sorella, anche se non anagraficamente, ma siamo stati trasformati dallo stesso vampiro, che é mio padre e poi mia madre" "Come si viene trasformati?" chiese subito insaziabile "Jolly" risposi velocemente e lei si rattristò, delusa.

"E' ora di andare a letto" dissi infine, dopo un lungo silenzio "Ma se non dormi!" ribatté lei sbadigliando come a voler confermare la mia tesi, "Ma tu sì" aggiunsi, spostando il cartone con ancora mezza pizza al suo interno buttandolo nella spazzatura, dopodiché mi voltai a guardarla e le dissi "Avanti Sophie, non obbligarmi a ordinartelo, e so essere molto persuasivo" dissi e a questo mio commento le sue guance automaticamente arrossirono e i suoi occhi sfuggirono ai miei, lasciandomi perplesso e incapace di capire cosa significasse qual rossore sul suo viso, analizzando ciò che avevo detto. Ancora perso nei miei pensieri non mi accorsi che lei si stava alzando solo quando non sentì la sedia strisciare sul pavimento, allora la accompagnai su per le scale e quando lei entrò in camera sua io mi fermai sulla porta, non sapendo che fare, lei se ne accorse e mi invitò con la mano ad entrare.

La stanza era come l'ultima volta che l'avevo vista, il letto al centro della camera appoggiato a una libreria immensa e la scrivania disordinata, piena di fogli scarabocchiati con quella sua calligrafia ordinata.

Lei si sdraiò sul letto e si mise sotto le coperte, rabbrividendo inizialmente e poi sistemandosi comodamente su un fianco, guardandomi. Indeciso su cosa fare le dissi "Ci vediamo domani" e mi incamminai verso la porta, come a volermene andare.

"No!" gemette, alzandosi improvvisamente dal letto e allungando un braccio verso di me come a volermi fermare "Resta" sussurrò abbassando la testa verso le lenzuola e giocherellandoci, "Così se entrano i ladri li fermi" aggiunse goffamente cercando una scusa che giustificasse quel suo improvviso volermi "Hai un lupo per quello" dissi con un'aria divertita e lei sbuffò alzando gli occhi al cielo "Si sono evoluti i ladri rispetto ai tuoi tempi, ora sanno come tenere a bada un lupo, quindi resta per favore" supplicò quasi ed io non riuscì a dire di no di fronte a quei due occhi preganti, così mi misi seduto su una poltrona e prendendo un libro qualsiasi finsi di leggerlo, mentre di sottecchi la osservavo risistemarsi sotto le coperte soddisfatta della riuscita del suo piano, causando una mia leggere risata, che non riuscì ad udire con il suo debole udito da umana.

Come l'invernoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora