Punto di vista di Lui.
Alzò la testa e trovò la mia a poca centimetri di distanza, "Jace" mi alitò in faccia il suo profumo, facendomi perdere la testa. Se ancora avessi avuto un cuore avrebbe cominciato a battere forsennatamente eccitato da quel delizioso sangue. Lei continuava a fissarmi, ed io a ricambiarla, come se non potessimo spezzare quel contatto.
Mi specchiai nei suoi occhi e vidi me stesso: il volto sfigurato dal dolore e contratto in una smorfia, la mascella tesa e gli occhi scuri: neri. Alla vista di quella bestia che ero io, smisi di respirare e tentai di calmarmi, ma quando lei dischiuse leggermente le labbra quasi involontariamente io non potei fare a meno di eliminare quella poca distanza che c'era tra noi due, sussurrando prima "Attenta".
Le sue labbra erano morbide e si fondevano perfettamente con le mie, e mentre esse si sincronizzavano, le mie mani scesero a stringerle dolcemente i fianchi e le sue si immersero titubanti nei miei capelli, carezzandoli dolcemente.
In quel momento smisi di essere vampiro e mi sentii nuovamente uomo, ma non durò per molto, perché appena mi staccai per riprendere fiato, la bestia che era in me uscii con prepotenza allo scoperto, e per non saltarle al collo, corsi subito via da quella casa, da lei, per cibarmi.
Punto di vista di Sophie
Appena le sue labbra avevano sfiorato le mie, il mio cuore aveva cominciato a battere più forte, come se volessi uscirmi dal petto e volare via. Brividi scossero ogni singola cellula del mio corpo quando le sue mani mi strinsero dolcemente i fianchi ed io tuffai le mani nei suoi capelli morbidi, giocandoci.
Appena ci staccammo per riprendere fiato vidi il suo volto trasfigurare: gli occhi neri, il viso distorto dal dolore e la mascella serrata.
"Scusa" sussurrai, ma lui era già sparito, svanito dinnanzi a me.
Ancora persa nel ricordo di quel momento sentii il campanello suonare, una volta aperta la porta trovai davanti a me una ragazza sulla ventina, che teneva in mano un sacchetto e mi guardava con un sopracciglio alzato, prima di puntare lo sguardo dietro di me e assumere un'aria sognante.
Confusa mi voltai e mi trattenni dal compiere un balzo all'indietro quando i miei occhi incontrarono quelli di Jace, avremmo dovuto lavorare sul suo effetto a sorpresa.
Mi costrinsi a girarmi quando pensieri di Jace nudo in un letto fecero breccia improvvisa nella mia mente, e voltandomi soffiai piano tra i denti, come un gatto che protegge il suo territorio.
"Tenga" disse Jace allungandole i soldi e sorridendo gentile prima che io chiudessi bruscamente la porta in faccia alla ragazza che ancora non smetteva di fissarlo e faceva pensieri indecenti su di lui.
"Che ti è preso?" chiese Jace scrutandomi come a volermi trapassare, "Nulla" risposi io tentando di fare l'indifferente e dirigendomi in cucina.
Una volta seduti cominciai a giocare distrattamente con il cibo mentre pensavo ancora al nostro bacio.
"Soph, mangia" ordinò lui spingendomi più vicino il piatto e ridendo piano quando alzai gli occhi al cielo.
"Mi spiace per il bacio" dissi abbassando immediatamente la testa e arrossendo, maledetta timidezza. "Ti spiace?" chiese lui con voce..triste? Incapace di capire a cosa fosse dovuta quella sfumatura mi costrinsi ad alzare il viso e incontrai il suo oscurato da un'ombra di dolore, perché? "Che c'è?" chiesi subito, pur di eliminare quell'aria accigliata e lui rispose piano "Ti spiace?" chiese nuovamente "Bhe sì, ho visto che soffrivi di quel contatto e mi spiace averlo creato, anche se questo non significa che non mi sia piaciuto, anzi" bofonchia fissando le mie mani che si torturavano silenziosamente. "Quindi ti è piaciuto?" chiese lui con una sfumatura di gioia "Nutrivi dubbi a riguardo?" chiesi io confusa. Come poteva non essermi piaciuto? Non avevo di certo baciato molti ragazzi nella mia vita, ma anche se ne avessi baciati migliaia ero sicura che nessuno avrebbe superato quello, ne ero certa. Quella morsa che mi chiudeva lo stomaco ogni volta che le sue mani mi sfioravano, il mio stupido cuore che batteva come se dovesse uscirmi dal petto, le mie guance che si coloravano appena lui mi guardava più intensamente del solito e i brividi che la sua pelle scatenava sulla mia ero certa che nessun altro avrebbe potuto darmeli.
"Che ne dici di andare in montagna domani? Vorrei farti vedere un paio di cose" chiese distraendomi dalle mie riflessioni e sorridendomi come un bambino, in quel momento mi sembrò che tutto intorno a noi si fosse fermato, e che esistessimo solo io e quel suo meraviglioso sorriso che rendeva ogni cosa più bella.
"Allora Soph?" chiese incerto, avendo paura che il mio silenzio corrispondesse a una risposta negativa "Oh certo, ne sarei molto contenta" mi affrettai a rispondere sorridendogli incoraggiante. Lui sorrise di rimando e io arrossii come mio solito. Scesi dallo sgabello e mi diressi verso la sala, buttandomi sul divano e guardando distrattamente la televisione.
Punto di vista di Lui.
La seguì in sala e mi sedetti sul divano con lei, ma a debita distanza osservando lo schermo luminoso della televisione. Ogni tanto vedevo i suoi occhi che guizzavano verso di me e subito scappavano via timorosi di incontrare i miei. Sorrisi a quella sua timidezza che era così dolce e lei così delicata, avrei potuto romperla solo accarezzandola, con lei dovevo essere sempre vigile e attento. E quel suo bacio che mi aveva fatto dimenticare di essere un vampiro, un mostro.
Perso nei miei pensieri non mi accorsi che fuori era scesa la notte e che lei si era addormentata sul divano. Delicatamente la presi tra le braccia e la portai in camera, adagiandola dolcemente sul letto e rimboccandole le coperte.
La sua mano strinse leggermente il mio braccio quando mi voltai e la sua voce impastata dal sonno, a metà tra il sonno più profondo e la veglia biascicò un"Resta" prima di cadere di nuovo tra le braccia di Morfeo.
Nella notte la sentii pronunciare diverse volte il mio nome e scoprì un sorriso sulle sue labbra ogni volta che lo diceva. L'indomani l'avrei portata in montagna e le avrei mostrato di cosa ero capace e se da una parte speravo egoisticamente che mi volesse anche dopo aver visto il mostro uscire allo scoperto, dall'altra speravo che vedendo il vero me mi allontanasse, ed era questo ciò che era meglio per lei, perché io ero pericoloso e per lei stare con me era come giocare con la morte.
Passai tutta la notte ad osservarla e ad ammirarla: i suoi capelli arruffati che le cadevano scompostamente sul cuscino, il suo viso tranquillo e le sue labbra leggermente dischiuse, che voglia che avevo di baciarla, ma non potevo, anche farlo ieri sera era stato uno sbaglio, avevo messo in pericolo la sua vita, e non sarei riuscito a vivere sapendo di essere la causa della sua morte.
Mentre riflettevo su di lei la sentii pronunciare una sola parola "Papà" e mi domandai dove fosse. Che fine avevano fatto i suoi genitori? I suoi parenti? E come sapeva ciò che pensavano le persone: lo intuiva? Avevo troppe domande e poche risposte, ma in quel momento decisi che le avrei presentato la mia famiglia, se lei non ne aveva una, io sarei stato la sua.
Che mi era successo? Che mi aveva fatto quest'umana? Non mi ero mai preoccupato degli umani, sebbene mi fossi sempre rifiutato di ucciderne anche solo uno. Prima che lei arrivasse a stravolgermi la vita con il suo profumo e con la sua semplicità credevo che sarei rimasto per sempre un'anima sola, molte volte altre vampire avevano provato a farsi spazio nel mio cuore, ma mai mi ero lasciato andare a questo sentimento che ora potevo solo definire come amore. Lei si era insinuata in punta di piedi dentro la mia mente e il mio cuore ormai fermo da troppo tempo e di quelli ne aveva fatto la sua dimora. Lei mi era entrata come acqua sotto la pelle, mi aveva drogato e reso dipendente da lei, non c'era più bisogno di chiedermi di restare, io non sarei mai riuscito ad andarmene.
Eppure questo sentimento così forte era affiancato dalla costante paura di poterle fare del male, di romperla, distruggerla, spezzata, perché lei era come la ceramica più delicata nelle mie mani, come il vaso cinese più prezioso ed io dovevo averne cura, ne sarei stato capace?
STAI LEGGENDO
Come l'inverno
Vampire"Io sono un vampiro" disse indagando il suo viso per carpirne le reazioni. Lei rise. "Io sono anche peggio" rispose.