Capitolo trentaquattro

218 15 0
                                    

▪️

L'aria di fine marzo non si avverte per nulla, fa freddo quasi quanto in inverno.
Questi due mesi sono stati davvero duri, tra verifiche, lezioni e prove d'orchestra.
Sono seduta sull'erba del giardino della scuola. Ho appena finito le prove e ora sto aspettando Matth.

Non so definire il nostro rapporto in tutto questo tempo:
giorni passati interamente insieme e a parlare, parlare e parlare;
altri passati ad ignorarci;
altri ancora ad urlarci contro e ad odiarci.

In una sola parola, instabile.

Fatto sta che nonostante ciò, sento che perdo sempre di più la testa per lui.
Credo proprio di essermene innamorata, ma ammetterlo a me stessa è difficile.
Ecco cosa intendevo dopo la mia prima delusione d'amore; dissi che non sarebbe stato facile quando il mio cuore avrebbe ripreso a battere per qualcuno. Ed è proprio così, vivo le emozioni con la costante paura che la fregatura sia dietro l'angolo.
Forse ammetto che le volte in cui litighiamo è colpa mia, che mi mostro troppo fredda, diversamente da quanto vorrei.
Lui sa essere dolce a modo suo, anche con parole o complimenti detti in modo vago.
Di ritratti ne ho trovati altri quattro.

In uno sono molto sorridente, e la cosa mi piace davvero tanto;

In un altro sembra che stia pensando a chi sa cosa;

Un altro mi ritrae mentre dormo (inquietante);

E nell'ultimo risaltano molto i miei occhi.

Chi sa cosa lo spinge a disegnarmi ...

«Puffo!»

«Ehi, allora ? Com'è andata?»

Oggi aveva la famosa verifica.

«Bene, è andata davvero bene»

«I tuoi occhi non dicono lo stesso Matth»

«Allora tu non guardarli» sto per rispondere ma una voce maschile mi precede.

«Fallito ! Sei solo uno fallito» poi uscendo, il tizio, ride, ride tanto.

«Ma chi è quel cretino? Cosa voleva?»

«Lascia perdere, andiamo via di qui»

«Mi spieghi?»

«Possiamo prima andare via da qui per favore?!»

Una volta lontani qualche metro dalla scuola, inizia a parlare:

«La prof mi ha rimandato la prova a domani, con due cose in più da presentarle. È andata da schifo oggi e lo stronzo gode!»

"Come da schifo?!"

«Si, da schifo, da schifo! Non è chiaro?»

«Ascolta Matth, sediamoci lì e mi spieghi meglio. Però tranquillizzati»

Chiude gli occhi.

«Ha avuto ciò che desiderava, ormai sono anni che ci prova»

Non rispondo nulla. Di cosa parla ?

«Ricordi quando ti dissi che non fu facile ambientarmi a Birmingham?»

Faccio cenno di si con la testa.

«Ecco, lui ne è il motivo. Ha passato anni a ridermi addosso, giudicarmi e talvolta anche a picchiarmi. Poi quando ho iniziato quelle che tecnicamente sono le superiori, sono cambiato. Se ci penso mi vergogno dell'animale che a causa sua divenni. Iniziai a reagire, ma in modo più violento di lui. Ho trascorso due anni in cura dallo psicologo e a seguire corsi all'interno di una comunità educativa riabilitativa, questo di mia volontà perché ero assolutamente cosciente del fatto che quel mostro non fossi io»

Quello che vedo nei tuoi occhi Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora