Capitolo trentotto

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Stiamo aspettando che arrivi l'ultima fermata, fa più freddo qui dentro la metro che fuori ...bah!

«Matth, come mai quest'invito improvviso? Stamattina avevi detto che non saresti uscito...»

«Se hai qualche problema a riguardo, sei libera di tornartene indietro!»

«Oh, ma sta un po' calmo! Non ti ho mica ucciso! Tu veramente...»
Non finisco di parlare perché subito prende parola lui.

«Scusa, scusa, hai ragione. Perdonami, ti prego. Non litighiamo dai...»
Ha cambiato espressione,sembra triste. «Avevo semplicemente troppa voglia di stare con te, tutto qui»

«Oh...Emh...»
Respira e rispondigli qualcosa di sensato...
«A dire il vero, speravo tu venissi ...»

«Ti chiederei volentieri di ripetermelo a voce più alta, ma è perfetto anche così!»

Fa scivolare la sua mano nella mia e lo lascio fare, anche se il mio cervello è inondato da tante domande...
tipo: "cosa prova lui?"

«Su, dimmi cosa ti rende così nervoso»

Respira profondamente e si schiarisce poi la voce.
«I miei probabilmente divorzieranno... ma non sono loro o le loro stupide e noiose litigate che mi preoccupano, ma mia sorella più piccola. Abbiamo provato a non farle capire tutto ma non è poi così piccola. Non la sta vivendo per niente bene e per quanto Miriam, mia sorella più grande, quella a cui scegliesti il libro, le stia vicino, mi sento così inutile io ...»
Si blocca di scatto, mi guarda e corruga la fronte.
«Ma davvero ne sto parlando? Io non ...mai»
Balbetta e poi farfuglia qualcosa che io non riesco a capire.

«Guarda cosa mi fai ...neanche avevo mai ammesso ne a me stesso ne agli altri che i miei fossero arrivati a questo punto»
Poi sbuffa.

Non avrei mai pensato che fosse tormentato da così tante cose... all'apparenza sembra essere sempre sereno, a volte semplicemente distaccato, fino a quando non riesci a comprendere il suo sguardo e capisci che quella tranquillità è davvero solo apparenza.

Mi accorgo che gli ho stretto di più la mano e che lui delicatamente sta accarezzando la mia.

Sto per aprire bocca per dirgli che non serve sentirsi in colpa e qualsiasi altra cosa pur di tranquillizzarlo, ma non me lo permette.

«Non dire nulla, non parliamone più; non roviniamo tutta la serata che non è neanche ancora iniziata. Davvero, non occorre alcun tipo di discorso, nessuna parola per rassicurarmi o quant'altro, mi basti tu»

Mi costringo a reagire e tirare fuori l'unica cosa che mi passa per la testa:
«...Ti voglio bene Matth»

"Forse qualcosa in più", fortunatamente questo resta solo un pensiero, vorrei urlarglielo, giuro, ma dai, non posso.

«Anche io...e forse anche troppo»
Inarco un sopracciglio e lui di scatto inizia a ridere.
«Siamo troppo pacifici uno con l'altro! Glicemia portami via!»

«Già, di questo passo avremo entrambi il diabete!»
Vorrei ammettergli che amo quando è così dolce ma meglio stare zitta.

«Guarda, pensando a dove ti sto portando, potremmo ritornare al campus con qualche chilo di troppo.»

«Ma no dai, mi si rovina la linea!»
Rispondo ironica.

«Si, certo. Se non ti osservassi spesso mentre mangi, potrei crederti!»

«Cos'hai contro il mio modo di mangiare?»

«Oh, nulla, nulla!»  continua a ridere sventolando anche una mano per aria.

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