Capitolo Tredici

910 81 54
                                    

Ermal non poteva negare di sentirsi a disagio, perché lo era.
Ci provava a non esserlo, lui adorava i bambini, però in quel frangente si sentiva come se fosse di troppo. Per quello aveva passato la maggior parte del tempo in camera e poi era anche uscito.
Il fatto era che quella sera non aveva niente da fare, quindi sarebbe dovuto rimanere in quel quadretto familiare, in cui non sapeva né come agire, né come interagire.
Insomma, erano tre persone della stessa famiglia e lui non c'entrava nulla, era come se fosse un intruso.
Si sentiva come tale.
In più non era pratico di situazioni del genere. Lui aveva sempre e solo avuto scontri con quello che doveva essere chiamato padre. Credeva di non aver mai saputo come fosse una vera relazione padre-figlio, anzi, ne era certo.

Era stato risvegliato dai suoi pensieri dalla voce della bimba.
<<Emmal vieni a guadda'e i cattoni con noi?>> si era messa davanti a lui, in attesa di una risposta ed Ermal sapeva che la voleva affermativa. Era intervenuto Fabrizio, forse vedendo l'espressione smarrita del riccio e l'aveva quasi richiamata <<Ann->> quando Ermal aveva risposto un tremolante <<S-sì>>.
Si era lasciato prendere la mano dalla bimba che l'aveva portato in salotto e fatto sedere sul divano.

Ecco, ora era completamente a disagio, eppure non aveva detto lo stesso nulla.
Si ritrovava sul divano insieme ai bambini e a Fabrizio. Quest'ultimo aveva Luca completamente attaccato ad un braccio. Mentre Anna aveva la testa sulle sue gambe, il pollice in bocca e i piedi sulle gambe del riccio.
Quello che, però, Fabrizio aveva notato era stato il fatto che Ermal aveva guardato completamente nel vuoto per tutto il tempo e lui si sentiva terribilmente in colpa perché sapeva che la causa di tutto ciò erano lui e i bimbi. Forse avrebbe dovuto parlarci ancora, magari meglio e in modo più approfondito. Ma come poteva fare? Sapeva che era una persona molto riservata, quindi era quanto di più difficile potesse tentare.

Fortunatamente si erano addormentati in fretta ed Ermal non se ne era nemmeno reso conto.
<<Se so' addormentati, li vado a mettere a letto>> aveva sussurrato Fabrizio mentre prendeva in braccio prima Luca e poi Anna.
Ermal aveva risposto con un semplice <<Mh>> in senso affermativo, portandosi una mano alla bocca e rosicchiandosi leggermente un'unghia.

Non era passato molto tempo da quando Fabrizio aveva portato a letto i bambini, che già era seduto accanto al riccio. Si era girato su un fianco, appoggiando un braccio sullo schienale per poi appoggiare la testa sul pugno chiuso e portare una gamba a piegarsi sotto l'altra. Aveva fissato il minore per un tempo indefinito, accorgendosi che non si era mosso di un millimetro. <<Erm, io non volevo piombare qui con tutti i miei casini. Te vedo che sei a disagio e me dispiace. Puoi dire de no ai ragazzini. Poi je spiego io>>  aveva cercato di usare il tono più dolce che potesse avere. Tanto che Ermal si era girato sorpreso.
<<Non è un problema, te l'ho già detto>> l'aveva detto tranquillamente, perché davvero non lo era. Aveva ripreso poco dopo <<Ascolta, Bizio, io sono legatissimo alla mia famiglia. Solo che non ho idea di come sia avere una figura paterna degna di essere definita tale. Vedere te, in questa versione, mi fa sentire a disagio perché non è una cosa che sono abituato a vivere>> Fabrizio aveva notato come Ermal aveva detto tutto senza prendere fiato, non sapeva nemmeno cosa rispondere in realtà. Sapeva che c'era qualche problema legato agli incubi, ma sperava con tutto sé stesso che non fosse legato a quello che gli aveva appena detto. <<Non ti scusare, il problema sono io, non voi>> Certo era che, quando aveva sentito quell'ultima frase, il suo cuore si era un po' spezzato. Lui non voleva assolutamente che Ermal si sentisse un problema.
<<La stai gestendo bene, invece>> l'aveva detto sperando di riuscire ad aiutarlo in qualche modo. Non si erano detti nient'altro, ma a Fabrizio era rimasto impresso il sorriso del più piccolo dopo quella sua affermazione.
Un misto fra imbarazzo e gratitudine.

Così sfuggenteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora