Il riccio sembrava essere più tranquillo nel periodo del trasloco, almeno rispetto a come erano partiti. Aiutava anche Fabrizio senza problemi.
Certo, le sue paure erano sempre lì ma riusciva a gestirle nel migliore dei modi. Fabrizio gli sembrava piuttosto tranquillo e a lui bastava, nonostante tutto quello che era successo in quei giorni. Sapeva di doversi muovere se voleva cambiare l'andamento delle cose, solo che riusciva sempre a frenarsi in qualche modo. Forse aveva solo bisogno dell'occasione giusta.In quei giorni erano sommersi di scatoloni, non più impilati in un angolo, ma sparsi per casa. Ermal spesso prendeva in giro il moro dicendogli che prima o poi si sarebbero persi di vista ancora prima che si trasferisse.
Forse era vero.
Aveva perso il conto di quante cose non riuscivano a trovare in quei giorni. Ad Ermal andava bene così, perché significava che Fabrizio era ancora in casa con lui e questo lo faceva ancora respirare quell'aria tranquilla che c'era stata negli ultimi mesi.
Fabrizio, invece, iniziava già quasi a sentire il vuoto che quella separazione gli avrebbe creato. Perché ne era certo. Lui ci era abituato a sentire quei vuoti. Alcuni permanenti, come il vuoto che gli aveva lasciato la morte di Nic, altri no.
Nella maggior parte dei casi li riusciva a superare, almeno quelli meno profondi. Altri - invece - rimanevano lì, spesso nascosti, pronti a tornare a galla.
Quei vuoti che non possono essere colmati.
Non bastano mesi, non bastano anni, perché semplicemente continueranno ad esserci e continueranno a fare male. Il dolore non scompare, la mente cicatrizza la ferita ma il dolore non se ne va. Ti accompagna: a volte velatamente e a volte alla luce del sole ed è in quelle occasioni che tutto diventa più difficile.
Quando non te lo aspetti.
Quando quasi l'avevi messo in un angolo.
È lì che arriva di colpo e ti ferisce all'improvviso.In pieno.
Senza darti via di fuga.
*
Quando quella sera era suonato il campanello, Fabrizio si aspettava di tutti dietro a quella porta tranne chi c'era davvero. Aveva stretto le dita con forza sulla maniglia, facendo diventare le nocche bianche, per poi prendere un respiro profondo e <<Che ce fai qua?>> aveva chiesto cercando di restare il più calmo possibile. <<Io…>> aveva tentennato l'ospite, prima di riprendere <<Ti volevo vedere>>.
<<Te pensa...>> il tono acido di Fabrizio aveva fatto capire ad Ermal che, qualsiasi persona ci fosse dietro la porta, non era gradita. Per quel motivo, il riccio, non si era allontanato troppo ma era rimasto lì vicino.
<<Posso entrare?>> aveva chiesto il ragazzo sul pianerottolo.
<<Nun sei er benvenuto>> Fabrizio aveva cercato di chiudere la porta mentre rispondeva ma il ragazzo dall'altra aveva fatto forza con la mano cercando di tenerla aperta mentre sussurrava un <<Fab…>>. Il moro non ci aveva pensato due volte a dirgli <<Fab un cazzo, chi ti ha detto dove abito?>> Fabrizio stava davvero perdendo la pazienza e non era una cosa da lui.
<<Roberto>> chissà perché ma lo sospettava. Era l'unico rimasto con lui della loro vecchia compagnia. Per quanto riguarda quello che ora aveva di fronte, beh, lui era il primo ad essere sparito. Quello che l'aveva deluso più di tutti.
<<Roberto nun si fa mai i fatti suoi, ve'?>> Un po' gli dispiaceva dover pronunciare quelle parole, perché il moro voleva davvero bene a Roberto. L'unica cosa che non gli era chiara all'amico, era che doveva stare fuori da tutta quella situazione una volta per tutte e non doveva dire, a chi non era gradito, dove abitasse.
Così, purtroppo, non era stato.
<<È anche amico mio, lo sai>>
<<Non sei gradito lo stesso>> perché non voleva capire? Eppure, Fabrizio, credeva di riuscire a farsi comprendere perfettamente. Non aveva tirato fuori nemmeno il romano, quindi perché insisteva?
<<Non possiamo parlare?>> No, non potevano. Fabrizio non glielo avrebbe mandato a dire e così era stato. <<Sei 'n po' in ritardo, nun credi?>> aveva preso un respiro profondo per poi riprendere <<Cla, ascoltame bene, nun poi pretenne de torna' dopo nove anni come se niente fosse, quando nun te sei nemmeno degnato de venì ar funerale de Nic. Dove cazzo eri, eh? Tu, per me, hai smesso de esiste' quer giorno, ti è chiaro così?>> Claudio.
Quello che Fabrizio si ritrovava davanti era Claudio.
Ermal non ne aveva mai sentito parlare ma si era avvicinato al moro non appena aveva sentito nominare Nic. Sapeva che non preannunciava nulla di buono.
<<Ti prego, voglio solo parlare>> aveva insistito Claudio. Il riccio aveva notato il tremolio della mano di Fabrizio. Aveva deciso di intervenire per quello. Si era fatto vedere dal loro ospite e <<Mi pare che Fabrizio ti abbia già fatto capire abbastanza che la tua presenza non è gradita. Quindi, puoi tornare da dove sei venuto. Grazie>> aveva detto sfoggiando il suo migliore sorriso di circostanza che potesse usare, nonostante il tono acido.
<<Ritornerò>> aveva detto prima di girarsi e tornare da dove era arrivato. Non era una minaccia e assolutamente non voleva esserlo, era più una constatazione.Ermal aveva prontamente chiuso la porta per poi avvicinarsi a Fabrizio il quale era diventato improvvisamente pallido. Aveva provato a richiamarlo una volta, senza ottenere risultati. Così ci aveva provato una seconda <<Fab…>> prendendolo per mano. Il moro per un momento era uscito dal suo stato di trance. Il tempo di guardare Ermal, capire dove fosse e sprofondare nell'abisso.
<<Ho bisogno de aria, scusame>> aveva detto all'improvviso, prima di dirigersi verso il balcone, aprire la finestra e uscire da quella sala troppo stretta per lui, in quel momento.
Il riccio l'aveva seguito subito senza perderlo mai di vista. Si ritrovavano entrambi sul balcone, Fabrizio si era accasciato sul pavimento in cerca di aria. Aveva portato le ginocchia al petto e appoggiato la testa su di esse cercando di respirare il più lentamente possibile ma non ci riusciva. Claudio non doveva essere proprio lì, non quel giorno, non in quel momento. Anzi, non si sarebbe dovuto presentare mai e basta. Ermal aveva incrociato le gambe e si era seduto accanto al moro. Gli aveva preso una mano e aveva cercato di rassicurarlo <<Sssh, è tutto okay. Respira. Sei a casa, va tutto bene>> ci aveva provato ma non aveva ottenuto molto, se non un <<Non v-va bene u-un c-cazzo>> da parte di Fabrizio.
Ermal non aveva smesso di stargli accanto, aveva aspettato che si calmasse prima di chiedergli se voleva rientrare dentro. Aveva negato con la testa, per poi appoggiarsi al petto del riccio. Ermal l'aveva lasciato fare senza dire nulla. Gli aveva circondato le spalle con un braccio mentre gli passava una mano tra i capelli per farlo rilassare. Non sa quanto tempo erano rimasti lì, ma sa che in quel momento si sentiva terribilmente al sicuro. Fabrizio si era staccato dopo un po', aveva sorriso e aveva ringraziato il riccio.Ermal non sapeva dove aveva trovato il coraggio di farlo, né tanto meno sapeva perché lo avesse fatto in quel momento.
Lo aveva fatto e basta, senza pensarci.
Probabilmente senza tutta quella situazione non si sarebbe mai lasciato andare e avrebbe aspettato - che Fabrizio facesse il primo passo - per tutta la vita.Il riccio aveva fissato Fabrizio per un attimo prima di posare le sue labbra su quelle del moro, con delicatezza, quasi sperando che in quel modo Fabrizio non l'avesse respinto e, a dirla tutta, così era stato.
Non l'aveva respinto.
Il moro si era lasciato andare ancora di più e aveva ricambiato il bacio poggiandogli una mano sul collo, per poi staccarsi e sorridergli. Ermal aveva sorriso di rimando e gli aveva dato poi una leggera spallata. Per la prima volta si sentiva tranquillo. Come se sapesse di non aver sbagliato nulla.
Il riccio si era alzato poco dopo, prima di allungare la mano verso Fabrizio ed aiutare anche lui a tirarsi in piedi.
Il riccio lo aveva accompagnato fino alla sua stanza per poi dire <<Forza, Bizio, a letto. È stata una giornata impegnativa>> dandogli una pacca sulla spalla.
<<Mica so' 'n bambino che me metti a letto presto>> erano scoppiati a ridere entrambi a quella affermazione. Nonostante quella, Fabrizio era andato a sedersi sul letto, per sdraiarsi poco dopo, quando aveva chiesto al riccio <<Resti qua a dormire stanotte, per favore?>> facendogli cenno di mettersi accanto a lui ed Ermal aveva ceduto. Un po' per come glielo aveva chiesto, un po' per quella sera e un po' per quel bacio perché davvero era cambiato qualcosa in quel momento.
Gli era tornato in mente il fatto che glielo aveva chiesto anche lui, nello stesso identico modo, la prima volta in cui l'aveva baciato. Non avrebbe detto ancora nulla dei suoi ricordi. Voleva godersi ancora quel momento, per quello si era avvicinato senza proferire parola.
Quando, quella sera, Ermal si era sdraiato accanto al moro, lo aveva fatto con una consapevolezza in più.Lui, Fabrizio, non voleva lasciarlo andare proprio ora che l'aveva trovato.
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Così sfuggente
Fanfic[metamoro|AU|coinquilini][Completa] Quello che Fabrizio non poteva sapere, però, era che quel qualcuno gli avrebbe cambiato la vita.