Capitolo Quattordici

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A dirla tutta, forse, Fabrizio e tranquillo non stavano bene - per nulla - nella stessa frase.
Era stato tranquillo tra il messaggio del riccio e il momento in cui aveva varcato la soglia di casa?
Proprio no.
Fortunatamente quell'arco di tempo era stato solo un quarto d'ora, altrimenti avrebbe già bruciato il terzo pentolino di latte.
<<Papà, c'è di nuovo fumo in cucina>> gli aveva fatto notare Luca indicando la porta. <<Che?>> solo quando aveva chiesto, aveva realizzato ed era corso a toglierlo dal fuoco. Anna aveva riso per la seconda volta perché il padre non riusciva a farne giusta una.
<<Non t'ovo Bibi>> aveva detto poi la piccola.
Bibi era il peluche da cui Anna non si staccava mai.
Il non trovarlo, in quel frangente, era una catastrofe. Soprattutto se lo si sommava ai due pentolini di latte bruciato. Erano solo le nove di mattina ed era già stanco, era possibile?
Forse, più che stanco, era con la testa altrove.

Quando finalmente aveva sentito la porta di casa aprirsi, aveva tirato un sospiro di sollievo come se fosse sicuro che era davvero tutto okay. Anna era corsa subito ad abbracciare la gamba del riccio, quasi non sembrava la stessa bambina del giorno precedente. Ermal le aveva passato una mano sulla schiena per salutarla. Aveva poi dato il buongiorno anche a Fabrizio e Luca.
La bimba sembrava essersi presa una cotta per Ermal e chissà perché poi.
<<Cos'è questa puzza di bruciato?>> aveva detto storcendo il naso. <<È corpa mia>> si era affrettato a dire il maggiore. Ermal aveva abbassato lo sguardo prima di alzare la busta che aveva in mano e <<H-ho portato i cornetti>> Fabrizio aveva notato il suo improvviso balbettio, ma aveva deciso di non dire nulla se non un <<Sei uscito per questo?>> cercando di indagare discretamente.
<<No... P-poi, visto che c'ero, li ho presi>> non gli era sfuggito nemmeno questa volta. Si era ricordato poi del peluche di Anna e l'aveva usato come scusa per rimanere da solo con il riccio.
<<Lu, vai a finire di vestirti e porta Anna a cercare il peluche, per favore>> il bambino, infatti, aveva ancora su i pantaloni del pigiama.
<<Va bene, papo>> aveva risposto prima di prendere Anna per mano e portarla con sé.

Fabrizio, in quei mesi, aveva sempre cercato di essere il meno invadente possibile.
Era stata un'impresa enorme, ma ce l'aveva sempre fatta. In quel momento, invece, aveva deciso di non esserlo. Insomma, in quei giorni sembrava davvero essere cambiato qualcosa per il meglio, quindi perché non provarci?
<<Sicuro sia tutto okay?>> aveva chiesto titubante.
<<Avevo bisogno d'aria. Tutto qui>> aveva detto Ermal quasi disinvolto. Aveva notato che Fabrizio, tuttavia, non sembrava molto convinto, così aveva ripreso a parlare <<I cornetti mi sembravano un gesto carino…>>
<<Lo sono>> si era affrettato a rispondere quando aveva percepito l'imbarazzo che si stava creando.
La verità è che Ermal non era nemmeno abituato al fatto che qualcuno gli chiedesse se fosse sicuro del suo "tutto okay". Non che a nessuno importasse, ma nessuno era mai andato oltre ai suoi "È tutto okay". Raramente lo facevano i suoi fratelli perché lui era il maggiore ed era lui il punto fermo della famiglia, non gli era concesso cedere.
Sì, si preoccupavano per lui, ma lui riusciva sempre a sviare il discorso o a ripetere all'infinito che andava tutto bene. Così ci aveva provato a fargli capire cosa gli passava per la testa <<Non ce l'avrei mai con Anna, né tanto meno con te. È una bambina, ma…>> Ermal aveva preso una pausa, come per prendere coraggio <<Perché ti sei fidato a lasciarla dormire con me?>> Quella era decisamente la cosa a cui continuava a pensare e a cui voleva trovare una risposta. Lui, a parti inverse, non si sarebbe fidato.
<<Perché i bambini certe cose le sentono e io ero comunque nella camera accanto se avesse avuto bisogno>> Ermal era rimasto spiazzato da quella risposta. Non se l'aspettava.
<<Già>> aveva detto solo quello, perché davvero non sapeva cosa dire. Ci aveva pensato Fabrizio a riempire il silenzio <<Ho notato che quando eri nell'altra stanza eri più tranquillo. Se voi la settimana possiamo dormì normali>> Gli era venuto spontaneo chiederglielo, perché aveva notato che - nell'ultima settimana - i bisbigli erano molto più frequenti di quanto lo erano in precedenza.
E lui... beh lui l'aveva notato. Non perché l'aveva voluto notare, ma perché aveva passato una settimana particolarmente insonne per tutto quello che era successo. <<No. Devo solo abituarmi. Grazie>>
Fabrizio crede anche di aver visto un leggero sorriso sul volto di Ermal, quasi impercettibile. Anche se ormai ne vedeva molti di più, gli faceva sempre un certo effetto e non riusciva mai a capire perché.
Come se il sorriso del riccio cambiasse la giornata anche a lui. Non sapeva nemmeno quando aveva iniziato ad essere così.

<<Papaaaaà non lo t'ovo!>> l'urlo di Anna aveva rotto il silenzio. Bibi era ancora disperso e Anna sull'orlo delle lacrime.
<<Scusame>> aveva detto Fabrizio, guardando Ermal e alzandosi dalla sedia.
Quando era arrivato in camera c'era Luca che lo guardava sconsolato e Anna con già gli occhi lucidi. Li aveva sentiti borbottare per tutto il tempo che erano stati da soli e le lenzuola erano completamente tolte dal letto. Era certo non fosse scoppiata una bomba in quella camera, solamente perché ci aveva dormito anche lui fino ad un'ora prima <<Ora lo cerchiamo>> le aveva detto, abbassandosi alla sua altezza e lasciandole un bacio sulla fronte.
Poi aveva sentito la voce della sua salvezza.
<<Anna, cerchi questo per caso?>>
Erano sicuramente cori angelici quelli che stava sentendo.

Ah, no, era semplicemente Ermal che era comunque la reincarnazione della salvezza dei suoi timpani, del suo cuore e di Bibi.
<<S-sì>> aveva detto la piccola mentre tirava su con il naso.
<<L'hai lasciato nel mio letto>> Gliel'aveva allungato sorridendo e la piccola ci aveva messo davvero poco per prenderlo e abbracciarlo.
<<G-gazie>>

*

Fabrizio si era pentito quasi subito di aver scelto lo zoo di domenica mattina. Dire che c'era gente era poco. Insomma, possibile che avevano avuto tutti la sua idea?
Fortuna che riusciva ad avere tutto sotto controllo, altrimenti sarebbe impazzito.
<<Papà! Devo pende'e quello>> Anna l'aveva detto decisa indicando un peluche a forma di lupo. <<Amore de papà, devo non si dice. Magari, posso?>> Fabrizio ci aveva provato, ma Anna era determinata e difficilmente replicava. <<Devo, posso, è uguale>> Luca aveva riso a quella affermazione della sorella mentre Fabrizio aveva scossa la testa sconsolato.
<<Non proprio, amore. Ma per questa volta chiudo un occhio>>
<<Ma non è pe me, papà!>> Anna l'aveva detto come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Fabrizio era rimasto un attimo intontito da quella affermazione, così si era girato verso Luca e aveva detto <<Ma che s'è trovata il fidanzatino all'asilo? No, perché iniziamo male>> il bimbo aveva sorriso di nuovo, per poi alzare le spalle come per far capire che non ne aveva la minima idea. <<Vabbè, credo de nun volello sape'>> aveva replicato, per poi allungare i soldi alla commessa e passare il peluche alla bimba.
<<Gazie!>> Era in quel momento che aveva sfoggiato il suo miglior sorriso verso il padre.
<<Abbiamo perso Anna con il fidanzatino, papà>> No, assolutamente no, Fabrizio non voleva credere a quella affermazione. Non voleva proprio mettere Anna e fidanzatino nella stessa frase. Poi si sa come sono i bambini, per loro sono tutti fidanzatini. Ma per lui, l'unico concesso, almeno fino ai vent'anni, era lui stesso.

Il fatto era che Fabrizio non era proprio preparato a quello che stava succedendo.
Per nulla.
Anzi, se qualcuno gliel'avese raccontato perché non l'aveva visto con i suoi occhi, probabilmente non ci avrebbe creduto.
Erano tornati da poco e Anna non aveva mai lasciato il peluche. Lo teneva stretto nella mano libera e non voleva che saperne di lasciarlo. Almeno fino a quando Ermal non era comparso da dietro la porta della cucina. La bimba si era alzata di scatto dal divano su cui si era appena seduta, per andare verso il riccio.
<<Emmal…>> l'aveva detto sottovoce come se non volesse farsi sentire troppo. Per sua sfortuna, però, era stata sentita da tutti i presenti in casa ed Ermal non ci aveva messo molto a rispondere.
<<Ehi, piccola, dimmi!>> si era piegato con le ginocchia per abbassarsi alla sua altezza e sentire cosa doveva dirgli.
<<Allo zoo ti ho peso quetto. Così quando non posso dommi'e qui, ti potegge lui dagli icubi>> Ermal non sapeva cosa rispondere a tanta bellezza. Non se l'aspettava e non sapeva cosa dire. Aveva sentito la sua corazza sgretolarsi davanti a quegli occhi marroni e quel dolce sorriso.
<<Ma è fantastico, grazie!>> l'aveva preso e si era sporto verso la bimba per lasciargli un bacio sulla guancia. La piccola, in risposta, aveva sorriso e aveva abbassato lo sguardo per poi dirgli <<Pego>> nuovamente sottovoce.

Quella era stata, forse, la visione più dolce di quella settimana.
Il moro ne era più che convinto. Si era scambiato uno sguardo con Anna e poi aveva incrociato gli occhi e il sorriso del riccio.
In quel momento, Fabrizio, aveva capito di essere completamente spacciato.












Note: un po' di dolcezza, ogni tanto, ci vuole (soprattutto prima del prossimo capitolo). E scrivere di Anna ed Ermal mi piace troppo, lo devo ammettere.
Grazie mille per tutti i pareri che mi fate avere e le stelline. Siete sempre troppo gentili.
A lunedì!

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