Capitolo Ventotto

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(13:38) Voglio solo parlare. CJB

Un semplice messaggio e Fabrizio aveva capito che non se lo sarebbe tolto facilmente dalla sua vita. Doveva chiamare Roberto e mettere le cose in chiaro una volta per tutte. Doveva dirgli di far smettere il suo amico ancora prima di cominciare. Lui non voleva parlargli. Stava bene così, soprattutto ora che aveva trovato Ermal.
Ora che non erano semplici coinquilini e che le cose stavano iniziando ad andare nel verso giusto. Lui era tranquillo, come non lo era da un po'. Non poteva chiedere di meglio.

Per quello aveva fatto il numero senza pensarci due volte.
Era solo in casa.

<<Ah Robbè, no. Che t'aspettavi che je mettevo er tappeto rosso?>> aveva esordito così, non appena Roberto aveva tirato fuori il discorso Claudio, dopo i primi convenevoli.
<<Nun so che t'ha detto e nun lo vojo sape'>> non l'aveva lasciato finire di parlare quando aveva ribattuto. Non voleva sentire le scuse di Claudio riportate da Roberto, non voleva proprio saperne nonostante quest'ultimo insistesse.
<<Ma te pare?! Co 'n ragazzino? C'ho du figli se t’o fossi scordato>> il peggio era arrivato quando Roberto aveva iniziato a fare strane insinuazioni su Ermal. Al moro non andava giù, l'amico non doveva permettersi di parlare del riccio senza nemmeno conoscerlo. Per Fabrizio, quello che stava nascendo tra lui ed Ermal, era una cosa preziosa e non voleva che Roberto o Claudio si mettessero in mezzo. Per quello aveva trovato il modo di troncare la conversazione quando aveva sentito il "te sei uscito de testa mo che te scopi quarcuno che nun è Giada" Fabrizio non ne poteva più. Aveva urlato un <<Ma che me scopo, è 'n pische->> sperando che chiudessero la conversazione, e non si intromettesse nelle sue decisioni, ma le parole gli erano morte in gola quando si era accorto di non essere più solo in casa. <<Te devo lascia', Robbè. Ciao>> aveva chiuso il telefono senza lasciare all'altro il tempo di replicare.

Il riccio aveva lasciato cadere le chiavi sul tavolino accanto alla porta e per un attimo aveva pensato di rispondere a Fabrizio ma poi aveva vacillato. Si era sposato da lì e non si era lasciato afferrare dal maggiore, il quale aveva cercato di prendergli la mano.
<<Erm… Io non volevo di' ciò che ho detto>> ed era vero. Non voleva e non l'aveva detto per quel motivo, ma voleva solo che Roberto la smettesse di insinuare cose su Ermal. Si era pentito del fatto che l'unico modo che aveva trovato in quel momento era stato dire quelle cose. Se ne era pentito, soprattutto, dopo aver visto gli occhi del riccio.
<<È okay. Sono solo un ragazzino, no? Non mi devi spiegazioni>> aveva risposto il riccio scostandosi da lui e avvicinandosi alla camera.
<<Non è… Non avresti gli occhi lucidi se fosse davvero okay>> il moro l'aveva constatato subito, senza pensarci, non voleva finisse così.
<<L'hai detto, nonostante l'altra sera e quello che sta succedendo in questi giorni. È okay. Potevi semplicemente dirlo prima, non mi sarei illuso. Tutto qui>> era quasi rassegnato.
<<L'ho detto, è vero, ma nun lo penso e nun ti sei illuso>> ed era davvero così e se il riccio avesse saputo il perché aveva detto quelle cose, forse non sarebbero arrivati a quel punto.
<<Vallo a dire a quello con cui stavi parlando, magari lui ti crede>> era stato pungente e lo voleva essere. Stava sbagliando tutto, lo sapeva. Non doveva dar corda a suo fratello e a Silvia. Non ora che il moro se ne stava andando di casa, eppure l'aveva fatto, perché aveva già aspettato troppo. Questa, però, era la prova che aveva sbagliato.
<<Erm, ascolta, possiamo sedecce 'nattimo e parla'?>> il moro ci aveva riprovato a prendergli la mano ma Ermal l'aveva spostata di nuovo <<Okay, nun te tocco, ma armeno risponni>>
Ermal non l'aveva fatto, non aveva risposto. Tuttavia si era andato a sedere sul divano, segno che ci stava, voleva parlare.
Il riccio gli aveva fatto cenno, come a volergli indicare di iniziare a parlare. Fabrizio aveva preso un respiro profondo e <<Stavo a parla' co' Roberto, l'amico mio che ha mandato qua Claudio>> Ermal aveva un attimo realizzato e l'aveva guardato perplesso <<M'ha scritto e io ho chiamato lui pe' dije de fallo smette'. Claudio ha fatto alcune insinuazioni e volevo tiratte fori da 'sta situazione>> Il minore non capiva quale fosse il problema e non sapeva quale fosse quello di Claudio, così aveva chiesto semplicemente <<Per quello hai detto che sono un ragazzino?>> Fabrizio aveva abbassato lo sguardo e aveva annuito leggermente, come se si sentisse in colpa <<Er motivo pe' cui gli ho detto pure il resto>> Ermal aveva dovuto riflettere un attimo prima di parlare <<Comunque sia, ho trent'anni. Non sono un ragazzino. So ciò che voglio. Lo esprimo male, ma lo so>> Fabrizio si era avvicinato un po' di più a lui e aveva provato a esprimere le sue preoccupazioni <<'O so. All'età tua avevo già Luca da 'n anno>> si era passato una mano tra i capelli prima di riprendere <<Tu… sei davvero sicuro de vole' tutto questo? Sei ancora giovane, puoi farte una vita. Perché vòi questo?>> era stato davvero il più serio possibile, perché era davvero preoccupato del fatto che un giorno Ermal si sarebbe svegliato e avrebbe capito di sentirsi costretto in una situazione più grande di lui, che non era ciò che voleva. Era più che sicuro dei suoi sentimenti ormai, ma si sarebbe fatto da parte se un giorno il più piccolo gli avesse detto di sentirsi intrappolato. Nonostante questo, sapeva che ne avrebbe sofferto se fosse successo. Sapeva anche che non avevano parlato di troppe cose ed erano passati subito ai fatti.
<<Perché… Porca puttana, Bizio, io ti amo! Ma tu sei talmente idiota da pensare che abbia bisogno di qualcun altro, nonostante gli ultimi giorni. Non voglio nessuno che non sia tu, quando lo capirai?>> e sì, gli ultimi giorni erano stati forse i più belli di quegli otto mesi. Anzi, senza dubbio. Ermal non si era mai sentito così.
Il moro non aveva trovato il modo di rispondere, era rimasto senza parole. Non si aspettava di certo quella dichiarazione. Ci aveva pensato un attimo prima di riuscire a fare o anche soltanto a dire qualcosa. Alla fine, non aveva fatto altro che avvicinarsi al riccio e baciarlo sperando che potesse bastare.
Si era fatto poi coraggio per rispondergli <<Anche io ti amo, Erm. Se sei felice, so' felice anche io. Se nun lo sei, so' disposto a lasciatte anda' o a fa' de tutto pe' vedette felice>>  Ermal l'aveva guardato con le lacrime agli occhi. Prima di appoggiarsi a lui e stringerlo. Era scoppiato poco dopo cercando di convincerlo.
<<Non te ne andare, Bizio. Non mi lasciare, ti prego>> sembrava quasi una litania. Lui non voleva separarsi, assolutamente. Non ora che si erano dichiarati. Tuttavia il trasferimento del moro era sempre più vicino e non ne avevano parlato.
<<Sssh, nun fa' così>> gli aveva detto, baciandogli delicatamente la testa.

*

Fabrizio non sapeva quanto tempo erano rimasti in quella posizione quando il suo telefono aveva iniziato a vibrare. Sa di avere la maglietta bagnata dalle lacrime sfuggite al controllo di Ermal, il quale era ancora stretto tra le sue braccia. Ma non sapeva e non si ricordava nemmeno perché il suo telefono stava squillando così insistentemente.
Il fatto era che non voleva assolutamente allontanarsi da quella situazione, dovevano ancora parlare di un sacco di cose, peccato che di punto in bianco si era ricordato il motivo.
Si era portato una mano sul viso prima di dire <<Cazzo, me so' dimenticato 'a partita de Luca. Devo anna'>> si era tirato su di colpo ed Ermal l'aveva guardato confuso, preso alla sprovvista <<Scusame, te giuro che parlamo quanno torno>> aveva poi detto il moro mentre si alzava in fretta dal divano.
Ermal aveva sussurrato un leggero <<Mh, vai>> mentre Fabrizio gli mimava un <<Scusa>>. Gli dispiaceva davvero lasciarlo lì, dopo quello che era successo. Voleva parlare, una volta per tutte e trovare una soluzione a tutto quanto.
<<Vai, Bizio, muoviti. Altrimenti arrivi a partita finita>> aveva detto Ermal tirandosi in piedi a sua volta e passandogli le chiavi della macchina mentre il maggiore si infilava la felpa. Fabrizio le aveva prese, gli aveva lasciato un bacio sulle labbra e si era avviato verso la porta. L'aveva aperta, per poi fermarsi di colpo, richiuderla e girarsi verso il riccio.
<<Viè co' me>> gli aveva chiesto poi. Fabrizio aveva avuto l'illuminazione. Era una cosa assolutamente normale chiedergli di andare, no? Ermal, tuttavia, era un attimo perplesso <<Che stai dicendo?>> Fabrizio aveva riso, non capiva come aveva fatto a trovare un ragazzo così ingenuo quando ci si metteva e soprattutto dove voleva lui.
<<Quello che ho detto, ma che sei sordo?>>
<<No, ma…>> aveva provato il minore. Fabrizio non l'aveva fatto finire di parlare <<Niente ma, 'o posso porta' er ragazzo mio alla partita de mi figlio. Quinni arza quer culo>> Ermal aveva sgranato gli occhi, aveva sicuramente capito male. Il moro, però, si era piazzato davanti a lui e gli aveva fatto cenno di alzarsi.
<<Non credo di aver sentito bene>> aveva detto mentre lasciava il suo posto sul divano. <<L'ho detto davvero, mo muoviti che famo tardi>>  Fabrizio aveva preso Ermal per mano e l'aveva trascinato con sé, senza nemmeno dargli tempo di replicare.

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