Capitolo 1

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NOTE AUTRICE

Ciao a tutt*.
Intanto vi auguro buon ferragosto, spero che le vostre ferie stiano andando bene.
Detto questo vi avviso subito che questo capitolo è da bollino rosso, giusto per aumentare un po' la temperatura già abbastanza alta.
Se vi va fatemi sapere cosa ne pensate, la ragione della mia nota all'inizio è che non ho molto da dire sul capitolo credo che si spieghi da solo.
Grazie per il vostro supporto e per la vostra costanza nel seguirmi.
Un grande abbraccio
Lory





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La giornata lavorativa stava volgendo al termine. Clarke ne fu quasi sollevata, quel venerdì era stato particolarmente pesante per lei, i dissapori con Lexa diventavano sempre più frequenti e ingestibili, e quando questi avvenivano all'inizio della giornata avevano il potere di rovinarla senza nessuna chance di recupero. Quel venerdì sera aveva voglia di divertirsi, per qualche strano motivo, non le era bastata la sera precedente, aveva voglia di andare a ballare, bere e perché no... rimorchiare una bella donna e spassarsela per poi non ricordare il suo nome la mattina seguente. Il battibecco con Lexa l'aveva messa di cattivo umore e forse una bella scopata l'avrebbe di nuovo messo il sorriso sulle labbra.

Uscì dal suo ufficio, avendo cura di spegnere sia il portatile che le luci, e si diresse verso gli ascensori. Non ci volle poi molto a lasciare l'edificio del suo luogo di lavoro, che frequentava ormai da quasi dieci anni, per raggiungere il ciglio della strada. Aveva fretta di arrivare a casa per prepararsi ed uscire a fare baldoria e non aveva proprio voglia di prendere la metropolitana. Così si mise in attesa di un taxi. Dopo quasi dieci minuti spesi ad aspettare una qualsiasi macchina gialla con l'insegna libera, decise di chiamare direttamente la compagnia. Ravanò nella borsa in cerca del cellulare, ma dopo aver rovistato in tutte le tasche, persino quelle della giacca nera che indossava, imprecò più volte con sé stessa ritornando sui suoi passi. Sicuramente lo aveva lasciato nel suo ufficio e questa sbadataggine la infastidì più del dovuto.

Salì di nuovo al piano dello studio Jenkins & Meyers e si diresse velocemente verso il suo ufficio, passando per lo studio completamente deserto. A quell'ora gli assistenti, i suoi colleghi ed i soci più anziani erano già usciti e lo studio era avvolto da un insolito silenzio, diametralmente diverso dalla caoticità che c'era durante il giorno.

Accese la luce e trovò il cellulare proprio sulla sua scrivania, laddove l'aveva lasciato. Sospirò di sollievo per averlo trovato così in fretta, spense di nuovo la luce e si richiuse la porta alle spalle, prima di fare il percorso inverso a quello appena fatto e ridiscendere per uscire dal grattacielo. Stava per raggiungere l'ascensore quando notò la luce nell'ufficio di Lexa. E subito dopo vide la sua collega uscire dalla sala relax con una tazza fumante di caffè tra le mani. Si era messa comoda, la giacca del tailleur era scomparsa, come il foulard che era solita portare al collo, aveva slacciato i primi due bottoni della camicia e si arrotolata le maniche. Clarke purtroppo o per fortuna, la conosceva fin troppo bene, e quello era il tipico atteggiamento di una nottata in ufficio.

Lexa era talmente persa nei suoi pensieri che non si accorse nemmeno della presenza della collega, rientrò nel suo ufficio, lasciando la porta aperta, continuando a sorseggiare la bevanda calda tra le sue mani. Passò al fianco del tavolo delle riunioni, ricoperto di documenti sparsi per tutta la sua superficie e dal suo laptop acceso, lanciandogli una rapida occhiata per poi dirigersi alle vetrate della stanza. Si perse a contemplare l'orizzonte, ormai celato dall'oscurità della sera, continuando a bere il suo caffè. I pensieri continuavano ad infastidirla, ma sembrava non darci peso.

Clarke la vide scomparire all'interno del suo ufficio incerta sul da farsi. Poteva benissimo far finta di non averla vista e andare a far baldoria come si era ripromessa, ma non era certo da lei. Ritornò di nuovo sui suoi passi. Attraversò l'intero ufficio affacciandosi in quello di Lexa. Era di spalle alla porta, stava sorseggiando la sua bevanda mentre guardava fuori dalla finestra, assorta in chissà quali pensieri. Clarke la fissò ancora qualche minuto ancora indecisa su come comportansi, avrebbe potuto andarsene era ancora in tempo, ma alla fine cedette e bussò un paio di colpi sulla porta aperta palesando la sua presenza.

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