Capitolo 4

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Clarke passo per l'ennesima volta davanti all'ufficio vuoto di Lexa, era una settimana che non veniva al lavoro e lei non riusciva a smettere di chiedersi il perché di questa sua assenza. Il capo aveva informato tutto l'ufficio dicendo in modo troppo semplice e sbrigativo che la collega aveva preso delle ferie. Non era da Lexa assentarsi dal lavoro per così tanto tempo, era a dir poco strano questo suo comportamento. Persino dopo la morte di Costia era rimasta a casa solo lo stretto necessario e dopo solo due giorni era rientrata al lavoro.

L'ultima volta che Clarke aveva visto la collega avevano litigato e come al solito erano volate parole grosse. Si era resa subito conto di aver invaso la sua sfera privata dicendole poco velatamente che non fosse una buona madre per Madi, ma a conti fatti non spettava a lei giudicare. Dopo aver ceduto quella famosa notte nell'ufficio della bruna, era tornato a galla tutto il dolore, la sofferenza, e la rabbia aveva preso il sopravvento.

Clarke continuò a camminare per il corridoio fino a che non arrivò davanti all'ufficio del suo capo dove bussò e attese il permesso di entrare.

"Avanti!", disse la voce dell'uomo dall'aspetto molto imponente.

Era molto alto, con la barba incolta e i capelli mori lunghi fino alle spalle.

"Ho un problema capo...", esordì Clarke.

"Di che genere?", le chiese alzando lo sguardo dal portatile per poi appoggiarsi comodamente contro lo schienale della sua poltrona.

"Ho dei documenti del cliente che dovrebbero essere controfirmati da Lexa. Come posso fare?".

"Semplice, rimanda!", rispose l'uomo, dondolandosi sulla sedia.

"Sarebbe veramente un'ottima idea se non lo avessi già fatto una volta", obiettò Clarke.

"Beh non vedo il problema, fallo un'altra volta", disse sbrigativo il capo.

"Ma se Lexa fosse a casa potrei andare e..."

"Clarke, Lexa non è a casa", la interruppe l'uomo.

"E allora dov'è?", gli chiese accigliata.

"Non ne ho idea. Ascolta sei molto brava a temporeggiare con il cliente, non sarà difficile per te prendere ancora un po' di tempo", le disse sorridendo con ironia.

"Scusi capo, mi ha appena fatto un complimento?", chiese la giovane leggermente seccata da quella piccola presa in giro.

"Ma certo Clarke!", esclamò ridendo.

"Ma lo sa che ogni tanto riesce anche ad essere divertente?", 'ma questa non è una di quelle', avrebbe voluto aggiungere la bionda.

"Certo che lo so Clarke. Ora, per favore, vai e risolvi la questione", la spronò concentrandosi di nuovo sul suo portatile.

Dopo essere uscita dall'ufficio del capo, Clarke si ritrovò di nuovo davanti all'ufficio di Lexa e sospirò. I dubbi le affollavano la mente e non riusciva a darsi pace. Che fine aveva fatto Lexa? Dove diavolo era andata così all'improvviso? E poi perché?

"Ehi bellissima, che ne dici se stasera tu ed io andiamo a berci qualcosa?", le chiese una collega – e magari qualcosa di più – ridestandola dagli ennemila pensieri che la stavano facendo impazzire.

"Niylah, sia chiaro, non ho intenzione di scopare di nuovo con te!", replicò seccata mentre entrava nel suo ufficio tallonata dall'altra.

"Ehi come sei negativa... e poi non lo sai? Non si può mai sapere nella vita", obiettò la collega.

Clarke si girò di colpo facendo scontrare il suo sguardo con quello della collega.

"Niylah non è questione di essere negativa. Parlo sul serio. Io e te non scoperemo più, è stato un grosso errore che non ho più intenzione di commettere".

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