<Quindi.. un normale sbalzo di pressione?> domandò Alessandro ancora una volta.
<Si.> poggiai quasi il naso fra le ginocchia.
Stavamo aspettando che suo fratello Michele ci passasse a prendere, quello stesso pomeriggio ero stata dimessa. Mi dispiace mentire ad Alessandro ma non volevo dirgli la verità.. almeno non per ora.
<Tutto ok? Non mi sembri ancora tanto in forma.> la sua mano si poggiò sul mio ginocchio, e sussultai.
<Sto bene. Sono solo un po' stanca.> abbassai lo sguardo.
<Rimango a farti compagnia, vero?> sorrise. <Ah, mio fratello arriverà a momenti. Scusami se ti stai annoiando.>
<Ma che, Ale. Anzi, grazie. Mamma mi avrebbe fatta rimanere lì con lei se avessi dovuto tornare da sola.. e non ci voglio stare. Grazie.> sorrisi debolmente.
<Ti era già successo altre volte?> chiese.
<Qualche volta, ma tempo fa.> mi soffermai su un'auto blu scura che si fermò dinanzi a noi, e ne riconobbi il conducente.
<Ecco Michele.>
Mi aiutò ad alzarmi dalla panchina dove eravamo seduti, e mi guidò passo passo verso lo sportello della macchina. Mi sentivo distrutta in tutti i sensi possibili e immaginabili, cavolo. Salutai Michele con un timido ciao appena il mio sedere si poggiò sul sediolino.
<Ale, sù c'è Olda.> lo avvertì. Sbaglio o era uno dei suoi migliori amici? Non ricordo perfettamente, ero ancora un po' stordita. <È arrivato poco fa, si annoiava a scendere e poi non voleva dare fastidio. Ti aspetta a casa, quindi vai direttamente lì.>
Bene. Non volevo stare anche con uno di nome Olda, no, Alessandro mi bastava e avanzava. Mi faceva un male tremendo la testa e francamente non so come avrei fatto a stare con più persone. Per fortuna Michele e Alessandro non parlavano a voce molto alta.
<Avresti potuto dirgli che sarebbe stato meglio tornare a casa sua. Ora sto con la Roby, io, e non credo che voglia molta compagnia.>
Mi capiva al volo, mi leggeva nella mente quel ragazzo. Sorrisi senza farmi vedere.. anzi, mi venne da ridere. Era tutto vero quello che diceva, più che vero.
<Tranquillo Ale.> gli poggiai una mano sulla spalla e sorrise anche lui.
<Non fa nulla se c'è anche lui? Gli dirò di non dare fastidio, sul serio.>
<Ma va. Però stiamo da me, okay?>
<Certo.> sorrise.
Dopo circa 15 minuti la macchina costeggiò all'entrata del parco. A quanto pare Michele non veniva con noi, forse aveva altri impegni.
<Ci vediamo stasera.> ci salutò.
Ancora una volta Alessandro mi aiutò a muovermi e uscimmo quasi assieme dall'auto. Non credo che ce l'avrei fatta a percorrere tutto il parco fino al nostro appartamento, il solo pensiero mi affannava.
<Ho dimenticato di chiedere a Michele se ci lasciava sotto casa, che testa che ho, scusami.> si poggiò una mano sulla fronte, guardandomi.
<Non fa nulla. Ci proviamo.. se va male rimaniamo qui.> ridacchiai per sdrammatizzare.
Strappai un sorriso anche a lui, che però sembrava meno convinto, e cominciammo a camminare. Ad ogni passo il mio respiro si faceva più pesante, le gambe molli..
<Poggiati a me!> mi strinse fra le sue braccia, facendomi spostare la maggior parte del peso su di lui.
Per fortuna arrivai sana e salva, anche se molto affaticata, ed entrai nell'ascensore come fosse stato la mia salvezza. Io cliccai il tasto numero 5, per andare da Alessandro, ma lui schiacciò il 4.