Alessandro's POV.
Potevo giurare di non aver mai visto la Roby stare così male. Quella chiamata a notte fonda mi spaventò parecchio, soprattutto per il tono con cui mi incitava a portarle le medicine. Le avevo portate, si, ma non gliele avevo date. Mio padre prendeva i calmanti perché glieli aveva prescritti il medico e il dosaggio era così alto a causa dell'età. Ma lei.. come faceva ad averli? Non penso che li abbia comprati solo per le crisi, insomma, a tutti capita di stare male. C'era qualcosa sotto che non voleva dirmi, e io dovevo scoprire assolutamente cosa. Il giorno dopo, cioè il sabato, sarebbe scaduta la scommessa quindi potevo ricominciare a parlarne liberamente. Mi dispiaceva saperla così disperata, ma nonostante tutto era una ragazza forte. Stanotte, era forse la prima volta in cui la vedevo piangere per davvero. La prima volta in cui era scoppiata perché non sopportava più qualcosa, un qualcosa di misterioso che non mi era ancora tanto chiaro. Io amavo Roberta, e quando si ama una persona si vuole che questa sia felice. Se lei con Luis è felice, a me va bene. No, non mi va bene.
《Ale, ci sei?》Sussurrò.
Mi risvegliai dal mio stato di trans. Non mi ero accorto di essermi fermato mentre ero accovacciato a terra, legando la catena alla moto.《Si, ho fatto, non riuscivo a legarla.》Spiegai ridacchiando.
《Sei sempre uno stupido.》Scosse la testa, accennando un mezzo sorriso.
Eravamo appena arrivati e Luis-la-zecca, così l'avevo soprannominato, subito ci si avvicinò. O meglio, si avvicinò alla Roby. Alla mia Roby.《Buongiorno, tesoro.》
《Buongiorno.》Sussurrò lei.
Non mi calcolò minimamente, e io feci lo stesso. Era geloso di me o cosa? Era geloso che potessi portargli via Roberta? Geloso che potessi vederla in qualsiasi momento abitando nello stesso palazzo? Be', farebbe solo meglio a tenersela stretta che un giorno di questi me la prendo io. Luis era davvero un infame. Quel fottuto pomeriggio era venuto di persona a dirmi del suo fidanzamento con Roberta, sapendo che mi piaceva. Appena mise piede fuori casa, scoppiai a piangere come un bambino piccolo. Non ero riuscito a prenderla che già ci aveva pensato qualcun altro. Per le condizioni in cui mi trovavo, a quel punto, decisi di farmi sentire direttamente il mattino seguente ovvero ieri. Era stato terribile vederla con la consapevolezza che appartenesse ad un altro. Un po' come quando fai il castello con le carte, sei gasato perché ti è riuscito e appena sistemi l'ultima carta crolla tutto. Io, lentamente, stavo cercando di abbordare la Roby o comunque farle capire che ero molto interessato a lei. Ma adesso era inutile, troppo tardi.
《Ma cos'hai oggi, Ale? Sembra tu stia dormendo ad occhi aperti!》Ridacchiò la ragazza, toccandomi il braccio.
《Oh, nulla.》Sorrisi, ridendo poi anch'io.
Luis faceva tanto la parte del bravo ragazzo, ma volevo proprio vedere se sarebbe riuscito a rendere la Roby felice come avrei fatto io quello stesso pomeriggio, dopo scuola. Era venerdì, ovvero il giorno in cui lei avrebbe dovuto rivedere suo padre e suo fratello. Tutto smontato a causa delle crisi. Però, poi, avevo riorganizzato la cosa con l'aiuto di sua madre. Ci sarebbe andata a Firenze, anzi, ci saremmo andati. L'avrei accompagnata, per evitare che potesse sentirsi male in treno e si ritrovasse senza qualcuno che potesse aiutarla. Ero sicurissimo che l'avrei resa la ragazza più felice della terra. Mentre eravamo in moto, mi parlava continuamente di suo fratello e di quanto gli volesse bene e avesse bisogno di vederlo. Mi dispiace, caro Luis, ma vederla felice mi ripaga più di qualsiasi altra cosa.
《Entriamo o tu rimani fuori come ieri?》Se voleva essere simpatico non c'era riuscito, e infatti era l'unico fra i tre a ridere.
《Entro, entro, tranquillo.》Sorrisi falsamente e mi posizionai proprio accanto alla Roby. Vuoi la guerra? E che guerra sia.