Chapter 9.

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Giovedì sera. Alessandro era in studio a provare, la mamma in salotto a sfogliare delle riviste e compilare dei fogli e io avevo le mie cuffie nelle orecchie, i pastelli e il block notes. Disegnavo un cielo notturno pieno di stelle, con sotto un bel paesaggio.. come se tutto quello si vedesse da una collina. Non so di preciso perché stessi disegnando una cosa simile, ma era quello che avevo in testa. Mi dava un senso di libertà e spensieratezza, e sembrava reale. Più coloravo di blu, più mi piaceva. Ma proprio mentre l'avevo quasi finito, il cellulare cominciò a vibrare sul comodino. C'era scritto Ale sullo schermo.

<Hey Al..> stavo parlando ma sentii un grosso frastuono al posto della sua voce.

<Io ci credo ancora, in fondo tu ci sei.> stava cantando.

Ridacchiai mentre lo ascoltavo cantare dal vivo, tramite il cellulare. Cantò le ultime frasi di quella canzone così bella e inscenai un applauso.

<Che bravo che sei!> lo adulai.

<Ti è piaciuto? Ho finito le prove, questa era l'ultima.> la sua voce dolce mi rasserenava e mi dava un senso di calore bellissimo.

<Si. Sei molto bravo, Ale.> sorrisi anche se non poteva vedermi.

<Grazie! Che fai di bello?> mi chiese.

<Disegno. Tu ora che farai?>

<Oh.. stai per sfornare un'altra delle tue opere d'arte?> ridacchiò. <Sistemo qui in studio che ho fatto un casino enorme tra i fogli e gli spartiti..> si bloccò, ridendo. <.. e poi torno a casa.> spiegò.

<Si, certo, opera d'arte.> risi. <Non si mette in disordine, cattivone! Se ti va passa di qui.>

<Arrivo tra dieci minuti, aspettami eh.> e staccò la chiamata.

Sorrisi involontariamente e posai il cellulare. Sistemai il block notes e il resto nel cassetto del comodino e mi stiracchiai. Mi ero quasi ripresa, ma stare tutta la giornata al letto mi aveva.. stancata? Il cellulare continuò a vibrare e inizialmente pensai che fosse ancora Alessandro, ma non era così.

<Stefano, fratellino!> esclamai felice.

<Roby come stai?> era così bello sentirlo parlare.

<Molto meglio, a voi come va?>

<Bene, bene. Che fai?> domandò.

<Aspetto Alessandro. Tu?>

<Oh oh, quell'Alessandro?> rise. Cosa c'era di strano? <Nulla, sto ripassando storia per domani.>

<Si, quell'Alessandro..> sussurrai. <Studia, che se porti un brutto voto a casa ti faccio molto male, anche se sono lontana.> lo minacciai.

<Non puoi farmi nulla, sorellina, ma studierò lo stesso. Tranquilla.> ridacchiò.

<Ti voglio bene Ste. Mi manchi.> sospirai.

<Anche tu mi manchi. Comunque ho chiesto a papà.. se starai meglio verrà a prenderti venerdì prossimo di pomeriggio e tornerai sabato sera.> era entusiasta.

<Non vedo l'ora!> esclamai.

<Anche io. Verrò insieme a te, il sabato, e tornerò la domenica sera.> continuò.

<Non dirmi nient'altro.. o non riuscirò ad aspettare una settimana!> lo rimproverai. <Quindi il giovedì sera lo passi sui libri? Interessante.> risi.

<Sono costretto.> ridacchiò. <Ma tanto esco domani, tranquilla. Ti sei fatta qualche altro amico lì?>

<Beato te. Diciamo che la maggior parte del tempo la sto passando con Alessandro, che abitando qui viene sempre di sotto a farmi compagnia. Purtroppo i miei compagni li ho visti solo lunedì, torno domani a scuola.> spiegai.

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