Chapter 23.

392 12 0
                                    

Che Santo Stefano tremendamente schifoso. Tutti gioivano, festeggiavano, accanto al portone del nostro appartamento c'era anche un grazioso albero di Natale. Ma, nonostante questo, io non trovavo alcun motivo per essere felice o sentire lo spirito delle feste. O almeno non più.

《La corsa dell'autobus 321 è stata interrotta a causa di problemi tecnici. Ci scusiamo per l'accaduto.》

Ma sì, dai, se andava male in quel momento era anche peggio! Papà era già all'ospedale, mamma assieme a lui... potevo solo prendere il motorino, cosa che volevo evitare a tutti i costi. Però dovevo, per lei. Entrai nel garage e lo tirai fuori, mettendo subito in moto. Indossai il casco e partii.

Sulle strade c'erano tante persone. Tutti sorridevano, camminavano spensierati, e poi c'ero io. Io che da un giorno non vivevo più. Durante il tragitto mi sentii più volte mancare, ma non mi preoccupai perché mi succedeva spesso quando non ero al meglio delle forze. Ormai passavo più ore all'ospedale che a casa, da quando era arrivata lei.

《Stefano, ci sono novità?》Domandai, camminando velocemente verso di lui.

Scosse la testa, mettendo in mostra i suoi stessi occhi. Potevo piangere da un momento all'altro.

《Siete già entrati o posso?》C'era anche suo padre, che somigliava molto ad uno scheletro. Sua madre, invece, non la vedevo da quando era uscita di casa, il giorno della Vigilia. Poteva sembrare strano, ma nell'orario delle visite non si presentava mai da sua figlia.

《Vai.》Sussurrò, prima di poggiarsi nuovamente allo schienale della sedia e aspettare.

Indossai il camice verde e tutto il resto come il giorno precedente, e mi preparai a subire ancora una volta quella scena così straziante. Se dagli occhi si piangesse anche sangue, sarei già morto per un'emorragia. Camminai piano, di nuovo. La sensazione era che stesse dormendo, nulla di più. Apparentemente poteva sembrare una bella ragazza che dormiva. Ma non stava semplicemente dormendo, no.

《C-Ciao, Roby.》Mi sedetti, osservandola più da vicino.

Avevo bisogno di vederla sorridere, di sentirla parlare. Non riuscivo ad accettare il fatto che fosse in fin di vita, per me era inconcepibile. Chi l'avrebbe mai detto che sarebbe andata così?

《Come ti senti, oggi?》

Sospirai tante, troppe volte. Potevo sembrare uno stupido, ma se mia madre mi aveva detto che le faceva bene e la stimolava a risvegliarsi l'avrei fatto anche fino all'ultimo giorno della mia esistenza. Quindi, riassumendo, più parlavo e meglio era. Per tutti e due, in fondo.

《Poco fa è tornata la mia ex, sai? Ma l'ho mandata via. Io aspetto te.》

Poggiai la mano sulla sua, sorridendo per quanto riuscissi. Un attimo prima pensavo che fosse stupido dirle qualsiasi cosa, e poi le raccontavo per filo e per segno quello che facevo. La coerenza cominciava ad abbandonarmi.

《Dimmi qualcosa, dai. Sono sicuro che, ovunque tu sia, ti stai annoiando.》

Non riuscivo ad immaginarla in un posto che non fosse la scuola, o casa sua, o in qualsiasi luogo tranne l'ospedale. Chissà dov'era, come stava, come si sentiva. Chissà se aveva il suo block notes o se davvero si annoiava, come pensavo.

《Non devi preoccuparti.》Mi bloccai, chiudendo gli occhi.《Io non sono arrabbiato con te perché non mi hai detto tutto questo. Voglio solo che ti riprenda al più presto.》

Ma le mie parole erano inutili, portate via dal vento, almeno in quel caso. Non reggevo più quello scenario terribile, quindi le baciai la guancia velocemente.

Paint your love.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora