VIII. feelings and duties

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TOM'S POINT OF VIEW

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TOM'S POINT OF VIEW

Tornai a casa saltellando e girando attorno a me per le strade. Non potevo credere a ciò che avevo appena fatto: non che fossi un playboy e non che avessi dato chissà quanti baci in vita mia, ma ero pronto a giurare che quello con Emma fosse uno dei più belli - se non il migliore - che io abbia mai dato.

Forse stavo esagerando ma mi sentivo felice come non mai. Ero senza fiato ogni qualvolta che la vedevo: era così bella che non avevo parole per descriverla. I suoi occhi azzurri come il cielo mi stregavano e la rendevano così misteriosa; avrei potuto affogarci. Ma ciò che più mi attraeva era il suo carattere. Questo suo parlare poco e mai di sé stessa mi faceva venir voglia di andare in fondo e sentire il suono della sua voce per ore ed ore. Nonostante ciò, la sua voglia di ascoltare gli altri invece c'era ed era davvero tanta. Me ne accorsi quando cenammo insieme per terminare l'intervista: si irrigidì così tanto quando le chiesi di parlarmi di lei, così come successe quella sera al luna park. E quando iniziò ad aprirsi con me, quella domenica a Beverly Hills, si aprì un mondo davanti ai miei occhi. Disse poche parole ma mi bastarono per comprendere che non fosse affatto una persona estroversa e che tendeva a tenersi tutto dentro, ogni pensiero, parola, sentimento. Ancora, quando mi parlò dei suoi o quando mi disse cosa pensava dei nostri scatti rubati, mi sembrò che stesse parlando con il cuore in mano. C'era in lei questa contrapposizione tra voglio dirlo e tengo tutto per me che mi affascinava, avrei voluto conoscere ogni dettaglio della sua vita e scoprire Emma a trecentosessanta gradi.

Arrivai a casa e, ovviamente, trovai Harrison a guardare la televisione.

«non fai altro dalla mattina alla sera?» domandai non appena chiusi la porta alle mie spalle.
Harrison mi guardò e poi sorride divertito. «com'è andata?» andò subito al sodo.

«alla grande» dissi, fiero di me stesso. Credo che il mio sorriso andasse da un lato all'altro del mio volto.

«abbiamo visto il film, mangiato, parlato e-»

«avete limonato?» mi interruppe.

Alzai gli occhi al cielo. «sei così rude! Comunque sì, ci siamo baciati ed è stato piuttosto.. Intenso» quasi sussurrai fissando un punto fisso nella stanza senza realmente guardarlo.

«woah, Tom Holland si è preso una cotta» canzonò prima di tirarmi il cuscino in pieno volto.

Risi scuotendo la testa prima di allontanarmi da lui. «va a dormire, Harrison. Domani ci spetta una giornata lunga» quasi urlai raggiungendo la fine del corridoio e poi la mia stanza.

Tolsi i vestiti, poi indossai dei pantaloncini comodi e subito mi buttai sul materasso. Portai le mani tra i capelli iniziando a sentire gli occhi pesanti per la stanchezza.

Ancora una volta i miei pensieri andarono a lei. Sospirai tra me e me: Emma, cosa mi stai facendo.

La mattina seguente quelle due ore di auto per arrivare a San Diego furono tutto tranne che leggere. Già alle sette del mattino Harrison, per svegliarsi meglio, mise la musica al massimo del volume e iniziò a cantare a squarciagola.

𝙏𝙝𝙧𝙚𝙚 𝙎𝙩𝙚𝙥𝙨 𝘼𝙬𝙖𝙮 𝙁𝙧𝙤𝙢 𝙔𝙤𝙪 ➳ 𝙩𝙤𝙢 𝙝𝙤𝙡𝙡𝙖𝙣𝙙Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora