XVI. the start of something new

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EMMA'S POINT OF VIEW

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EMMA'S POINT OF VIEW

Inutile dire che la discussione con Tom mi ronzò in testa tutto il tempo tanto da farmi arrivare alla conclusione più assurda: se non fosse stato per la voglia di fama della Truman non sarebbe finita così.
Così quella mattina mi alzai dal letto con la strana voglia di mettere un punto a quella situazione, capire cosa avevo perso e cosa mi era rimasto e dare una svolta alla mia vita. Ma una parte di me sapeva che le mie erano soltanto parole, che quella voglia di cambiare la sentivo spesso ma alla fine non facevo mai niente per trasformare la mia vita in quella che realmente volevo che fosse.

Mi trovavo già in redazione, era l'ora di pranzo e come sempre ero seduta in uno dei tanti tavoli della caffetteria con Daniel e Julia. Quando vidi il mio amico non potei fare a meno di pensare che forse lui meritava di sapere cosa stava succedendo, poiché era la causa principale della follia che stavo per compiere quel pomeriggio. Era la cosa che più sentivo giusta da fare ma sapevo benissimo che per molti, colleghi e non, era una follia.

«non vedo l'ora di fare il photoshoot con Zendaya!» esultò Daniel.

«anche io! Sarà più divertente di quello con Tom Holland, ho già in mente i vestiti da farle indossare» Julia era talmente felice di quel progetto da battere le mani l'una contro l'altra. Sembrava tanto London Tipton quando cantava la sua canzone nel telefilm Zack & Cody al Grand Hotel.

«tu hai già in mente le domande che le farai?» Chiese subito dopo, come se l'intervista si dovesse tenere il giorno dopo.

«no, è tra due settimane, c'è tempo» mormorai scocciata alzando gli occhi al cielo. Chi gliel'avrebbe detto che non avrei fatto alcuna intervista?

Poi schiarii la voce e guardai l'orologio, poi mi alzai. «devo fare una cosa e preferisco farla adesso prima che troverò di nuovo casino alla fotocopiatrice. A dopo, ragazzi» dissi sorridendogli.

«hey, va tutto bene?» mi chiese Daniel mentre mi allontanavo dal nostro tavolo ed io mi limitai ad alzare il pollice e poi andar via da quel piano.

Tornai alla mia scrivania, come sempre a quell'ora non c'era nessuno lì. Presi la mia pen-drive, poi mi avvicinai alla stampante per avere i miei documenti. Erano ben quattordici pagine e quella fotocopiatrice era lenta come una lumaca.

Sentii il cellulare vibrare nella testa dei miei jeans, così lo presi e notai che la chiamata fosse da parte di un numero sconosciuto. Ebbi un attimo di esitazione e poi risposi, sperando non fosse uno di quei call center che ti tenevano al telefono per ore.

«pronto?»

«Emma? Hey, sono Liam» disse una voce maschile dall'altro capo del telefono che all'inizio non riconobbi affatto. Eppure strano, credevo di avere ancora il suo numero in rubrica.

«ciao, Liam. Tutto okay?» chiesi mentre guardavo i fogli uscire dalla macchina.

«sì, volevo chiederti la stessa cosa. Ti senti bene, ora?» domandò.

𝙏𝙝𝙧𝙚𝙚 𝙎𝙩𝙚𝙥𝙨 𝘼𝙬𝙖𝙮 𝙁𝙧𝙤𝙢 𝙔𝙤𝙪 ➳ 𝙩𝙤𝙢 𝙝𝙤𝙡𝙡𝙖𝙣𝙙Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora