XVIII. panic

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EMMA'S POINT OF VIEW

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EMMA'S POINT OF VIEW

Non finii il pranzo con Chloe e Liam, nonostante la loro compagnia mi piacesse avevo la testa da tutt'altra parte. Non riuscivo neanche a stare al passo delle loro discussioni, la mia attenzione era rivolta a tutt'altro. A qualcun altro.

Avevo gli occhi di Tom costantemente puntati addosso e per quanto cercai di ignorarli mi sentii totalmente a disagio. Era uno sguardo dispiaciuto, triste ma anche arrabbiato. E non potei fare a meno che evitarlo, così inventai la scusa di un mal di testa troppo forte da sopportare e andai via da quel diner dopo aver pagato la mia parte di pranzo ed essermi scusata con i miei amici.

Non tornai subito a casa ma andai al parco lì vicino, avevo bisogno di riflettere e chiudermi in casa non era una buona idea.

Quella discussione con Tom, l'ultima, mi stava facendo impazzire.

Lo sai che non lo penso davvero.

E allora perché dimostrava tutt'altro?

Scusami per i baci, gli appuntamenti, per quella fottuta notte ad Indio.

Dio, quella notte ad Indio mi mancava. Ma Tom mi mancava più di ogni altra cosa.

Perché è finita.

Furono un colpo al cuore quelle parole, troppo difficili mandare giù nonostante lo sapessi già e nonostante fosse chiara la situazione già una settimana prima.

Mi sedetti sulla panchina di un parco sentendo le gambe stanche e la testa pesante. Iniziavo a pensare che tutti quei pensieri mi avrebbero mandata fuori di testa. Chiusi gli occhi per qualche secondo e subito la sensazione di vuoto si fece sentire, non capii cosa stava succedendo.

Mi guardai attorno, ogni cosa girava: gli alberi, le macchine, i passanti. All'improvviso sentii caldo e quando iniziai a preoccuparmi infilai la mano nella mia giacca e afferrai il cellulare.

Ci misi un po' a sbloccarlo dato che tutto continuava a girare, la vista si offuscava sempre più. Scossi leggermente la testa, sbattei le palpebre più volte cercando di far tornare tutto alla normalità ma non feci altro che peggiorare.

Quando mi sembrò di trovare il numero che stavo cercando cliccai sul nome e portai il cellulare all'orecchio. Il movimento della mia mano sembrò lento.

«pronto?» sentii dall'altro capo del telefono.

«hey, p-papà» sussurrai. «aiutami» dissi in un sospiro. Chiusi gli occhi, le lacrime iniziarono a scendere sul mio volto.

«Emma, che succede?» sentii la sua voce preoccupata.

«vienimi a prendere» biascicai tra le lacrime. «sono al parco vicino casa»

«sono a casa, sto arrivando. Che ti succede?»
parlava veloce, così veloce che mi fece confondere ancora di più.

«non» iniziai a boccheggiare, lentamente caddi sulla panchina stessa, poi il buio totale.

𝙏𝙝𝙧𝙚𝙚 𝙎𝙩𝙚𝙥𝙨 𝘼𝙬𝙖𝙮 𝙁𝙧𝙤𝙢 𝙔𝙤𝙪 ➳ 𝙩𝙤𝙢 𝙝𝙤𝙡𝙡𝙖𝙣𝙙Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora