Prologo.

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Oggi.

'Vorrei essere un'altra, vorrei essere diversa. Vorrei avere la forza, se è questo quello che serve, di vivere la MIA vita, di studiare, uscire, amare.
So di saper amare, lo faccio già, benchè riservi ciò ad un'unica persona al mondo. Ci sono altre persone che mi amano, che mi vogliono bene, ognuno a suo modo. Io invece non ho un "modo", io non ne sono capace se non per lui. So allontanarli di certo, ma amarli no. Vorrei essere in grado di portare a termine ciò che ho iniziato, di fare in modo che tutto si incastri. C'è stato un periodo, prima che lui arrivasse, in cui pensai di esserci riuscita, ma forse non era così, forse lo penso adesso solo perchè tutto sembra andare a rotoli. Vorrei poter dare alla mia mamma e al mio papà la soddisfazione che meriterebbero di avere, il riconoscimento che nessuno di noi, nessuno di noi tre, è riuscito mai davvero a dare loro. Siamo cresciuti male, nonostante loro ce l'abbiano messa tutta, siamo proprio cresciuti male, incapaci di comunicare in qualsiasi modo se non con rabbia. C'è solo la rabbia che mi accomuna a loro due, neanche avessimo il sangue diverso. Invece no, il sangue è uguale, ma tutto il resto ha preso una piega disastrosamente opposta per ognuno di noi. Vorrei essere un'altra, vorrei essere diversa, vorrei avere la forza di reagire, ma invece "lascio che la vita mi scivoli addosso", come mi disse lui tempo fa. La verità è che non so amare, non so voler bene, altrimenti oggi non sarei sola, non avrei lasciato andare, anzi cacciato via, ogni persona che mi si sia mai avvicinata. Solo lui è ancora qui, chissà per quanto ancora, chissà perchè. Forse non sono ancora stata capace di mandare via anche lui come ho fatto con tutti gli altri. Vorrei avere la forza che hanno le persone che vedo nei film, paradossalmente vorrei vivere, perchè ad oggi non mi sembra di farlo. Mi sto nascondendo, mi nascondo da sempre, dietro ad una storia scritta nel mio diario che nessuno leggerà mai, dietro ad un disegno buttato giù d'impeto, come presa da una frenesia incontenibile, che, appena finito, verrà subito nascosto dentro qualche cassetto, sotto qualche libro, ritrovato poi dopo anni, facendomi sentire ancora più inutile.Avrei voluto il coraggio di non ascoltare nessuno, di non iscrivermi all'università solo perchè "sono intelligente e l'intelligenza non va sprecata", per me non era uno spreco, ma solo un altro modo di impiegarla. Avrei voluto il coraggio di scegliere, di non lasciar decidere altri al mio posto, non perchè qualcuno mi abbia mai imposto qualcosa, ma solo perchè la loro opinione era semplicemente più importante della mia per me. Avrei voluto il coraggio di dire subito che l'università non fa per me, che non sono fatta per questo, che mi sento in trappola, rinchiusa non tra sbarre, non tra mura, ma tra ossa e muscoli, dentro una persona che altri hanno costruito, dentro qualcuno che non sento appartenermi. Avrei voluto dire "io non ho rimpianti nè rimorsi", invece ne ho tanti, tutta la mia vita è un rimpianto, se non fosse stato così oggi sarei felice. Vorrei avere la volontà di ribaltare le cose, ma io rimando, l'ho sempre fatto, rimanderò finchè non sarà troppo tardi. Aspetto ancora che lui si renda conto di quanto vuota io sia, ho aspettato che tornasse, ho aspettato che vedesse. Perchè è questo quello che io faccio: aspetto. Eppure non è aspettando che le cose si ottengono e nonostante ne sia pienamente consapevole sono qui e aspetto. Già, è questa la cosa peggiore di tutte: essere consapevoli. Fino a che ciò che c'è in fondo non risale a galla, fino a che ci si può ritenere "ignoranti", si ha una scusa, ma quando sai perfettamente dove sta il marcio, quando sei lì a guardarti invecchiare senza aver mai fatto nulla di proficuo, è lì, è quello il danno. Sai che il problema sei tu, sai cosa potresti fare, semplicemente non hai le palle per farlo, è più facile aspettare, lasciarsi "scivolare addosso la vita", almeno fino a che non ti trascina via con lei dove sarà troppo tardi per i rimpianti. Mi aggrapperò a lui, come faccio da quando lo conosco, lui mi salverà, come sempre. Dice che sono stata io a salvare lui, ma tra i due quella travolta dal fiume sono sempre stata io, quella che rischia tutti i giorni di impazzire, di cadere giù nel burrone da cui non si risale, quella la cui esistenza sta andando pian piano a puttane, quella sono io. Io... perchè sono debole, nonostante ostenti una forza che non ho, io perchè sono egoista, ingorda, nevrotica, ansiogena, malata. Malata di una malattia che non è fisica, che nessuno capisce, che nessuno conosce, una malattia solo mia. Ma è così che va, questo altro foglio scritto senza filtri, senza cognizione di causa, ma solo di verità, andrà a finire con tutti gli altri, anch'esso dentro qualche cassetto, sotto qualche libro, protetto dagli occhi del mondo, di tutti tranne che ai miei, lo rileggerò quando lo ritroverò tra chissà quanti anni, sicura che le cose saranno cambiate, sicura che io cambierò, ma non sarò diversa. Sicura che lui avrà per all'ora capito che tornare sarà inutile perchè io non ho la forza nè il coraggio di essere come sono, non ho la forza nè il coraggio di seguirlo in quella che lui chiama "l'altra dimensione".'

Mi girai e rigirai quel foglio tra le dita rileggendo più volte ogni parola scritta con la sua grafia disordinata quasi come fossi sicuro non si trattasse della realtà, come se aspettassi quel momento in cui ti rendi conto che sei dentro ad un sogno e che sei tu a decidere quando svegliarti.

Quel momento non arrivò, non mi svegliai, non potevo.

Che ci fosse qualcosa, dentro l'animo di quella donna, che fosse tormentato quanto il mio, lo sapevo già, ciò che non mi aspettavo erano le emozioni che trapelavano da quelle lettere mezze scarabocchiate. Già, perché dopo un pò io smisi di vedere le parole, leggevo solo rabbia, timore, rassegnazione e peggio di ogni altra cosa apatia.

Lei non voleva cambiare, voleva restare esattamente dov'era e non sarebbe stato neanche un dramma se solo avesse avuto la decenza di parlarne con me. Mi aveva fatto credere di voler spiccare il volo, di volermi seguire, ma non era mai stato così.

Me l'avevi promesso, avevi promesso che saresti rimasta con me. Pensai con rabbia.

Rilessi ancora l'ultima frase, in assuefazione: 'Sicura che lui avrà per all'ora capito che tornare sarà inutile perchè io non ho la forza nè il coraggio di essere come sono, non ho la forza nè il coraggio di seguirlo in quella che lui chiama "l'altra dimensione".'

I pensieri assorti in un vortice.

Allora è questo che pensi davvero Meg? Io il coraggio di varcare quella soglia sono fiero di averlo avuto, ma tu? Cosa farai?

Io non posso più tornare indietro ormai.

Io non posso più tornare indietro ormai

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