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"Lei svolga pure questa equazione, io torno subito. Mi scusi ma devo rispondere a questa telefonata"
"Non si preoccupi professore" Sorrido all'uomo che si allontana da me con il telefono all'orecchio.

È passato quasi un anno e mezzo dalla nascita di Richard e io mi sento la donna più felice del mondo: ho un marito e un figlio che amo e porto avanti i miei obiettivi giorno dopo giorno.
In questi mesi sono riuscita a superare l'audizione per entrare nel conservatorio della città e studiare pianoforte al livello professionale per tre anni, così, a fine corso, avrò un diploma che mi consentirà di insegnare e aprire una mia scuola di musica.
Continuo a studiare tutti i giorni e adesso manca poco al mio diploma, poi avrò raggiunto i miei obiettivi.

Il piccolo Richard sta crescendo e ogni giorno me ne innamoro un po' di più. Da poco ha iniziato a dire 'mamma' e 'papà' e adesso mi chiama sempre, anche solo per sentire che sono lì con lui. Mi piace che voglia avermi al suo fianco, che mi chiami con la sua dolce vocina e gli occhioni grandi e sorrida quando lo coccolo. Ho imparato a conoscere le sue esigenze anche se è stato molto difficile e adesso con uno sguardo capisco se sta male, se qualcosa non va, se devo cambiargli il pannolino, se ha fame e quant'altro. Dai suoi gesti, dal modo in cui si muove, riesco a capire i suoi bisogni. All'inizio non era così e ho faticato tanto per arrivare a questo punto: non piange molto ma mi sentivo male e in colpa quando lo faceva e io non riuscivo a capire di cosa necessitasse.
Ogni giorno mi chiedo se lo tocco nel modo in cui vorrebbe, se gli parlo come dovrei, se lo faccio stare bene, insomma se sono all'altezza di essere chiamata mamma oppure no. Tante volte ho avuto la sensazione di non farcela, altrettante mi facevo prendere dalle insicurezze e andavo nel panico credendo che non fossi all'altezza.
E poi ogni volta che porto Richard fuori, entriamo in un negozio o passiamo del tempo all'aria aperta, le persone mi scambiano per sua sorella oppure alcuni mi guardano come se fossi diversa dagli altri.
Per dire la verità lo sono, insomma ho diciassette anni e mezzo, porto una fede al dito e sono madre, diciamo che per gli stereotipi e i canoni della società di oggi non rientro nella massa. A me però non interessa granché perché io sono felice, ho il supporto di mio marito, della mia famiglia e dei miei amici.

Richard assomiglia molto a Dimitri per i caratteri del viso: ha occhi e capelli scuri e confrontandoli alla stessa età sono davvero identici. Loro due vanno d'accordo, giocano tanto insieme e Dimitri passa con lui più tempo che può. In questo periodo mi ha supportata in ogni modo: tornava a casa dal lavoro appena poteva, ha evitato di mettersi in situazioni troppo rischiose, mi chiama quando ha un momento libero e le poche volte in cui Richard stava poco bene è corso subito a casa. Lo sa quanto mi faccia bene poter contare su di lui. È il mio punto di riferimento. Ci siamo davvero solo io e lui contro il mondo adesso, come nei romanzi, e stiamo combattendo insieme per farcela a conquistare i nostri obiettivi.
Lui è molto portato per fare il padre e stare a contatto con i bambini: fa ridere Richard, parla con lui in un linguaggio che io non comprendo, lo coccola con una dolcezza che non avevo mai visto prima in lui e soprattutto sa fare la parte del poliziotto cattivo.
Quando quel piccolo uragano fa i capricci e non vuole obbedirmi ecco che, come per magia, basta un suo sguardo e Richard vuole che lo prenda in collo, poi si stringe tra le mie braccia e nasconde il visino nel mio collo. È un pestifero di prima categoria però io non sono ancora riuscita a sgridarlo. Le occhiate che gli lancia suo padre mettono soggezione anche a me quindi bastano e avanzano.

Oggi inoltre sono a casa dei miei genitori perché ho sempre continuato a fare lezione qui. Io almeno posso studiare e il piccolo sta in buone mani con mia mamma, la quale ama passare del tempo con il suo nipotino. La mia famiglia mi è sempre rimasta a fianco e mi ha aiutata in ogni difficoltà: quando dovevo allontanarmi da casa per qualche ora, avevo delle preoccupazioni oppure mi trovavo in difficoltà nel capire cosa avesse; loro si sono dimostrati premurosi e pazienti nell'insegnarmi a gestire una cosa così grande passo dopo passo, e ancora chissà quanto ho da imparare.

Smeraldi -Nuova vita-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora