Capitolo XLVII: Operazione Song

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<<Benvenuti da Song!>> esclamai con un piccolo sorriso ed un inchino, come facevo ogni volta che un cliente entrava in negozio. L'uomo ricambiò educatamente il gesto e si mise a girovagare per il negozio, ponendo la sua attenzione soprattutto sugli archetti da violoncello esposti sugli scaffali in vetro. Attesi pazientemente che chiedesse il mio aiuto o che si recasse alla cassa direttamente con il prodotto per acquistarlo, ma questo purtroppo non avvenne poichè dopo circa quindici minuti, l'uomo mi rivolse un inchino ed uscì a mani vuote. Sbuffai frustrata e mi lasciai cadere sullo sgabello in legno dietro al bancone laccato, rivolgendo il mio sguardo verso il cielo color carta da zucchero di fine aprile che talvolta ospitava soffici chiazze biancastre. La primavera era appena iniziata e con lei era aumentata la mia fastidiosissima asma, come se non bastasse da qualche tempo a questa parte le vendite erano calate al negozio e stavo cominciando a temere che presto il signor Song sarebbe stato costretto a chiudere. Proprio mentre rimuginavo sulla questione, il tintinnio della tenda a perline che separava il retro dal negozio, mi ridestò facendomi voltare verso il signor Song.

<<È il terzo cliente che va via senza comprare nulla oggi.>> fece in tono quasi rassegnato, massaggiandosi stancamente la schiena, i suoi occhi velati da preoccupazione e gli angoli della bocca piegati all'ingiù. Sentì il cuore rimpicciolirsi nel petto per lo sconforto.

<<Vedrà che domani andrà meglio.>> cercai di rassicurarlo mettendogli una mano sulla spalla, ma lui sorrise amaramente scuotendo il capo.

<<Ah... non credo.>> sospirò. <<Di questo passo dovrò chiudere il negozio entro il prossimo autunno...>> quelle parole mi fecero rabbrividire. Mi chiesi come avrebbe fatto un uomo di quell'età, solo e senza un'attività che gli garantisse un minimo di sussistenza, a vivere una vita quantomeno dignitosa. Ormai il signor Song era diventato come un nonno per me, mi aveva sempre trattata con riguardo, gentilezza e affetto. Non avrei di certo permesso che si buttasse giu, ne che rinunciasse al suo negozio senza prima cercare di salvarlo.

<<Ma no! Non si scoraggi.>> dissi alzandomi in piedi. <<È solo un periodo no, ma vedrà che presto arriveranno degli ordini.>> feci con tutta la convinzione di cui ero capace. L'uomo anziano sembrò sorpreso dalle mie parole. <<Le cose belle arrivano quando meno ce lo si aspetta.>> conclusi con un piccolo sorriso e, forse, le gote un po' arrossate; il primo pensiero scaturito da quelle parole fu infatti il bellissimo viso felino del mio ragazzo. Yoongi era piombato nella mia vita all'improvviso, non ero in cerca di nulla, mi ero appena trasferita nella capitale lasciando la mia famiglia che tra l'altro era in difficoltà, credevo che non ce l'avrei mai fatta ad affrontare tutte le difficoltà del trovare e mantenere un lavoro, una casa, pagare le bollette ed aiutare la mia famiglia, eppure da quando avevo conosciuto Min Yoongi, tutto era diventato più bello, più sopportabile. Ero soddisfatta della vita che conducevo, avevo una casa piccola ma accogliente, degli amici affettuosi e divertenti, un lavoro che tutto sommato mi piaceva, un piccolo gatto coccolone e un meraviglioso ragazzo, cosa potevo chiedere di più?

<<Sei proprio un raggio di sole Cho-Hee.>> mi disse l'anziano. Credetti di vedere i suoi occhi luccicare per qualche secondo, forse per la commozione. Poi chinò il capo e si avvicinò lentamente alla vetrina, guardando fuori con le braccia incrociate dietro la schiena. <<Vorrei che mio figlio sapesse tirarmi su il morale come fai tu.>>
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Yoongi's POV

Uscimmo dal piccolo ristorante che la luna era già sorta. Eravamo usciti con Hoseok e Jimin nel pomeriggio e, una volta separati, io e Cho-Hee avevamo deciso di mangiare un boccone in un locale vicino a casa mia famoso per le bistecche. Tuttavia durante la cena avevo visto Cho-Hee un po' strana, pensierosa, nonostante cercasse di nasconderlo e comportarsi come sempre. Speravo non fosse successo nulla di grave, vederla così mi distruggeva. Rafforzai la presa sulle nostre dita intrecciate e mi voltai a guardarla. <<Ehi...>> le dissi catturando la sua attenzione. <<Qualcosa non va?>> domandai. La vidi mordicchiarsi il labbro, poi appoggiò il capo alla mia spalla e allacciò il braccio libero al mio che teneva la sua piccola manina affusolata. Quel gesto mi fece sorridere lievemente.

•First Love• M.YgDove le storie prendono vita. Scoprilo ora