10. Trofeo

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"Dan, mi stai ascoltando?".

Il ragazzo sbatté le palpebre e si rivolse verso il suo amico Mike. "Cosa?".

"Ti vedo distratto".

"Mi sono perso nei pensieri".

"Ho notato. Comunque, ti chiedevo perché ci sono tutti questi oggetti strani in questa stanza. Mi porti sempre qui, anche se non è la stanza più calda o più confortevole".

"Sono tutti i trofei di mio padre".

Dan sentì l'amico ammutolirsi. Egli sapeva che l'argomento "padre di Dan" era un tasto dolente da quando era morto, ma se c'era qualcuno con cui Dan sapeva di poterne parlare, ed eventualmente crollare e scoppiare a piangere, era proprio Mike.

"Quello è stato il primo", disse indicando una ciotola contenente diversi sassi, "I sassi di quando è arrivato in cima al monte Abisso".

"Non sapevo fosse arrivato in cima".

"Forse non ci è arrivato, ma almeno ci ha provato e ha portato queste pietre come ricordo. Quelle invece sono le corna del suo primo cervo. Quando mi aveva detto da dove venivano avevo pianto perché il cervo era morto... anche vederle ora un po' mi inquieta".

Mike si alzò e le osservò da vicino, accanto a Dan.

"Quella invece è la testa del cervo più grande che ha preso. Almeno credo sia un cervo, non ne sono sicuro", disse il ragazzo indicando la testa di un animale.

"Quelle sono le zanne di un cinghiale. È così che si chiamano, credo", disse indicando due oggetti d'osso su un altro mobile.

"Mio papà dice... diceva sempre che ero anche io uno dei suoi trofei. Il trofeo che testimoniava l'amore della mamma", disse con un sorriso triste. Mike osservò il suo profilo e vide che gli occhi gli erano diventati lucidi.

Ricordava ancora quando un uomo in divisa si era presentato durante l'ora di matematica a chiedere di Dan. Lui aveva chiesto se poteva venire anche Mike, preoccupato, ed era stato un bene.

Era stato l'unico suo appiglio quando gli avevano comunicato che un cinghiale aveva ucciso suo padre. Era morto in ospedale, ma si sapeva da quando era arricato lì che non avrebbe avuto possibilità di salvarsi.

Mike era rimasto incredulo alla notizia, Dan ne era uscito devastato.

Quella era la prima volta che il ragazzo parlava per più di un accenno al padre. Mike sapeva che non si sentiva pronto, ma l'unico che c'era lì era proprio lui.

Si sedette sul divano e lo invitò a sedersi, mentre cercava i fazzoletti di carta. Dan si sedette e ne prese uno, poi si accoccolò accanto a lui.

"Mi manca".

"Ti mancherà sempre, ma dicono che andando avanti il dolore diventi meno vivo", disse Mike guardando le corna del cervo.

"Lo spero, Mike... lo spero", disse il ragazzo seppellendo il volto nella spalla dell'amico.

Non si dissero altro e rimasero lì, in silenzio, aspettando che il ritorno della madre di Dan mettesse fine a quella pace.

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Ho saltato di slancio quello di ieri, mi dispiace ma la parola "cotone" faceva proprio schifo.

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