Vincitore.
Una parola che tutti gli uomini inquietanti gli avevano ripetuto tante, troppe volte. Devi essere il vincitore.
Non sapeva se voleva esserlo. Lo avevano portato diverse volte a fare un giro delle stanze - un modo carino per dire "ti permettiamo di vedere i tuoi rivali che dovrai uccidere mentre sono ancora nelle celle trasparenti" - e sapeva che non sarebbe stato lui il vincitore. Non sapeva nemmeno se valeva la pena esserlo, però, se il prezzo era dover uccidere.
Il ragazzo guardò il soffitto della sua cella, di un bianco anonimo. Anche il pavimento e tre pareti erano così; il quarto era uno specchio che aveva imparato esserlo solo dal suo lato; dall'altro poteva essere visto senza che lui lo sapesse.
I primi giorni era rimasto terrorizzato all'idea, ma aveva imparato a fregarsene.
Guardò anche le sue mani. Non erano adatte ad uccidere, lo sapeva e basta.
Ci teneva a vivere? Sì.
Ci teneva ad uccidere? No.
Eppure non poteva nascondersi. O viveva uccidendo, o moriva non facendolo.
Vincitore o perdente. Così gli uomini inquietanti l'avrebbero messa. Per lui era perdente e perdente: perdere la vita o l'umanità gli parevano la stessa cosa.
E quando tutte le celle si aprirono al pubblico, il ragazzo rimase lì ad aspettare la morte.
Sarebbe stato vincitore nella sua coscienza.
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Potrebbero essere i pensieri di qualcuno che sta per andare agli Hunger Games. Altra saga che penso meriti di essere letta 💕
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NaNo Writober 2019
Short StoryÈ la prima challenge mensile a cui prendo parte. Lo sto svolgendo su instagram ma lo condivido anche qua... Buona lettura