"È in ritardo".
"Il mio signore aveva delle faccende importanti da risolvere, signor Lucas. Arriverà quando avrà finito".
Il conte chiuse l'orologio da taschino e picchiettò sul coperchio, secondo per secondo. Accanto a lui c'era il maggiordono del signor William, incaricato di andare dal signor conte ad informarlo sia della sua volontà di un incontro, sia del suo possibile ritardo.
"Ha un orologio davvero pregiato, signor Lucas. Non ne fanno più di simili da anni", osservò il maggiordomo dopo aver contato sessanta ticchettii.
"Era di mio padre. Me lo lasciò sul letto di morte con la promessa di prendermene cura".
"Direi che sta onorando tale promessa".
Il signor Lucas lo aprì di nuovo e controllò l'ora. Sedici minuti e venti secondi di ritardo.
Poi un uomo comparve davanti al cancello, che si aprì con un cigolio sinistro senza che fosse stato toccato. Egli procedette attraverso il viale con passo sicuro e svelto; si fermò solo quando fu alla luce delle lampade ad olio accese sopra l'entrata.
"Quello è sangue?", chiese il conte osservando i suoi abiti macchiati di rosso.
"Sì, ma non si preoccupi, signor conte, non è mio. Alfred, mi hai portato un cambio?".
"Come sempre", disse il maggiordomo aprendo la borsa e tirando fuori un semplice paio di pantaloni e una camicia bianca nuova.
"Presumo la giacca sia pulita", affermò Alfred guardandolo.
"Mi conosci bene, caro mio. Le dispiace signor conte se vado in bagno a cambiarmi? Non sono molto presentabile".
"Le faccio strada".
Quando il signor William si fu rinchiuso in bagno, il maggiordomo disse: "Ne deve aver viste di belle, signor Lucas. Non ho mai visto nessuno così impassibile alla vista di una camicia sporca di sangue".
"La fama del signor William lo precede", disse il conte disinteressato, guardando l'orologio. Il suo ritardo forse poteva essere perfetto.
I tre si ritrovarono nella sala da pranzo, apparecchiata per una cena lussuosa per loro. Si sedettero ad un'estremità del lungo tavolo - il conte a capotavola - e attesero l'arrivo dei servi.
"Dunque, lei ha pagato una gran bella somma per convocarmi qui, conte. Posso sapere il motivo?", chiese con un sorriso tranquillo William.
"Come dicevo al vostro maggiordomo, la vostra fama vi precede, signor William. Vorrei mi sistemasse una faccenda un po' spinosa che mi sta dando parecchi problemi. Il conte George sta cercando uomini disposti a fare i sicari per lui, uomini disposti ad uccidermi. Vorrei che lei mi liberasse di quest'impiccio".
La prima portata arrivò in tavola. Il conte si servì per primo, l'ospite per secondo e il maggiordomo per ultimo.
"Mi sta chiedendo di diventare un sicario di sicari, dunque".
"Oppure di uccidere direttamente il conte".
"Mi affascina sempre l'odio che voi nobili provare tra di voi", disse William.
"Non è forse nobile anche lei?".
"Decaduto, signor Lucas. Lo ero, ora mi guadagno da vivere risolvendo i casini dei nobili. Ne hanno davvero tanti".
"Qualcuno ha chiesto di uccidermi?".
"Sì, ma è ancora vivo, quindi non si preoccupi inutilmente".
Le portate si susseguirono per almeno un'ora. Il conte e William discussero del più e del meno, lasciando il maggiordomo libero di guardarsi intorno. Non potè non notare che il signor Lucas continuava a guardare il suo orologio, come se avesse un appuntamento. Aveva però prenotato il signor William per tutta la serata, quindi non aveva motivo di essere frettoloso.
Quando finalmente l'immensa cena fu conclusa, il conte Lucas guardò l'orologio e chiese: "Accetterà il mio incarico?".
"No".
Persino il maggiordomo fu sorpreso da quella risposta così secca. Guardò il proprio padroncino, che stava sorridendo al conte. Il sorriso di chi aveva capito tutto.
"Ho fatto qualche indagine su di lei, signor Lucas. Un conte che rischia di decadere come il sottoscritto, imparentato alla lontana con il conte che lei mi ha chiesto di uccidere. Con più terre riacquisterebbe notorietà, non c'è dubbio. Già da qui, lei mi disgusta perché mi chiede di uccidere per questioni di status e non di onore o per regolare i conti con qualcuno. Inoltre la faccenda per cui ho tardato era proprio per sbarazzarmi del conte George, un uomo ignobile che aveva anche rapito e torturato dei bambini. Avere il suo sangue sui vestiti mi fa ribrezzo. L'ho però interrogato e di faccende in sospeso con te non ne aveva. Del resto però lei aveva anche un'altra strada per recuperare l'onore: far catturare l'assassino più conosciuto di tutti, il più pericoloso: il sottoscritto. Immagino che gli sbirri stiano per arrivare, ha guardato più il suo orologio di quanto abbia guardato me".
Il maggiordomo sorrise chiudendo gli occhi. Una trappola, doveva aspettarselo.
"Alfred, vai a prendere le mie cose. Torniamo a casa".
"Lei non se ne andrà vivo di qui", ringhio il conte, un coltello già tra le mani.
"Vuole scommettere?".
Continua...

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NaNo Writober 2019
Short StoryÈ la prima challenge mensile a cui prendo parte. Lo sto svolgendo su instagram ma lo condivido anche qua... Buona lettura