21. Martellante

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Mattia si svegliò con un mal di testa devastante. Un dolore martellante lo costrinse, contro il suo volere di alzarsi, a restare sdraiato dov’era, gli occhi chiusi.

Gli sembrava che la testa gli si stesse spaccando in due. Si mise le mani sugli occhi, nella speranza che far sparire le ultime tracce di luce dagli occhi potesse aiutare.

Non funzionò.

“Signora, credo che quello lì sia sveglio”.

Due mani lo afferrarono e lo misero in piedi, nonostante i gemiti di dolore del ragazzo. Quel mal di testa non faceva che aumentare.

Mentre lo sconosciuto lo bloccava in modo che non potesse muoversi e nemmeno cadere a terra, una voce disse: “Mattia, quanto hai bevuto ieri alla festa?”.

“Bianca, sei tu?”, chiese il ragazzo speranzoso, riconoscendo la voce.

Rispondi”, ringhiò in risposta la ragazza.

“Forse… mezzo bicchiere”. Mattia provò ad aprire gli occhi, ma una scossa di dolore glieli fece richiudere.

“Questo spiega tutto”, stabilì la seconda voce, dietro al giovane.

Lottando contro quel mal di testa martellante, il ragazzo chiese: “Spiega cosa?”.

“Ti ricordi il mio nome, Mattia. Rispetto alla maggior parte degli invitati alla mia festa, tu sai già molto. Ricordi magari anche la mia passione?”.

Bianca gli lasciò tutto il tempo necessario a lui per rispondere, sapendo probabilmente che un simile mal di testa impediva di pensare lucidamente. Alla fine riuscì a dire: “Veleni… oh cielo, ci hai avvelenati?”.

“Cibo avvelenato, bevande avvelenate… volevo farla pagare, sai? A tutti quelli che mi hanno considerato nulla più che una sfigata. Eppure alla fine ho vinto io… a parte con te. Eppure sono felice di vederti vivo… non eri neanche sulla mia lista”.

Una mano di Bianca gli andò dietro al collo. Un tocco delicato, ma sapeva che le bastava una stretta per sottometterlo o ucciderlo. Nelle condizioni in cui era, era anche più semplice del solito.

“Non mi hai mai considerato, Tia. Se ti chiedevo qualcosa, tu me lo offrivi, ma nulla di più. Avrei voluto conoscerti di più prima. Però non è per questo che non ti voglio morto. Ti ho osservato, Tia: tu ascolti. In silenzio, tu ascolti. Registri. Sai il mio nome, sai che amo i veleni. Di tutti, sei quello che mi conosce meglio. Ti apprezzo per questo”.

La mano lo accarezzò, facendogli trattenere il fiato, poi gli afferrò la testa e la inclinò all’indietro; Mattia gemette di dolore.

“Un bicchiere intero era in grado di uccidere immediatamente. Ne hai bevuto mezzo, il veleno è in circolo e ti sta uccidendo lentamente. Ora ti verso in bocca l’antidoto, dopo verrai portato nelle mie stanze. Pronto?”.

L’antidoto, dal sapore amaro, gli venne fatto scivolare in gola senza che lui potesse prepararsi. Tossì, strozzandosi con l’antidoto stesso, e riprese a respirare grazie ad una serie di pacche spacca ossa dello sconosciuto. Fu lui stesso a portarlo via, mentre quel mal di testa martellante iniziò, finalmente, a placarsi.

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Mi sono liberamente ispirata alla storia di ieri di qualcuno di voi, spero non la prendiate male ♡

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