15. Salto

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La parte dell'omicidio del conte fu la parte per William più semplice, poiché se ne occupò Afred. Aveva anni di esperienza alle spalle, anche più del suo padrone, così fu per lui semplice scivolare alle spalle del conte Lucas e tagliargli la gola con il coltello che aveva usato per mangiare. Un taglio che non lo uccise subito, ma non c'era speranza che potesse sopravvivere per molto più di un centinaio di ticchettii del suo orologio.

"Chiedo perdono, signor conte. Credo di averle rovinato l'orologio", disse il maggiordomo mostrandogli l'oggetto, completamente coperto di sangue.

Lo lasciò lì a soffocare nel sangue e andò a prendere la borsa, lasciata in bagno. Si ripulì le mani per non sporcarla, poi raggiunse il signor William in corridoio.

"Dove andiamo, signore?".

"Sul tetto. Tra poco gli sbirri sfonderanno la porta".

I due corsero su per le scale. Il piano superiore era deserto, e il signor William starnutì per la polvere che c'era ovunque.

"Non credo qualcuno gli faccia le pulizie", disse mentre il maggiordomo gli tendeva un fazzoletto.

Il tempo di soffiarsi il naso e procedettero con l'ultima rampa di scale, che conduceva alla soffitta.

Il soffitto era alto quanto il signor William, che per starci si chinò appena. Il maggiordomo lo raggiunse e disse: "Buchiamo il tetto?".

"Lascio a te l'onore", disse con la voce un po' più alta per superare le urla degli agenti, finalmente arrivati.

Il maggiordomo fece per tirare fuori una sega, quando notò un abbaino. "Possiamo uscire da lì, faremo anche meno casino".

Uscirono quindi sul tetto e lì rimasero, prendendo fiato e ascoltando le urla dei poliziotti.

"Voglio vedere quanto ci mettono a vederci".

Tutti erano impegnati a cercare di entrare nella casa, così nessuno si occupò di guardare sul tetto. William chiuse anche l'abbaino, così che nessuno potesse accorgersi dall'interno che loro erano lì.

Rimasero in attesa. Il buio li circondò, e per l'uomo fu ormai chiaro che nessuno li avrebbe visti. Rimasero tuttavia fermi, e l'unico movimento che fecero in quell'ora fu da parte di William, che mise sulle spalle del maggiordomo la giacca. Sapeva che soffriva il freddo più di lui.

Ascoltarono in verdetto dopo un'ora: gli assassini - due erano i posti in più al tavolo - erano già fuggiti, eludendo la vigilanza costante della polizia.

"Chiudete la villa. Torniamo domani a fare ricerche".

Nel giro di una decina di minuti, i due erano rimasti solo.

"Che dire, non ci hanno visti. Dobbiamo tornare giù a prendere soldi?".

"Perché, non ne hai già presi?".

Alfred sorride e mostrò alla luce della luna appena comparsa all'orizzonte la borsa piena di mazzette di soldi.

"Sapevo che potevo contare su di te".

"Come scendiamo di qui, signore?".

"Saltando. Sali sulla mia schiena".

"Sono sempre stato io a portarlo sulla schiena, signor William", disse il maggiordomo. Da bambino lo portava a spasso così, da ragazzo e da adulto pure quando tornava indietro da una sua missione suicida svenuto o ferito.

"Stavolta sarò io a salvare lei", disse con un sorriso. Alfred allora eseguì e salì sulla sua schiena, tenendo ben stretta la borsa.

"Se sta per fare quel che credo, allora sarà per me una novità. Non gliel'ho mai visto fare".

Poté sentire il suo sorriso, poi William prese la rincorsa e saltò.

Si fermò in aria in corrispondenza del primo piano, poi iniziò a correre, calpestando l'aria come fosse terra.

"Mi sorprende sempre, signor William".

"E io sono felice che tu sia sempre al mio fianco, Afred".

Così se ne andarono i due, dirigendosi verso la loro casa.

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Volevo pubblicare ieri, ma sono stata impegnata e stanca tutto il giorno e forse non me ne sarei uscita con una storia del genere, divisa in due capitoli. Ammetto di essermi un po' lasciata ispirare, un po' da Kell di Magic (ho letto solo l'estratto ma lo leggerò), un po' da Thorn di L'attraversaspecchi, questi per il conte, e un po' da William Moriarty del fumetti Moriarty's the Patriot per il signir William.
Però ci sta lasciarsi ispirare, no?

NaNo Writober 2019Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora