8. Feroce

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La ragazza stava correndo per la strada, in preda al panico. Raggiunse la sua casa, prese la chiave e cercò di infilarla nel buco mentre prendeva fiato.

Le mani le tremavano, ma riuscì ad entrare. Chiuse la porta alle sue spalle e si nascose in bagno, cercando di recuperare tutto il fiato.

La porta d'entrata si aprì con un cicolio sinistro. Una voce sinistra sussurrò: "Dove sei, Jenny?".

La diretta interessata si tappò la bocca e cercò il più possibile di attutire il respiro del suo naso.

"Lo so che sei qui...".

La porta accanto fu aperta di scatto, tanto che sbatté contro il muro. Jenny deglutì, quella belva l'avrebbe presa e ammazzata.

"Non sei qui, eh? Ti conosco, Jenny. So dove ti nascondi".

E fu in bagno. La ragazza si rannicchiò dietro il cesto dei vestiti sporchi, anche se sapeva che l'avrebbe vista.

E la vide. La tirò su per il colletto della maglia e piantò gli occhi nei suoi.

"COME HAI OSATO FARMI UN'ORECCHIA AL LIBRO CHE TI HO PRESTATO?!", sbraitò la sua amica Lydia.

"Non uccidermi, non avevo segnalibri e non volevo perdere il segno, scusami", disse l'altra sull'orlo delle lacrime. Non l'aveva mai vista così arrabbiata.

Sembrava una belva feroce quando vede un suo rivale.

"Ora me lo ripaghi".

"Per un'orecchia?!".

"Sì".

"Ma stai male! Te l'ho chiesto proprio perché non ho i soldi per prendermelo io, Lydia!".

Finalmente la ragazza si calmò, mettendo giù l'amica.

"Scusa. Mi irrito un po' in questi casi".

"Ho notato".

"Scusa".

Jenny sospirò e disse: "Se accade di nuovo non siamo più amiche. Chiaro?".

L'altra annuì e decise di lasciarla sola.

La prossima volta sarebbe andata in biblioteca.

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